di Guido Bonino.
Nella serata di venerdì 11 aprile nel salone Alfieri di Portacomaro,si è tenuto un interessante incontro di studio avente per tema la gestione delle alberate stradali nell'Astigiano. Con l'introduzione di Carlo Cerrato in veste di moderatore, molteplici sono stati gli interventi che hanno riportato e documentato i tagli delle alberate sia lungo la ex Strada Statale n. 10 nel Pianalto Astigiano, sia ai margini della provinciale che dalla fontana solforosa, a valle, sale al concentrico di Montafia ...
Alberi come segno di vita, alberate come caratterizzazione di un territorio, non certo pericolosi quando vengono ben governati con le opportune potature eseguite da personale competente. Ma sovente la loro esistenza e le loro fronde acquistano valori anche più importanti, tali sono gli alberi storici come il platano di Napoleone a Spinetta Marengo, o quelli di viali come i “cipressetti miei” a Bolgheri tanto cari al Carducci.
E fin qui, come da tema, l'incontro è proseguito tra testimonianze di abbattimenti messi in atto in nome del codice della strada, cui si è contrapposta la felice rendicontazione di virtuose piantumazioni, attivate nel Pianalto come a Vinchio, per far sì che anche i nostri figli e nipoti possano nel loro futuro apprezzare i benefici effetti di tali azioni.
Proprio in tale ottica, una ripresa dall'alto presentava quella che sarà “La vigna del Papa” che la comunità di Portacomaro – a ricordare le Sue radici in quel territorio – donerà a Papa Francesco in occasione della sua visita in quella che fu la terra d'origine della famiglia Bergoglio.
Alcuni degli intervenuti, proposero, a ricordo della visita del Santo Padre, la messa a dimora di un albero o la creazione di un viale, che avessero a rimanere quale testimonianza viva e vitale nel tempo di tale evento.
Fu a quel punto che confrontai mentalmente queste virtuose proposte con la presenza delle piramidi in cemento erette in occasione della visita del pontefice Giovanni Paolo II nel settembre 1988 al margine della strada che sale alla basilica di Don Bosco.
Senz'altro, come già successo per altri monumenti celebrativi del passato, il tempo intaccherà la loro struttura, ed altrettanto i materiali con cui furono costruiti appariranno sempre più obsoleti e fatiscenti, mentre le alberature – con il passare degli anni – accrescono non solo la loro presenza e la loro vitalità, ma arricchiscono l'ambiente che li ospita e quel territorio in cui consolidano sempre più le loro radici, quasi a radicare la memoria non solo dell'evento di cui costituiscono testimonianza, ma soprattutto accrescendo l'importanza di quella figura o di quella presenza di cui è stato loro affidato loro il compito di celebrare e far ricordare.