di Sara Deflorian.
E’ un tema che in molte realtà italiane e soprattutto europee sta coinvolgendo amministrazioni e cittadini; ad Asti non mi pare ci sia stato un confronto obiettivo e scientifico in tal senso. Il Comune con “soddisfazione” ha scelto di attivare il servizio pubblico di connessione Wi-Fi in molti punti della città. Ho pensato ingenuamente che, prima di installare la rete Wi-Fi, gli amministratori si fossero adeguatamente documentati e confrontati non solo con la normativa, che notoriamente incentiva l’installazione di tali tecnologie, ma anche e soprattutto con la ricerca in tale ambito. Mi sono invece accorta che, proprio chiedendo spiegazioni in merito alla vicenda “personale” del ripetitore vicino a casa mia, l’amministrazione - riguardo il Wi-Fi - aveva una generica informazione del tipo “Dicono che non fa male!” ...
Mi è parsa una risposta un po’ superficiale riguardo un argomento che dovrebbe invece essere meglio compreso e in modo coerente divulgato alla popolazione soprattutto per insegnare il corretto utilizzo di queste nuove tecnologie comunicative oramai di uso comune nella vita quotidiana e familiare di tutti. Ed invece poco si sa: le facili prassi di buon senso e le normative di tutela della salute spesso non sono conosciute o disattese dalle stesse istituzioni, come ad esempio il “no” ai telefonini e al Wi-Fi nelle scuole stabilito da parte del Consiglio d’Europa sulla base del principio di precauzione per ridurre i pericoli derivanti dall’esposizione ai campi elettromagnetici.
E’ vero, ci sono studi controversi, molti dei quali finanziati da compagnie telefoniche, ma non si può tacere l’allarme dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) a riguardo, che classifica i campi elettromagnetici come possibili cancerogeni per l’uomo.
Non si tratta di eliminare o fermare il progresso tecnologico, si tratta di comprendere le insidie, educare all’uso razionale ed accettare delle soluzioni capaci di ridurre i rischi come ad esempio un uso limitato e lontano dal corpo di cellulari, tablet, pc, videogiochi da parte di bambini, adolescenti e donne in gravidanza; il corretto posizionamento delle reti Wi-Fi domestiche; minima permanenza in prossimità di sistemi di telecomunicazione fissa ... tutto questo ed anche altro per non trovarci un giorno a ricorrere a riparare danni “irreversibili” come è già accaduto in passato per il fumo da sigaretta e l’amianto.
Nel nostro piccolo noi cittadini possiamo cominciare a ridurre l’eccessivo e a volte scorretto uso della tecnologia e possiamo chiedere ai nostri amministratori di fare scelte non solo nel rispetto della legge e del progresso, ma soprattutto a tutela della salute e del benessere di tutti.
Il 30 di ogni mese dalle 20 alle 21, oramai da maggio, molte persone di tutta Italia (e non solo) lanciano un piccolo messaggio di consapevolezza con la piccolissima iniziativa dello SPEGNIFONINO ... un’ora senza connessione per un’ora di autentica comunicazione in famiglia, con gli amici, con se stessi ...
E se condividiamo questo semplice pensiero, diciamolo a tutti spegnendo il telefonino!