Nei giorni scorsi, i giornali astigiani hanno riportato le giuste considerazioni del presidente dell’Acquedotto della Piana in merito alle possibili chance per evitare di perdere l’indipendenza pubblica o cessare la propria gestione alla fine dell’anno in corso, come i presupposti della “Legge Calderoli/Ronchi” parrebbero costringerla. Due possibilità, come indica l’ Acquedotto della Piana oppure tre, come sostiene il Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche ? …
L’Acquedotto della Piana ha individuato una via alternativa all’obbligatorietà di aprire la gestione del servizio idrico integrato ai privati (al 40 % delle quote sociali, come minimo imposto dalla Legge): un parere favorevole da parte dell’Antitrust alla continuità della sua gestione fino alla scadenza del 2030, come riconoscimento delle condizioni di efficienza - tecnica ed economico/finanziaria – dimostrate nel corso degli anni.
Ci pare una ottima strategia, conforme ai dettami della Legge e, dunque, una possibilità reale in più rispetto (ad esempio) all’orientamento dell’Acquedotto Valtiglione che, non possedendo identici risultati qualitativi gestionali, ha indicato come unica possibilità alla decadenza della sua gestione, il repentino ingresso di soci privati.
Ma, in realtà, esiste una terza possibilità (purtroppo non richiamata negli articoli e nelle dichiarazioni di questi giorni), ancora più a “portata di mano”: la vittoria dei due “SI’” per i referendum pro-acqua pubblica proposti da oltre un milione e quattrocentomila persone, che porteranno alle urne gli italiani a Maggio o Giugno prossimi (la data non è ancora stata ufficializzata).
Ricordiamo che la vittoria referendaria abrogherebbe la “Legge Calderoli/Ronchi” (primo quesito) ed eliminerebbe il possibile “lucro” nella gestione del servizio idrico (secondo quesito), azzerando per sempre l’appetito dei privati nel prendersi cura di un bene universale che si vorrebbe vergognosamente ridurre a “merce qualunque”.
La riappropriazione del “pubblico” nella gestione acquedottistica, è una tendenza chiarissima, oggi, in ogni parte del mondo: dalla Bolivia, a Parigi, a Berlino.
Invitiamo, pertanto, i mezzi di informazione, tutti i cittadini e i gestori dei nostri acquedotti a non dimenticarsi di quanto sta avvenendo nell’Italia della vera Democrazia: i referendum sono uno strumento centrale della nostra impalcatura istituzionale e dovremmo, con forza, innalzarli al centro di un dibattito ampio e profondo sul ruolo primario dei valori nella nostra società.
Del presente e del futuro …