Natasha non è sola. Solidarietà alla mamma contraria ai militari nelle scuole

La lettera pubblica inviata dalla mamma dell'alunno braidese è finita su "Il Fatto Quotidiano" e provocato un discreto dibattito. Tra le voci, anche quelle a commento pronunciate dalla preside: “Questo tipo di incontri fa parte della storia di questa scuola. Tanti ci chiedono di entrare nelle nostre classi, ma abbiamo scelto le forze dell’ordine per la loro professionalità. La madre che si è lamentata è una sola e non si è mai presentata nel mio ufficio. Se fosse venuta da me le avrei spiegato il senso di quell’incontro”...

A difendere l’iniziativa è anche la professoressa Monica Cimmino, docente di diritto: “Il 12 novembre scorso il luogotenente Villata e il graduato Scopelliti del Comando di Torino – precisa – hanno visto i ragazzi delle quinte per fare un incontro di informazione e orientamento, illustrando le opportunità professionali e formative come avviene per altri settori. Questi momenti servono anche a sensibilizzare gli studenti su tematiche di cittadinanza attiva analizzando la Costituzione con particolare attenzione al ruolo che le forze armate svolgono a servizio della crescita sociale, economica e democratica del Paese”.

Così replicano l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università e la Scuola per la Pace Torino e Piemonte:

“La madre che si è lamentata è una sola”, dice la Dirigente scolastica dell’Istituto Guala di Bra al Fatto Quotidiano per giustificare il proprio invito ai militari per gli incontri sull’orientamento, la legalità e il cyberbullismo. La madre è Natasha Sanna, che ha scritto all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università (non citato dal Fatto) e al giornale locale targatocn per esprimere il proprio dissenso rispetto a tali attività nella scuola dei propri figli. Le sue ragioni sono chiare: di questi argomenti possono parlare associazioni della società civile e l’orientamento può trattare altri percorsi professionali, “per formare cittadini del mondo e non soldati”.

Il soldato, infatti, non è un mestiere come un altro, il soldato deve “prepararsi alla guerra”, come ha detto recentemente il capo di stato maggiore Carmine Masiello, e la vita militare non può essere presentata “come fulcro di conoscenza, libertà e democrazia”, come scrive Natasha. Le ragioni della DS e di una docente di diritto sono invece deboli: i militari sono tradizionalmente scelti dalla scuola per la loro “professionalità” e perché danno l’opportunità di parlare della Costituzione. E nessuno si è mai lamentato, fino a quando Natasha Sanna ha preso coraggiosamente la parola e, pur apparentemente sola, si è fatta sentire. In realtà Natasha non è sola, bensì ha espresso individualmente quello che pensiamo tutti noi, firmatari di questo comunicato, che le esprimiamo la nostra piena solidarietà e vicinanza, auspicando che nelle scuole altre/i madri e padri prendano coscienza e intervengano per proteggere le/i loro figli/e dalla propaganda militare che li orienta alla guerra e non alle prosperità della vita".

Chi volesse esprimere attestazioni di solidarietà a Natasha Sanna, può scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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