Val Rilate: gli impianti sono due ...


La scorsa settimana vi avevamo raccontato di come la "pace" della Val Rilate fosse tornata ad essere turbata dal progetto di costruzione di un impianto di stoccaggio e recupero di rifiuti provenienti da derivati da opere di demolizione. Un piccolo impianto, tutto sommato, se osserviamo i dati di un secondo attiguo progetto entrato in conferenza dei servizi, per accogliere rifiuti di ferro, acciaio e ghisa, metalli non ferrosi, parti di autoveicoli ...

Qualche dato: l’area  di  intervento  è  situata  nelle  immediate  vicinanze  del  concentrico  della  città,  lungo  la  direttrice  per Chivasso,  nella  vallata  formata  dal  rio  Rilate, compresa  tra  lo  stabilimento  della  società  Morando s.r.l. e la relativa recinzione a nord-est ed il rio Rilate a sud-ovest, dal quale è separata e protetta dall’argine realizzato a seguito dell’evento alluvionale del novembre ’94.
Prevede un edificio con superficie coperta complessiva pari a 8.748,3 metri quadrati e piazzali di movimentazione dei mezzi previsti sul perimetro dell’edificio.

Il ciclo di lavoro che la società intende attuare consisterà nelle fasi successive di:

1.  ritiro, selezione e stoccaggio preventivo dei rifiuti in cumuli, containers e casse attraverso l’utilizzo di caricatori muniti di ragno;  
2.  recupero  dei  rifiuti  in  funzione  della  tipologie  con  utilizzo  di  idonei  macchinari  ed  attrezzature  per l’esecuzione di queste operazioni.
3.  Commercializzazione delle materie prime seconde ottenute.

La quantità massima annua di rifiuti non pericolosi in entrata al centro è stimata in circa 17.840 tonnellate, con una quantità  di  rifiuti  trattati giornalmente  pari  a  circa  59.5  tonnellate/giorno  (dato  ottenuto  considerando  300  giorni lavorativi/anno). L’ accettazione del rifiuto sarà effettuata da personale della società adeguatamente formato, che  provvederà  ad  effettuare  un'analisi  preventiva  per  valutare  le  specifiche  tecniche  del  rifiuto  al  fine  di valutare  la compatibilità  dello  stesso  con  quelli  gestiti.  

Come detto i materiali che verranno lavorati in Val Rilate saranno rifiuti ferrosi, di acciaio, ghisa e loro leghe anche costituiti da cadute di officina, rottame alla rinfusa, rottame zincato, lamierino, cascami della lavorazione dell’acciaio, e della ghisa, imballaggi, fusti, latte, vuoti e lattine di metalli ferrosi e non ferrosi e acciaio anche stagnato: PCB, PCT < 25 ppb, ed eventualmente contenenti inerti, metalli  non  ferrosi,  plastiche,  etc.  <5%  in  peso,  oli  <10%  in  peso;  non  radioattivo.  

Le dimensioni di questo impianto (il cui progetto è in fase molto avanzata e attualmente sottoposta a Valutazione di Impatto Ambientale) sono piuttosto "macro": cittadini della Val Rilate ne siete a conoscenza ? Non è forse il caso di farsi sentire ?

Anche in considerazione del fatto che al fondo del progetto presentato si dice che "Asti  non  è  dotata  di  un  impianto  di  recupero  di  rifiuti  derivanti  dall’attività  di autodemolizione  e  messa  in  sicurezza  di  veicoli,  realizzato  coerentemente  alle  più  moderne  ed  avanzate tecnologie, all’interno di un edificio che assicuri, con la propria copertura, una adeguata difesa dal rischio di spandimenti di liquidi inquinanti nel terreno. L’ipotesi di non realizzazione del progetto porterebbe a due differenti possibili conseguenze:
-  uno spiacevole effetto “nimby”
(acronimo per Not In My Back Yard: non nel mio cortile, n.d.r.), alimentato dalla speranza di riuscire a risolvere il problema del trattamento e  del  recupero  dei  rifiuti  derivanti  dalle  attività  di  autodemolizione  sul  territorio  di  un  altro  Comune,  se possibile, lontano dal Comune di Asti;
-  il potenziamento di attività non a norma, con potenziali gravi danni di tipo ambientale.
E’ quasi inutile sottolineare come ciascuna delle due soluzioni rappresenti, oltre che un danno per il territorio astigiano, anche (e  soprattutto) una occasione perduta di riqualificazione di un importante ed indispensabile attività
".

Tutto chiaro ? Significa che se ci permettessimo mai di non gradire che la Val Rilate diventi una nuova "pattumiera tecnologica", saremmo dei puri disfattisti e, ancor più, favoriremmo l'inevitabile proliferare di illecite attività di autorottamazione.
Mah ...

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