Partire per poter rallentare, andare lontano per poter cambiare vita e ricominciare. Ebbene, agli agricoltori in cerca di solitudine in luoghi selvaggi e incontaminati è offerta la possibilità di farlo, grazie a un annuncio di lavoro pubblicato da Tristan da Cunha, isola appartenente all’arcipelago più sperduto del mondo.
In questo lembo di terra situato nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico meridionale, c’è una comunità di 267 persone da sfamare, 300 bovini e 500 pecore da allevare, e una raccolta di frutta e verdura da implementare in quantità e qualità, per affrancare gli abitanti dalla dipendenza delle importazioni alimentari. Così l’amministrazione ha aperto le selezioni, che assegneranno all’agricoltore prescelto (un’esperienza maturata in territorio britannico costituisce un titolo preferenziale) un contratto della durata di due anni.
Si offrono vitto, alloggio e un salario da concordare in base alle competenze. Certo, la sede di lavoro è un po’ fuori mano: a 3.451 chilometri da Montevideo (Uruguay) e a 2.172 km dal centro abitato più vicino (l’Isola di Sant’Elena), Tristan da Cunha è raggiungibile solo via mare dopo un viaggio di 2.400 km e sette giorni di navigazione da Città del Capo, Sudafrica.
“Fai questo viaggio epico e sarai il benvenuto” recitava l’annuncio che, qualche mese fa, aveva assegnato a un insegnante l’incarico di educare i 23 studenti della scuola dell’isola. Non senza fare leva su un certo, indispensabile spirito di adattamento: le “eccellenti capacità interpersonali e mente aperta all’avventura” pretese allora fanno il paio con l’attuale richiesta di “esperienza di vita insulare, sommata all’abilità e alla volontà di integrarsi e adattarsi a vivere nella comunità dell’isola, unica nel suo genere”.
Perché, se sulla carta la lontananza geografica dal resto del mondo appare affascinante, essa è, d’altra parte, una peculiarità in grado di mettere in crisi gli avventori non adeguatamente preparati. E non è l’unica: un aspro paesaggio montano, la mancanza di porto naturale, la scarsità di terra per l’agricoltura e il maltempo con pioggia, nebbia e vento forte in tutte le stagioni sono tratti distintivi di questo pezzetto di mondo.
La scelta di vivere sull’isola, poi, comporta non solo un’eroica traversata in termini spaziali, ma un vero e proprio viaggio nel tempo, lungo e - almeno in potenza - altrettanto destabilizzante. Nell’unico villaggio abitato presente sull’intero arcipelago, chiamato “Edimburgo dei sette mari”, si conduce infatti un’esistenza ferma, a livello tecnologico, alla fine del ventesimo secolo: basti pensare che fino al 1998 e agli albori del nuovo millennio, qui non si conoscevano “innovazioni” come Internet o la televisione. Eppure, gli abitanti rivendicano con fierezza il loro stile di vita, rifiutando di adeguarsi al comune standard di progresso.
Tutto questo non vi scoraggia, anzi vi stimola? Se siete agricoltori, avete bisogno di mettervi alla prova e di misurarvi con un luogo che vi consenta di provare l’esperienza di un tempo che fu, di rinnegare i ritmi e i valori della società odierna e rapportarvi con una natura ancora potente e predominante, Tristan da Cunha potrebbe essere il posto che fa per voi. In tal caso non resta che candidarsi entro il 12 febbraio 2016, seguendo le istruzioni descritte nell’annuncio. Sull’isola, d’altra parte, gli abitanti di origine italiana non mancano: dei sette cognomi presenti, due sono appunto tricolori (Repetto e Lavarello), emblemi dell’eredità distintiva di una coppia di marinai liguri che, nell’Ottocento, partirono vento in poppa e decisero di trasferirsi proprio in questo posto ai confini del mondo.
Tratto da: http://www.ehabitat.it/2016/01/25/coltivare-fuori-dal-mondo-lisola-di-tristan-da-cunha-cerca-contadini/