Biomasse, perfino peggio del carbone



La produzione di elettricità da biomasse provenienti dal Nord America rischia di emettere più carbonio della generazione elettrica a carbone. E’ quanto emerge da un rapporto pubblicato dal Dipartimento di Energia e cambiamenti climatici (DECC) del Regno Unito. Secondo il rapporto, quando i boschi vengono abbattuti ad una velocità maggiore del tempo di rigenerazione naturale, l’energia elettrica prodotta è compresa tra 1.270 a 3.988 kg CO2 equivalenti per megawatt, ossia più di quella del carbone ...

La soglia di 200kg CO2e/MWh è il criterio di sostenibilità adottato dal Regno Unito per l'energia elettrica da biomasse. Questo criterio dovrà essere soddisfatto entro il 2020 in tutti gli impianti con capacità superiore a un MW e dal prossimo anno sarà già condizione per il finanziamento di nuovi impianti.
Il rapporto stima che nel 2020 circa il 10% dell'elettricità prodotta nel Regno Unito potrebbe provenire da biomasse legnose provenienti dal Nord America.

Gruppi ambientalisti come la RSPB, Greenpeace e Friends of the Earth hanno più volte messo in guardia circa la sostenibilità della biomassa dal Nord America, indicando ad un crescente numero di studi scientifici che suggeriscono come l’impiego delle biomasse può portare a emissioni maggiori rispetto alle tradizionali tecnologie a combustibili fossili.

Gli scienziati avvertono: non ci sono abbastanza foreste per soddisfare la crescente domanda di bioenergia. Innanzitutto sono necessarie regole imprescindibili per il prelievo del legno, per esempio il divieto di rimuovere idi residui e i ceppi degli alberi abbattuti, soprattutto nei terreni poveri. Ma queste regole a loro volta ridurranno del 30 per cento il volume potenziale della biomassa disponibile in Europa. E’ quanto emerge da uno studio dell’Accor, l'Istituto Internazionale per l'Analisi Sostenibilità e le Strategie (International Institute for Sustainability Analysis and Strategy).

L’aumento della domanda di biomasse di origine forestale, significa importazioni, oggi solo parzialmente regolate dalla Unione Europea, e queste importazioni rischiano di moltiplicarsi fino a sette volte tra il 2010 e il 2030.

Un secondo studio dall'Istituto per la politica ambientale europea (IEEP) ha concluso: ci sono pochi terreni rimasti in Europa per far crescere le colture energetiche - sufficienti appena a contribuire con un mero 0,5-1 per cento dell’attuale consumo energetico dei trasporti su strada o allo 0,5 per cento del consumo energetico per il riscaldamento.

In un altro rapporto pubblicato nel 2012, il IEEP ha lanciato l'allarme sul "presupposto viziato" secondo cui la produzione di energia da biomassa è “carbon neutral”.

Le associazioni ambientaliste Birdlife, EEB e Trasport & Environment, che hanno commissionato i due studi, insistono sulla necessità di nuove misure di tutela ambientale.

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