di Guido Bonino.
Con i giorni della merla 2012, è comparsa – complice la neve - la contabilizzazione dei costi di spalatura del candido manto.
Osservandone le cifre – non di poco conto per bilanci cittadini già “sofferenti” - chiedo: “Ma perché, nonostante ciò, l’amministrazione opera per aumentarli ancora ?”. Sì, perché se rapporto i suddetti costi con le affermazioni recentemente rilasciate dall’assessore competente circa i chilometri delle strade cittadine (un’estensione “…più di Milano” affermava), con i costi neve dallo stesso amministratore documentati, e … shakero il tutto con la Variante strutturale al Piano Regolatore recentemente sottoposta all’attenzione dei cittadini, ottengo che, se errare “umanum est”, perseverare è … perversione amministrativa! ...
Ampliare le zone edificate non solo sottrae aree agricole - e pertanto in uso e gestione ad una attività produttiva -, ma apporta alle pubbliche finanze maggiori oneri di gestione. Nulla a che vedere con gli oneri di urbanizzazione che inizialmente sono sopportati dai proponenti o chi per loro a fronte del rilascio del diritto ad edificare: quelli sono oneri “una tantum” ovvero una volta e basta, in compenso i costi di gestione dei nuovi spazi pubblici graveranno in modo perpetuo sulla collettività.
Nuove strade significa, infatti, non solo estensione del piano neve, con i relativi costi, ma anche maggiori oneri per illuminazione pubblica, spazzamento e raccolta rifiuti solidi urbani, manutenzione asfalti con relativa segnaletica, e non in ultimo marciapiedi da governare.
Orbene, a fronte dell’interesse di alcuni – che verrà riscosso in cabina elettorale -, viene proposto ai cittadini tutti di farsi carico, oltre che dei costi di gestione già in atto, anche di quelli per le proposte nuove edificazioni.
A fronte della ventilata necessità di vendere le aree verdi di tutti per “fare cassa”, si sottopone alla cittadinanza una variante di piano che con previsioni del tutto antieconomiche incentiva non già il recupero delle molte cubature cittadine come frazionali inutilizzate – e pertanto con l’incremento di utilizzo di strade, elettrificazioni, fognature già esistenti ed in carico alla collettività – ma agevola l’ampliamento del territorio urbanizzato e con esso le spese della futura gestione.
Sono fiducioso che il Piano Territoriale adottato dalla Regione Piemonte arginerà, o meglio escluderà ulteriori nuove edificazioni su aree ad oggi non ancora compromesse, consentendo così – oltre ai futuri risparmi non solo sul piano neve – anche una revisione e rivalutazione del patrimonio edilizio esistente. Inoltre non credo di dover ricorrere a blasonati economisti per affermare che, se quest’ultimo è da sempre riconosciuto quale “patrimonio esistente”, quanto proposto ai cittadini in variante chiamasi per contro “debito crescente”.
L’illusione temporanea data dal poco lucro apportato alle casse comunali dagli oneri di urbanizzazione, ha come rovescio della medaglia un continuo quanto inarrestabile impoverimento non solo dei bilanci comunali, ma anche e soprattutto degli immobili e delle attività commerciali presenti nell’area urbana, con relativa riduzione dei servizi disponibili, tanto da arroccare questi nell’unico polo/salotto che ancora può essere – tolta la neve – posto all’attenzione dei cittadini come dei turisti.