di Guido Ceronetti.
Anche l’acqua è una specie in estinzione, la dolce, la potabile o depurabile. Le risorse disponibili, calcolate in dieci milioni di chilometri cubi, non sarebbero esigue in un pianeta popolato come mille anni fa e sul quale la popolazione umana rimanesse stabile: ma stiamo oltrepassando, se non sbaglio, il sesto miliardo ...
In questo mezzo secolo la superficie verde, per abbattimenti, siccità e incendi si è ridotta di un terzo. (…)
Nel 1997 non si è quasi più vista la pioggia in Italia settentrionale; la terra rifiuta il seme. La pioggia è vista molto male dai turisti, dagli sportivi, dai dementi dei Grandi Esodi: ancora pochi anni e il loro giubilo non avrà più limiti, ne cadrà sempre meno perché il ricambio di umidità è definitivamente compromesso. (…)
Un pianeta senz’acqua è un pianeta morto, amen, a questo bisogna pur arrivarci (…). L’acqua che scorre copiosa dalle docce e dai rubinetti, invitando a un consumo senza freni è terra sottomessa (..) per il bisogno basterebbe un bottiglione da due litri, ne distruggiamo sessanta o settanta, per sadismo inconscio, ma non del tutto, perché c’è un piacere nel far scorrere l’acqua, soltanto chi ne soffre, chi prova orrore dello spreco, chi è sensibile alla sofferenza dell’acqua imprigionata nei tubi, chi sente l’acqua come se stesso, imprigionato e gettato negli scarichi, avvelenato dalle schiume, non ha il marchio del sadico. (…)
La fine dell’acqua è cominciata quando è cessata la fatica per procurarsela.
La sorgente lontana attenuava l’istinto sadico. Il secchio e la brocca lo tenevano a freno. (…)
Guido Ceronetti, tratto da «La Stampa»