di Alessandro Mortarino.
Non sappiamo ancora come andrà finire (la Camera deve ancora pronunciarsi, mentre il parere della Corte di Cassazione è previsto per metà Maggio), ma la recente decisione del Governo di sospendere repentinamente il proprio percorso di reintroduzione delle politiche energetiche da fonti atomiche e, attraverso l'abrogazione di tutte le norme previste per la realizzazione di nuovi impianti nucleari, far decadere lo specifico quesito referendario, ci pare segnali con lucida esattezza ciò che sta accadendo in Italia: col sorriso sulle labbra, si sta tentando di assassinare definitivamente la democrazia. E anche i referendum per l’acqua pubblica corrono rischi …
Può sembrare una frase ad effetto, forse mal calibrata. Ma ritengo rappresenti la realtà e, dunque, penso sia bene che parole chiare commentino (nel nostro piccolo) quanto sta accadendo. Una autentica “follia” …
La questione la possiamo sintetizzare così: lo strumento popolare della democrazia è l’istituto del referendum. Se a 50 giorni dal suo svolgersi, uno o più quesiti vengono annullati, significa che siamo davvero in piena dittatura !
E prima che il referendum sul nucleare venga abolito e che i due quesiti sull’acqua finiscano allo stesso modo, occorre reagire, gridare, pretendere che la voce libera della democrazia possa esprimersi compiutamente. Abbiamo davanti a noi giorni gravi, giorni di “fascismi” che non possiamo accettare … Reagiamo ! Chiedendo al presidente Napolitano di intervenire, presidiando la Prefettura di Asti ed invitandola a sollecitare lo Stato a salvaguardare le nostre libertà costituzionali, facendo molta attenzione a non considerare semplici errori i “sintomi” di un deliberato azzeramento delle libertà popolari …
Come tutti sanno, nel 1987 un plebiscito referendario sancì la definitiva uscita dell’Italia dal nucleare. Oltre vent’anni dopo, un governo di centro/destra - tra i peggiori di tutta la storia repubblicana - decide che per garantire un futuro (energetico) al nostro paese - povero di materie prime specifiche – il ricorso al nucleare rappresenta un obbligo emergenziale. Si approvano norme che tratteggiano le tappe di questo “ritorno al futuro” ma un partito di opposizione (Italia dei Valori) si fa carico per primo di rispondere immediatamente, attraverso la proposizione di un quesito referendario e la raccolta delle firme necessarie (ala fine superiori alle 500mila del minimo richiesto dall’istituto del referendum).
A Luglio 2010 le firme vengono consegnate in Parlamento, valutate, vagliate, sottoposte alle verifiche delle Corti di Cassazione e Costituzionale. Nel Gennaio 2011 il parere delle due Corti è di piena ammissibilità del quesito referendario (oltre a quello per il legittimo impedimento e ai due per la salvaguardia della gestione pubblica dell’acqua). Il Governo trangugia, mastica amaro, ma non può che incassare il colpo ricevuto. E risponde stabilendo la data peggiore tra quelle possibili: 12 e 13 Giugno, separazione tra voto referendario e voto amministrativo di Maggio (su due turni), nonostante tutto ciò costi allo Stato oltre 300 milioni di euro e, dunque, il “buon senso” invitasse all’accorpamento dell’election day.
In tutta evidenza appare come per Governo e Maggioranza i 4 referendum creino fastidio e determino l’obiettivo del far saltare il raggiungimento del quorum.
Sul tema specifico del nucleare, per mesi il Governo non aggiunge e non modifica una virgola rispetto alle sue strategie, pare si prepari al confronto delle urne (come la democrazia insegnerebbe …). Ma a Marzo il terremoto e lo tsunami che sconvolgono il Giappone, mettono a nudo la tragica situazione di Fukushima: il nucleare è un rischio reale per la salute e la vita delle persone.
Il Governo invita a non collegare il problema della centrale giapponese (vecchie tecnologie) con il progetto di nuovi impianti (di ultima generazione, continuano a suggerirci …) in Italia; si invita alla ponderazione, al non giudizio “a caldo”, ad evitare che l’emotività diriga a risposte affrettate. Ma è evidente che la calamità nipponica avrà ripercussioni sul voto referendario.
Ecco allora che ad Aprile parte l’abile campagna del Governo: fermiamo il nucleare (che in realtà è lo slogan dei comitati referendari …) per un anno, in attesa di sviluppare approfondimenti a livello europeo che determinino scientificamente il livello di pericolo potenziale che gli impianti nucleari possono esercitare.
Non basta. Dopo pochi giorni ecco la moratoria, l’atto formale di abrogazione di tutte le norme che “sdoganavano” il ritorno al nucleare in Italia. Abrogate le norme (per ora solo al Senato), come può restare in vigore un referendum che vorrebbe abrogare norme in realtà già abrogate ?
Uno scippo in piena regola. Su cui occorre qualche ragionamento.
In primo luogo mi viene da sottolineare che tutto l’iter delinea la debolezza del pensiero governativo in materia energetica: hanno riaperto la strada al nucleare e parallelamente sbarrato (vedi il decreto Romani) lo sviluppo delle imprese del settore delle rinnovabili senza alcun dubbio né indugio. Poi, di fronte al dramma di Fukushima, il dietrofront: forse non abbiamo ragionato a fondo sul grado di sicurezza degli impianti, facciamolo ora. Come dire: siamo stati superficiali e faciloni ma adesso la realtà ci obbliga ad essere seri.
E noi dovremmo fidarci di un Governo così ? Possiamo fidarci di un Governo così ? …
Secondo: vogliono fermare il referendum sul nucleare perché hanno paura che gli italiani annullino il nucleare per sempre oppure perché non vogliono che si raggiunga il quorum sugli altri tre referendum ?
Entrambi i motivi mi sembrano validissimi: nuovi impianti nucleari e ingresso (per legge …) dei privati negli acquedotti (e negli altri servizi pubblici locali) rappresentano un business ghiotto, remunerativo, monopolistico da non perdere per il capitalismo italiano. Mentre il “legittimo impedimento” inchioderebbe il cittadino Berlusconi ad essere uguale a tutti gli altri dinanzi alla legge.
Dunque, bisogna provarle tutte per far saltare il quorum. E se proprio qualche referendum si farà, l’importante è che i cittadini/elettori distratti non capiscano più se andare, non andare, perché andare alle urne !
Dopo avere blindato le candidature per le liste elettorali per far sì che il Parlamento sia composto esclusivamente dagli eletti dei Partiti, ora si cerca di assassinare definitivamente anche il referendum popolare.
Siamo nel pieno di una emergenza democratica, bene faremmo a non minimizzare e ad iniziare – tutti assieme – a costruire un nuovo modello di società da contrapporre all’ormai standard “sistema”, giunto al capolinea …