Sul tema del ventilato progetto di impianto di termovalorizzazione nell’astigiano, ospitiamo volentieri l’opinione del circolo ambientalista di Asti che ci offre alcuni dati numerici sull’attuale stato dell’arte in tema di rifiuti locali ed alcune proprie valutazioni sulle implicazioni che un nuovo impianto potrebbe generare. Si tratta di elementi che Legambiente fornisce come contributo ad una discussione utile e che pubblichiamo senza ulteriori nostre valutazioni specifiche. Ai lettori la parola …
Con il sistema di riciclo e del “porta a porta”, abbiamo raggiunto nei primi mesi dell’anno 2007 il 65 % di raccolta differenziata in Asti capoluogo, con il conferimento in discarica di circa 25mila tonnellate relativamente a tutto il 2007; tutto ciò nonostante il fatto che durante gli ultimi mesi ci sia stato un calo del 3-4% della raccolta differenziata, a nostro avviso dovuto al disinteresse dell’Amministrazione comunale di Asti.
Un inceneritore al minimo della sua efficienza, deve poter bruciare in un anno almeno oltre 200mila tonnellate di rifiuti; di conseguenza, un eventuale inceneritore in Asti diventa il ricettacolo di circa 180 mila tonnellate all’anno di rifiuti provenienti da “altrove”, con un incremento di circolazione per le strade di oltre 7500/8000 camion portatori di ulteriore inquinamento, tra cui le polveri sottili. Dato da non sottovalutare, visto che nei primi due mesi del 2008 è stato rilevato un incremento del particolato rispetto al primi mesi del 2007.
I vantaggi economici per le amministrazioni pubbliche sono nulli, per il fatto che gli inceneritori sono finanziati da denaro pubblico; ovvero: li paghiamo noi con le nostre tasse …
L'incremento occupazionale è minimo: 20-22 addetti, alcuni tecnici probabilmente non astigiani.
Le risorse che otterrebbe il comune di Asti non valgono i danni economici causati al comparto agricolo di tutto il Monferrato, senza considerare il danno al turismo; ormai i turisti sono sempre più consapevoli e attenti alle condizioni ambientali, frequentare luoghi con presenza di inceneritore e con un già alto inquinamento come quello della Val Padana è considerato un rischio.
Il problema della discarica non si risolve, anzi si aggrava per il fatto che, come dimostrava Lavoisier, “nulla si crea e nulla si distrugge”: oltre ai fumi gravemente dannosi per la salute per la presenza di nanopolveri (e causa delle nanopatologie), le ceneri, le scorie e le polveri sono circa il 25-30% del prodotto bruciato e vanno smaltite in una discarica speciale per rifiuti pericolosi, con costi molto più elevati sia per il trasporto e sia per la stessa discarica, la quale deve risiedere sul territorio del comune che ospita l'inceneritore.
Il nostro paese si è impegnato ad applicare la disposizione europea che intende superare il 65% della raccolta differenziata sul territorio nazionale entro il 2012, per ridurre il ricorso agli inceneritori e per valorizzare i rifiuti con il riuso.Il problema dei rifiuti si può risolvere senza l'uso dell'inceneritore, riducendo la produzione di imballaggi, incrementando la raccolta differenziata anche oltre il 70%; il restante è trattabile con i sistemi della biomeccanica, riducendo al minimo di poche tonnellate/anno i rifiuti da portare in discarica. Per la provincia di Asti si può raggiungere una cifra inferiore alle 10mila tonnellate all’anno.
Le sei province del Piemonte orientale producono circa 800 mila tonnellate di rifiuti all’anno; con la riduzione degli imballaggi e la raccolta differenziata al 70 %, si può calcolare un residuo inferiore a 180 mila tonnellate all’anno e con il trattamento biomeccanico possiamo calcolare una rimanenza di 70 -80 mila tonnellate all’anno.
Pertanto, un inceneritore è a nostro parere inutile.
È certamente auspicabile fare appello alla buona volontà e al senso civico dei cittadini anziché dover giustificare un incremento dei danni alla salute e all'economia agricola della nostra provincia.