di Guido Bonino.
Il cantiere al parco Rivo Crosio è stato avviato da meno di un mese è già non bastano le dieci dita per enumerarne i “NO” che ha collezionato. E non mi riferisco alle contestazioni ! Sarà una costruzione a basso impatto ambientale: NO, oltre allo scavo di sbancamento è stato necessario trivellare il terreno in profondità per porre “in sicurezza” la costruzione. Hanno operato nell’area mezzi che per il loro transito hanno comportato la demolizione del muro a recinzione del parco; quindi mezzi per scavare sia per deviare una conduttura che per sbancare il sito, poi una trivella per approntare pozzi in profondità nei quali inserire gabbie di ferro prima di effettuare il getto a consolidamento dell’area (soffice e friabile per la destinazione a verde cui era da tempo destinato) ...
Sono poi arrivate altre gabbie in ferro, oltre ai pannelli per armatura e si sono potuti gettare – nuovamente con l’utilizzo dell’autopompa – le travi di collegamento quale fondazione, sversando altro calcestruzzo nel suolo.
Primo bilancio: la struttura non ancora fuori terra ha già ingoiato oltre 150 metricubi di calcestruzzo trasportato su strada da betoniere e tutti pompati, pertanto con impiego di gasolio sia per giungere sul posto, che per i getti. Non tratto dei costi, ognuno può interrare le proprie risorse come crede, ma penso al consumo di gasolio, e di pneumatici: tutti derivati da prodotti petroliferi, che è stato necessario per gli scavi e fondazioni: ne servirà perlomeno altrettanto per effettuare i riempimenti dell’area quando la costruzione sarà finalmente fuori terra.
Il tutto però ha richiesto e richiederà ancora, l’impiego di cemento e ferro in tondini: tutti prodotti generati con combustioni ad alte temperature e pertanto con ulteriore ampio utilizzo di gasolio non solo per il trasporto.
Che dire poi dell’acustica: gli alpini sono silenziosi. NO, tutte le operazioni di cui sopra hanno generato inquinamento da rumore in quello che era il silenzioso parco. Sì, perche se “un albero che cresce non fa rumore” non si può certo dire altrettanto per la casa degli alpini sia mentre la costruiscono, ma tantomeno quando questi risaliranno sui loro veicoli a tarda ora dopo le loro riunioni e magari dopo qualche … cantata! Solo le zanzare potranno vendicarsi in quanto per aver occupato la loro zona.
Continuiamo con l’impatto ambientale: pannelli solari sul tetto per produzioni sia di acqua calda,che fotovoltaici: NO, perché la posizione sotto le fronde rende impossibile il risparmio energetico.
Lasciamo la costruzione e veniamo ora alle affermazioni del presidente nazionale Perona nella sua lettera risposta alle richieste d’incontro del movimento Stop al consumo di territorio: “Sia chiaro, però, che gli Alpini di Asti hanno operato ed operano nel pieno rispetto della legalità. E quando si rispettano le leggi, si rispettano anche le regole democratiche.”
Ed allora prendiamo in esame gli impegni assunti dagli alpini astigiani con la sottoscrizione della convenzione per poter avere l’area in disponibilità (ovvero: la costruzione della sede è altro capitolo) ovvero in essere ormai da un paio d’anni o quasi:
Art. 7/b) – “frazionamento catastale dell’area concessa”: NO!
Art. 8/c) – “munirsi di congrua copertura assicurativa”: NO!
Art. 8/d) – “presidio e sorveglianza del “Parco Rio Crosio” con propri mezzi e personale …” NO, i pochi alpini che finora vi hanno fatto presenza si sono visti dopo le operazioni di scavo e solo nei pressi del cantiere, e non già negli oltre quattro ettari del parco!”
Art. 8/6) – “valorizzazione del Parco mediante opere di manutenzione e abbellimento … realizzate con l’ausilio dei volontari dell’Associazione …” : come sopra NO!
Art. 8/f) – “realizzazione di percorsi didattici guidati sia per la scuola dell’obbligo che per i cittadini, volti ad attuare un programma …” : non esiste un programma da attuare, e tantomeno sono state attivate le visite guidate. Pertanto anche qui: NO!
Mi spiace contraddire le affermazioni del presidente nazionale (che tra l’altro ha preferito non incontrare coloro che contestano) ma quanto sopra denuncia di per sé la ferma quanto negativa risposta alle sue certezze, dando spazio però ad una domanda: “Chi sono gli Alpini di Asti?”
E ora chiedo: ma l’amministrazione comunale, così pronta a censurare altre proposte con vincoli minori, controlla e verifica che quanto stabilito da quella convenzione con cui ha dato la possibilità agli alpini di edificare in una zona vincolata a parco e pertanto INEDIFICABILE sia da questi ultimi rispettato al pari di quanto richiede a tutti i suoi cittadini con o senza penna?
Anche in questo caso la risposta è scontata.
Scrivendo queste poche considerazioni mi sorge un interrogativo: la casa nel parco non sarà un tacito “ringraziamento” a coloro che hanno dovuto spalare il fango dell’alluvione soprattutto nel letto del Tanaro, ovvero dove geologi ed ambientalisti avevano da sempre sconsigliato l’edificazione?