A cura di Assemblea in Movimento, Alba.
Un articolo de "La Gazzetta d'Alba" del 14 febbraio scorso informava che ad Alba vi sono 4.416 case non abitate dai proprietari, secondo una ricerca di Openpolis su dati Istat che cataloga le abitazioni sfitte, abbandonate o locate a turisti. Un dato che conferma quello evidenziato da una ricerca del 2017 finanziata dalla Fondazione CRC: la dimensione quantitativa del fenomeno è ormai chiara.
Abbiamo incontrato 2 persone che dormivano tra cartoni e coperte in una via a 5 minuti da piazza Ferrero: chissà se la statua della bambina porta sollievo...
Per aumentare il patrimonio residenziale pubblico l'amministrazione Bo ha acquistato una palazzina in Piana Biglini e ne ricaverà una dozzina di alloggi popolari. Altri provvedimenti strutturali? Zero, mentre gli affitti e le rate dei mutui continuano ad aumentare. Provate ad affittare un bilocale arredato a meno di 450 euro al mese.
Si allarga l'area del lavoro povero: persone che hanno un impiego e nonostante questo faticano ad arrivare a fine mese. Molte fanno parte del settore turistico e commerciale, nuovo fiore all'occhiello del modello di sviluppo albese. E che dire dei fortunati che lavorano in nero nelle nostre vigne e dormono in giacigli improvvisati: li rincuora la prossima apertura del Museo del Tartufo?
Un'amica che riceve il reddito di cittadinanza si è sentita dire che non dovrebbe fumare: è uno spreco! E intanto contenitori vuoti come il Medical Hotel stanno andando in malora...
Il Governo che difende il popolo dai radical-chic ha azzerato le risorse a sostegno delle famiglie che non riescono a pagare l'affitto. Se non ce la fanno... che vadano ad occupare le ville dei comunisti di Capalbio!
Di un tavolo istituzionale focalizzato ad analizzare la questione abitativa e a proporre soluzioni si sono perse le tracce. Ma forse è meglio così: non c'è bisogno di tavoli, ma di case a canone sociale.
Come al solito, senza avere il fisico e con voce sommessa, chiediamo all'amministrazione comunale di Alba un piano pluriennale di investimenti: solo l'aumento consistente del patrimonio residenziale pubblico può ridurre il disagio abitativo.
E non mettiamo neanche i punti esclamativi, non usiamo toni guerreschi, non sporchiamo le aiuole: vi chiediamo semplicemente una mano a farci sentire su questi temi, se vorrete unirvi alle nostre attività sarete i benvenuti.