SABATO 17 SETTEMBRE A TORINO ALLE 15,30 DA PORTA SUSA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA CONTRO QUESTA CACCIA SENZA LIMITI E APPOGGIO AL REFERENDUM REGIONALE TANTO ATTESO.
Martedì 28 Giugno il Consiglio Regionale, su proposta dell'Assessore Claudio Sacchetto (Lega Nord) ha modificato la legge della Regione Piemonte sulla caccia. Nonostante tutti i sondaggi, anche recenti (Ipsos), che affermano la grande avversione della maggioranza dei cittadini italiani e piemontesi all'attività venatoria, con percentuali che superano l’80% favorevoli a un ridimensionamento e oltre il 70% favorevoli ad un’abolizione completa, l'amministrazione Cota ha deciso in senso opposto.
Sarà possibile cacciare con carabine a canne rigate (più micidiali) addirittura dal 1° Giugno fino al 15 Marzo quindi per dieci mesi consecutivi all'anno invece dei già lunghissimi 5 mesi che prevedeva la legge.
Non è tutto poiché, essendo i cacciatori in Piemonte in costante diminuzione, le modifiche prevedono anche la possibilità per cacciatori di altre regioni e addirittura altre nazioni di venire a sparare sul nostro territorio "senza rispettare alcuna percentuale tra cacciatori piemontesi e non" ha annunciato con soddisfazione l'assessore Sacchetto stesso alla stampa e inoltre sarà possibile uccidere specie considerate (a torto ndr.) nocive tra cui scoiattoli o ghiri, utilizzando a questo scopo anche cacciatori a titolo oneroso anziché personale pubblico come i guardia parco anche nelle aree protette e utilizzare radio ricetrasmittenti.
L’Assessore Sacchetto si è poi rammaricato di non aver potuto, per ora, fare di più a causa dell’ostruzionismo delle opposizioni ma ha poi proposto anche l’abbattimento dei pochi lupi che sopravvivono sulle nostre montagne (che sarebbero invece utilissimi per il controllo delle altre specie). Le modifiche sono state giustificate da Luca Vignale (PDL) per rispondere alla “richiesta unanime del mondo agricolo di risolvere il problema dei danni causati dagli animali” e il relativo “sperpero di denaro della Regione nel risarcimento”.
Alla prima motivazione sullo sperpero di danaro si può rispondere che i dati dimostrano che la riduzione dei danni si può ottenere molto più efficacemente e a costi molto più vantaggiosi con strumenti come i pastori elettrici a energia solare o a batteria, con i cani da pastore e con altri numerosi accorgimenti tecnici tra cui anche gabbie di cattura solo dove e se necessario invece che sparando. Anche la richiesta unanime del mondo agricolo non ci risulta proprio, anzi, la gran maggioranza degli agricoltori non vedono di buon occhio estranei armati che calpestano i loro terreni, spesso con frutti pendenti che vengono danneggiati dalle scorribande dei cani da caccia, dalle fucilate e che a volte finiscono anche nel carniere di qualche cacciatore “sfortunato” che si accontenta di un po’ di frutta e verdura quando non riesce a impallinare il fagiano. Per non parlare dei rischi per l’incolumità degli addetti ai lavori agricoli e del pesantissimo, spesso insopportabile, disturbo alle attività agrituristiche, ecc.
I dati ci dicono anche che presso le Fattorie del Panda, le Oasi agricole affiliate al WWF e tutte le altre aree protette del territorio regionale con vigneti, seminativi, pascoli, allevamenti e boschi, i danni registrati dagli agricoltori che operano in queste aree in collaborazione e sotto il controllo del WWF, negli ultimi anni sono risultati sempre irrisori e generalmente quantificabili con percentuali così basse (inferiori allo 0,1% della produzione annuale vendibile) se si considera che normalmente le agenzie assicurative risarciscono danni (per esempio da grandine) solo a partire da percentuali 30 volte superiori, cioè almeno superiori al 3%.
Per non parlare del fatto che dopo un’attenta analisi dei tecnici preposti dagli ATC (ambiti territoriali di caccia), i pochi danni denunciati da alcuni agricoltori (fortunatamente una minoranza) a volte risultano anche inesistenti o gonfiati. In ogni caso i dati raccolti per esempio dall’ ATC AT2 in provincia di Asti, ci dicono che i danni dell’ultimo anno non sono in aumento rispetto all’anno precedente. Sul problema dello sperpero di denaro Regionale ha poi involontariamente risposto anche lo stesso Sacchetto smentendo il proprio collega Vignale quando afferma che “gli ATC (cioè i cacciatori, non la Regione ndr.) devono pagare i danni e con più cacciatori che pagano la quota annuale ci saranno più soldi per gli indennizzi”.
Viceversa noi diciamo che desta certamente preoccupazione il fatto che ci sia un forte interesse a vendere la carne cacciata di caprioli e cinghiali (con prezzi che superano i 20 euro al chilogrammo) tanto che alcuni escursionisti riferiscono di aver già trovato sacchi di mangime e di sale abbandonati nei boschi per attrarre e foraggiare questi animali. Anche l’uccisione del capo branco e lo stress causato dagli spari potrebbe dividere gli animali in tanti branchi secondari accentuando anziché risolvendo il problema. Non a caso anche per questo, cresce il malumore tra gli agricoltori contro i cacciatori e anche la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) di Verbania, in un articolo comparso a Giugno 2011 sulla rivista Nuova Agricoltura non può fare a meno di notare che “ad un ampliamento dei periodi di caccia non corrisponde una diminuzione dei capi, tanto che sono in molti ormai a pensare che per fermare la proliferazione di questi animali sia meglio vietarne la caccia” e aggiungiamo noi vietare assolutamente la macellazione, la vendita e il consumo della carne cacciata per evitare che qualcuno trovi conveniente organizzare dei veri e propri allevamenti clandestini allo stato brado che andrebbero comunque e sempre adeguatamente sanzionati. Sarebbe inoltre da vietare anche qualsiasi ripopolamento a puro scopo venatorio di animali da allevamento che poi finiscono subito sotto i colpi dei fucili o nello stomaco delle volpi perché non sufficientemente selvatici se si vogliono veramente evitare sprechi di denaro (gli animali allevati per il divertimento dei cacciatori incidono molto sui bilanci ATC) che servirebbe invece per eventuali risarcimenti.
Proprio una spaccatura tra alcuni agricoltori (pochi ma più rumorosi degli altri) che vorrebbero incredibilmente più caccia per tutti, magari anche di notte, come suggerisce la Coldiretti di Asti in un articolo a pagamento su un importante quotidiano regionale del 31 Luglio (senza rendersi conto dei danni che ne deriverebbero a se stessi e a tutti noi) e i cacciatori “cinghialisti” che vorrebbero invece mantenere il controllo e l’esercizio esclusivo,solo per se, della loro redditizia attività, sta probabilmente alla base della presa di posizione dell’Assessore astigiano Brusa (PDL) che ha addirittura minacciato di commissariare l’ATC AT 2 Tanaro sud schierandosi con quegli agricoltori (i pochi, quelli pro caccia per tutti).Una vicenda esemplare che però, essendo estremamente grave diventa quasi grottesca.
Sacchetto ha poi spiegato anche ad un giustamente preoccupato giornalista che lo intervistava, l’introduzione di carabine a lunghissima gittata sostenendo che “con fucili a canna rigata le pallottole si fermano contro il primo ostacolo che incontrano”. Peccato che anche qui i dati dell’Ass. Nazionale Vittime della caccia parlino chiaro e ci dicono che, con più di 70 morti e 200 feriti solo negli ultimi tre anni, purtroppo, oltre a fare strage di animali, i primi ostacoli che incontrano le pallottole spesso siamo noi cittadini come successo solo pochi giorni dopo le modifiche alla legge, il 6 Luglio a Torino in strada Traforo del Pino 67 con un giovane 19enne ferito in pieno volto durante l’ennesima battuta di caccia estiva autorizzata in deroga alla precedente legge. Ovviamente aumentando le gittate fino a 4 kilometri i rischi aumentano enormemente.
Per quanto riguarda le “positive ricadute per il settore turistico specializzato” con cui si giustifica ancora Sacchetto, è evidente a tutti che il settore turistico più importante in Piemonte come anche nel Monferrato e nelle Langhe (territori tra l’altro da proteggere anche perché oggetto di candidatura UNESCO), è quello legato all’enogastronomia di qualità, alle bellezze paesaggistiche e monumentali delle nostre località montane, collinari, dei nostri boschi e laghi. Un’attività così sanguinaria, pericolosa, rumorosa, inquinante (da piombo) e per giunta naturalisticamente così distruttiva come questa caccia sfrenata aperta in tutte le stagioni anche in piena estate, non può che creare allarme danneggiando molto gravemente ogni forma di turismo consapevole e civile con tutte le varie attività connesse compreso il valore immobiliare delle proprietà private.
Tutto questo è ben chiaro alla grande maggioranza dei cittadini Piemontesi ma per farlo ben capire anche ad alcuni nostri amministratori invitiamo tutti a partecipare alla Manifestazione Nazionale Contro la Caccia dove verrà anche presentato il Referendum Regionale Abrogativo Sabato 17 Settembre a Torino, Porta Susa ore 15,30.
WWF Piemonte e Valle d’Aosta.