di Alessandro Mortarino.
Se le parole hanno un significato, allora ogni tanto è il caso di domandarci se una "cosa", normalmente famigliare, è effettivamente tale nella realtà odierna. Ad esempio, se volessimo domandarci cosa significa oggi il termine "abitazione", forse resteremmo sorpresi: secondo il vocabolario questa parola vuol dire "luogo, edificio, insieme di ambienti in cui l'uomo dimora" o anche "costruzione edilizia e bene immobile destinato al particolare uso di ospitare un nucleo familiare" oppure "dimora, costruzione dove si risiede".
Oggi in Italia, secondo l'ultimo censimento dell'Istat, ci sono circa 5 milioni di abitazioni vuote, sfitte, non utilizzate. Dunque non è vero che un'abitazione è un edificio costruito per essere abitato ...
E allora chiamiamo (queste 5 milioni di abitazioni non abitate) con il loro vero nome: speculazione (piccola o grande), operazione finanziaria, atto egoistico ! Ma non chiamiamola più "abitazione".
E domandiamoci perchè a fronte di uno stock di "vuoti" così rilevante, in ogni comune e in ogni suo piano regolatore-urbanistico si continuano a prevedere nuove copiose espansioni edilizie.
C'è qualcosa che non va ?
Mi pare evidente.
Un'abitazione è creata (dovrebbe ...) per essere abitata. Se non è abitata, non è un'abitazione. Mi pare un sillogismo tremendamente banale.
Un'abitazione non abitata toglie ad altri la possibilità di avere una dimora.
L'abitudine normativa ci porta, democraticamente, a stimolare allora la possibilità di concedere autorizzazioni per nuove edificazioni.
Ma questo è un errore. E ogni nuova edificazione comporta nuova occupazione di suolo, determina la modifica di luoghi e paesaggi, "toglie" una porzione del territorio di tutti a tutti.
Cinque milioni di abitazioni vuote significano potenzialmente dare un tetto a 12/13 milioni di persone. La popolazione italiana è oggi pari a circa 60 milioni di persone. Nel 1955 era pari a circa 48 milioni, dunque ci sono voluti 58 anni per registrare una crescita demografica pari a quella che le nostre 5 milioni di abitazioni vuote odierne potrebbero ospitare.
Se voi foste alla guida di un governo (o di un'amministrazione locale) cosa fareste: blocchereste ogni nuova edificazione, orientando il "mercato" al recupero del patrimonio edilizio già esistente e non utilizzato, oppure lascereste proseguire "allegramente" lo scippo di territorio derivante da nuove costruzioni ?
La risposta credo sia scontata, se leggiamo con serietà questi semplicissimi dati.
Eppure, nonostante le 5 milioni di abitazioni vuote, l'esercito dei senza casa continua a crescere: per le loro risorse limitate e il basso potere d'acquisto, queste famiglie sono tagliate fuori dalla possibilità di garantirsi un tetto dignitoso. In fila per una casa popolare in Italia ci sono 650 mila persone.
E sono 68 mila le famiglie sotto sfratto: nove su dieci per morosità "incolpevole", cioè famiglie che non riescono più a pagare l'affitto (o il mutuo) perchè hanno perso il lavoro e il loro unico reddito.
E' un esercito che sta crescendo: la crisi economica aggiunge ogni giorno decine di nuovi sfrattati e così sarà per i prossimi anni.
Non chiedono nuove case. Chiedono una casa. Da abitare. Cioè un'abitazione.
Altra sfumatura: chi ama camminare per sentieri e sterrate, come me, avrà notato come negli ultimi anni centinaia e migliaia di abitazioni rurali abbandonate da tempo immemore siano state acquistate e ristrutturate con gusto da famiglie "cittadine", spesso svizzere, tedesche, addirittura svedesi o olandesi. Magnifico.
Peccato, però, che la stragrande maggioranza di esse, siano diventate semplici "seconde case", abitate pochi mesi (o per meglio dire: poche settimane ...) l'anno.
Quali reali "vantaggi" hanno portato alle comunità locali ? Sotto il profilo sociale, economico, culturale ogni nucleo che si inserisce in una comunità porta sviluppo.
Un'abitazione abitata è una risorsa.
Tutto il resto rischia di essere una bella vetrina. Ma tristemente vuota ...