Un'odissea per pagare 1,09 euro di pedaggio sulla AT/CN

Le segnalazioni di molti utenti sulle complicate procedure previste dal free flow nell'autostrada A33 continuano a giungere e, ormai, potremmo dire che "non fanno più notizia", tanto da attendere solo con ansia che il gestore consideri le richieste della Regione di sospendere il pedaggio sino a completa risoluzione delle criticità esistenti. Ma un anziano parente di un nostro redattore ci invia questa testimonianza, che ci sentiamo in dovere di pubblicare perchè, molto probabilmente, riguarda una intera generazione di automobilisti tecnologicamente vessati da questo arbitrario mezzo di rilevazione e pagamento...

Ecco le sue parole: «Premetto che sono una persona "non più giovane" e che non possiedo smartphone nè carta di credito o altri sistemi per pagamenti on line, motivi che mi hanno sempre suggerito di non utilizzare più l'attuale tracciato autostradale.

Per un'emergenza, qualche giorno fa ho trasgredito alle mie volontà e ho imboccato il breve tratto da Castagnito a Govone. Qualche giorno dopo mi sono preoccupato di saldare il mio debito autostradale e sono andato sul sito web dell'A33 per capire come avrei potuto provvedere. E ho iniziato un piccolo calvario.
Pensavo infatti di poter effettuare il pagamento con bonifico bancario, purtroppo non previsto. Mi restano due sole soluzioni praticabili: in contanti o con bancomat. Sul sito viene indicata una postazione per il pagamento in contanti a Govone, ma non compare un indirizzo e dalla mappa non riesco a capire dove sia situato.

Telefono quindi al numero verde e una gentile signorina mi risponde che la postazione di Govone si trova lungo l'autostrada: dovrei quindi ripercorrerne un pezzo e sostenere una ulteriore spesa (inutile).
Mi consiglia di utilizzare i "totem" di Alba o Asti e saldare con bancomat. Previa iscrizione.
Aiuto, penso. Speriamo non sia troppo complicato.

Provo ad Asti, piazza Campo del Palio. La prima istruzione a video mi dice di inserire la mia mail, una password e un numero telefonico. Nonostante gli occhiali e la presenza di mia moglie, il touch screen pare intollerante alle mie grezze dita... ma dopo qualche decina di tentativi riesco ad inserire la mail. E la password?
Provo a mettere qualche lettera maiuscola, qualche altra in minuscolo, qualche numero e qualche punto esclamativo. Esce una scritta: "password non corretta".
E cioè? Mi dite come la volete?
No, non me lo dice.

Riprovo più volte e pare accettare l'ultimo tentativo. Nel frattempo sono passati quasi 30 minuti e io sono molto nervoso. Molto.
Clicco l'enter e il sistema mi avvisa che mi è stata inviata una mail con un codice per completare l'iscrizione. Ma io non ho lo smartphone e come posso leggere questa benedetta mail?

Morale: inveisco contro questi signori nascosti dietro a un touch screen e contro una tecnologia che dovrebbe essere al servizio dell'uomo e invece ne vessa una parte in base a una nuova forma di “razzismo anagrafico” e legato al possesso dei mezzi tecnologici (come se per rinnovare la patente mi obbligassero ad essere proprietario di un’autovettura…!).

Il mio debito è di 1,09 euro. Mi arriverà, prima o poi, una ingiunzione di pagamento con - immagino - una sproporzionata cifra aggiuntiva di more e che altro.
Non pagherò, che vengano a pignorarmi qualche mobile, se ne hanno il coraggio e la convenienza!…

P.S.: Nel frattempo un amico vero si è offerto di pagare on line il mio pedaggio. E senza neppure volere la folle somma di 1,09 euro!
Mi ha appena comunicato di avere effettuato la transazione, ma il sistema non rilascia ricevute; l’amico dice di avere opportunamente fotografato l’operazione, in caso di contestazioni.
La vera morale finale, quindi, è che ognuno dovrebbe essere libero di non possedere uno smartphone e non dover dipendere da altri per esercitare il legittimo diritto della propria autonomia...».

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