di Sergio Moscone.
Le ultime settimane dell’anno 2014 sembravano aver portato un po’ di ottimismo per quanto riguarda i trasporti ferroviari albesi: l’elettrificazione della tratta verso Bra e la presa di posizione ufficiale del Sindaco Marello a favore del ripristino del collegamento con Asti e Alessandria.
L’anno nuovo è cominciato e già nuvole grigie sembrano nuovamente incombere sull’endemico isolamento di Alba e dell’albese. L’elettrificazione verso Bra sembra porti con sé altri tagli, tra cui il collegamento verso Cavallermaggiore, tratta non inserita nel progetto: come faranno i pendolari albesi a raggiungere Fossano, Cuneo, Mondovì o la Liguria? Dovranno proseguire fino a Carmagnola, aggiungendo altri chilometri di treno, aumentando il tempo di percorrenza e il costo del biglietto? ...
Inoltre i lavori pare partiranno in primavera per durare almeno un anno. Durante questo periodo i collegamenti saranno garantiti da pullman sostitutivi con relativo aumento di traffico, inquinamento, durata del percorso. Tempistica perfetta perché isoleranno Alba proprio durante tutto il periodo dell’Expo 2015 di Milano (maggio – ottobre). Nel periodo clou di questo avvenimento Alba sarà completamente tagliata fuori dalla rete ferroviaria italiana: né collegamenti con Torino, né con Asti, Alessandria e Milano. Complimenti a chi ha pensato questo brillante “piano strategico”.
La cosa più ovvia sarebbe riaprire la tratta verso Asti e Alessandria, almeno da poter avere un collegamento “libero” in direzione Est e Milano. L’Expo dovrebbe essere l’occasione per sancire la repentina riapertura della tratta ferroviaria risolvendo una volta per tutte il problema, più volte esagerato, della galleria Ghersi.
RFI fece già dei lavori di messa in sicurezza della galleria negli anni passati, lavori poi misteriosamente interrotti che, a sentire gli addetti, permetterebbero comunque ai locomotori di transitare, sebbene con cautela.
A parte la fantomatica galleria, non esisterebbero problemi né sulla tratta Neive - Castagnole – Asti, né sul tronco verso Alessandria. E allora perché non riaprire almeno questo collegamento in modo da liberare parzialmente Alba e l’albese dal suo perenne isolamento e dal giogo dei pullman, del traffico e dell’inquinamento?
Purtroppo questo discorso sembra non riesca a prendere piede: la lobby dell’asfalto, della gomma, dell’auto privata e del petrolio pare molto potente nella ricca Alba.
Come ultima cosa, proprio in questi giorni, è tornata l’idea di sostituire la ferrovia con una pista ciclabile per unire i territori Unesco. Ironia della sorte pare che la proposta sia partita, come un fulmine a ciel sereno, dall’Assessore alla cultura e turismo della Regione Piemonte, Antonella Parigi e ha subito avuto l’appoggio di qualche “sindachetto” locale, in cerca di visibilità mediatica.
Se Alba e l’albese vorrà farsi ridere dietro dalla comunità internazionale dell’Unesco è la scelta più giusta da fare.
Il 50° sito italiano, che ha sul proprio territorio una infrastruttura ferroviaria bisecolare ricca di storia, di paesaggio e letteratura (si pensi solo a Cesare Pavese e ai luoghi pavesiani), elimina questo manufatto per far posto a una pista ciclabile: incredibile!
Consiglierei all’Assessore Regionale un viaggio a Parigi, città di cui porta il cognome, dove ha sede l’Unesco, per capire cos’è questa organizzazione e di cosa si occupa. Che la sigla Unesco voglia forse significare “Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura”?
Una tratta ferroviaria ottocentesca, che unisce un paesaggio considerato “patrimonio dell’umanità” non avrà nulla a che vedere con l’Educazione, la Scienza e la Cultura dell’area che attraversa?