L'Osservatorio del Paesaggio per il Monferrato e l'Astigiano ha assegnato anche quest'anno il suo premio "Alfiere del Paesaggio" ad un astigiano distintosi, nel tempo e per coerenza, nella difesa attiva e concreta dell'ambiente astigiano.
Il premio 2011 è stato attribuito a Giuseppe Ratti, Ingegnere e pionieristico agricoltore biologico ...
La consegna del premio è avvenuta lo scorso Sabato 24 Settembre, al termine di una giornata di studi all'abbazia di Vezzolano dedicata ai percorsi del romanico astigiano ed alla valorizzazione della fruizione turistica di questo gioiello dell'architettura medioevale piemontese.
A consegnare il premio sono stati Marco Devecchi e Francesco Garetto dell'Osservatorio del Paesaggio per il Monferrato e l'Astigiano, Paola Salerno (Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Torino, Asti, Cuneo, Biella e Vercelli), Don Vittorio Croce (Diocesi di Asti) e Luigi Dorella (premiato lo scorso anno per il suo prezioso lavoro di recupero del frutteto della canonica di Vezzolano).
All'astigiano Alessandro Mortarino (coordinatore nazionale del Movimento Stop al Consumo di Territorio) è toccato, invece, il compito "ingrato" di raccontare le motivazioni che hanno portato alla scelta di Giuseppe Ratti come "Alfiere del Paesaggio".
"Ingrato" perchè Ratti nei giorni precedenti si era detto non disponibile ad accettare il riconoscimento, esprimendo in pieno il suo carattere di persona schiva; «io sono una persona qualunque» aveva ribadito più volte alle insistenze di Marco Devecchi, prima di accettare il premio (forse più per cortesia nei confronti dell'Osservatorio del Paesaggio che per vera convinzione ...).
«Chi conosce già Giuseppe Ratti comprenderà che il mio saluto iniziale per "raccontare" il personaggio non potrà essere che di pochi secondi e improntato alla più assoluta - forse neutrale - sobrietà: il cronometro della pazienza di Giuseppe è certamente già avviato» ha detto preliminarmente Mortarino, prima di tratteggiare rapidamente qualche aspetto della personalità del premiato.
«Negli anni settanta, Ratti è stato uno dei precursori dell'agricoltura piemontese. E uso il termine "agricoltura" senza altri attributi, perchè proprio da lui ho imparato a chiamare "agricoltura" l'agricoltura biologica e "agricoltura assistita dalla chimica" quella che, ancora oggi, erroneamente, ci si ostina a definire "agricoltura". In realtà, io ho conosciuto prima l'ingegner Ratti docente del Politecnico di Torino e attento valutatore degli impatti negativi sul territorio di progetti come la Tangenziale Sud/Ovest di Asti o come i proliferanti impianti a biomasse o a biogas nelle nostre campagne; solo in un secondo tempo ho avuto l'opportunità di incontrare il Giuseppe Ratti agricoltore armonioso e delicato. Con sorpresa, ho scoperto che l'omonimia non esisteva: i due Giuseppe Ratti erano una solo persona !».
Mortarino ha, infine, ricordato come il premio debba essere inteso come uno stimolo all'agire di tutti e non come il riconoscimento ad una specifica persona. «L'Ambiente è patrimonio e fonte di vita di ogni persona e di tutta la collettività, per questo dobbiamo essere capaci di analizzare con attenzione ed obiettività ogni progetto che possa depauperare questo nostro indispensabile Bene Comune. E per farlo, credo che sia essenziale utilizzare un metodo che proprio da Giuseppe Ratti io e molti astigiani abbiamo nel tempo imparato a mettere in pratica: osservare qualunque nuova proposta progettuale usando tanto il cuore quanto il cervello; facendosi, cioè, guidare sia dal sentimento e sia dalle valutazioni tecniche, dalle implicazioni sociali e non solo da quelle economiche. Ma sempre con criterio scientifico, senza pregiudizi, basando qualunque valutazione critica su dati ed elementi misurati e misurabili; e preoccupandosi di divulgare, in modo linguisticamente semplice, le proprie analisi. Come Ratti ha spesso saputo fare, attraverso dialoghi tra due individui (il "pro" e il "contro" ...) che, alla moda della maieutica di Socrate possano chiarire a chiunque vantaggi e svantaggi di una scelta».
Don Vittorio Croce ha poi aggiunto un curioso aspetto che lo lega a Ratti: «Ogni tanto Giuseppe viene a trovarmi nella redazione della Gazzetta di Asti e, chiacchierando, abbiamo scoperto di avere una "passione" in comune, quella di curare - con il solo uso delle nostre mani, di forbici e "paurin" - vecchie vigne divenute gerbido. E' il nostro modo di donare amore alla vera biodiversità della natura».