di Alessandro Mortarino.
Domenica 4 luglio un folto novero di cittadine/i, associazioni, comitati e collettivi promuove una manifestazione per riflettere sul futuro dell'Alta Langa, sempre più aggredita dal diffondersi di monocolture (noccioleti e vigneti) e nuovo cemento. L'appuntamento è alle 15,30 a Trezzo Tinella, nell'area panoramica "Donna di Langa" da dove partirà una passeggiata di circa 4 km attorno a Cascina Langa, i luoghi della Malora e il grande cantiere dove sta sorgendo la nuova cantina dei Gaja: un luogo simbolo che abbiamo scelto per poter ragionare compiutamente del futuro della nostra "piccola Amazzonia" tra Resistenza, Resilienza, consumo di suolo e mancanza di pianificazione.
Un primo momento per ritrovarci, discutere, proporre una visione, far risuonare la nostra voce...
Domenica 4 luglio un folto novero di cittadine/i, associazioni, comitati e collettivi promuove una manifestazione per riflettere sul futuro dell’Alta Langa, sempre più aggredita dal diffondersi di monocolture (noccioleti e vigneti) e nuovo cemento. L’appuntamento è alle 15,30 a Trezzo Tinella, nell’area panoramica “Donna di Langa” da dove partirà una passeggiata di circa 4 km attorno a Cascina Langa, i luoghi della Malora e il grande cantiere dove sta sorgendo la nuova cantina dei Gaja: un luogo simbolo che abbiamo scelto per poter ragionare compiutamente del futuro della nostra “piccola Amazzonia” tra Resistenza, Resilienza, consumo di suolo e mancanza di pianificazione.
Un primo momento per ritrovarci, discutere, proporre una visione, far risuonare la nostra voce…
Se negli ultimi anni la comunità locale ha profuso sforzi notevoli per consolidare la vena “outdoor” del suo territorio, alcuni segnali inequivocabili iniziano a farci comprendere che il futuro non sarà altrettanto sensibile nel preservarne l’integrità: il cambiamento climatico e alcune scelte strategiche da parte di grandi aziende dolciarie e vitivinicole stanno stimolando lo sviluppo di monocolture e di nuove edificazioni nei luoghi più “sacri” della Resistenza, sapientemente narrati da Beppe Fenoglio.
Addio prati? Addio boschi?
Il “Progetto Nocciola Italia”, promosso dalla Ferrero Halzelnut Company (divisione interna del Gruppo Ferrero) per la riconversione e valorizzazione di ampie superfici del nostro territorio, ha già espresso le sue potenzialità: 20.000 ettari di nuove piantagioni di noccioleto previste entro il 2025 in tutta Italia con grande rilevanza per l’aerale dell’Alta Langa, da cui trae origine la prelibata Tonda Gentile delle Langhe considerata la varietà di maggior pregio coltivata nel nostro Paese.
Sufficiente uno sguardo dall’alto per cogliere le modificazioni già avvenute nel paesaggio dell’Alta Langa con le inconfondibili macchie dei nuovi noccioleti che si estendono inesorabilmente, lambendo e divorando boschi e prati.
Ma non si può parlare di “monocoltura” al singolare, perchè anche le vigne iniziano ad allargarsi per mano di aziende agricole che in questo modo ritengono di poter rispondere alle crescenti difficoltà che le temperature sempre più elevate e i repentini cambi atmosferici provocano alle abituali produzioni della Langa più nota, quella del vino.
Monocolture al plurale, dunque. Che si moltiplicano nella triste preoccupazione di quel “game over” già raggiunto nella Langa del Barolo, del Barbaresco, del Dolcetto e della massa di trattamenti chimici di sintesi che tanto il nocciolo quanto la vite impongono a contadini ormai troppo distanti da una vera cura delle loro coltivazioni a causa delle dimensioni della “terra da governare”.
Un pericolo autentico per la biodiversità. A cui si aggiunge l’atterraggio di nuovo cemento, come nel caso del comune di Trezzo Tinella, porta nord dell’Alta Langa, nel pieno del cuore dei luoghi narrati, appunto, da Beppe Fenoglio. A poche decine di metri di distanza da Cascina Langa, quartier generale della Resistenza piemontese, e a poche centinaia di metri dal Pavaglione, teatro della “Malora” e luogo di uno dei più significativi racconti sulla difficile vita contadina di non molti anni fa, l’azienda agricola di Angelo Gaja sta costruendo ex novo la sua imponente cantina.
Angelo Gaja non è un personaggio “qualunque” ma uno dei più celebrati produttori mondiali di vino, soprannominato “Le Roi” dai concorrenti cugini dell’elite enoica di Francia. Un personaggio carismatico e, spesso, controcorrente che tra i suoi motti più volte ha ripetuto una sorta di mantra: «La natura ci salverà, se salviamo la natura».
Un nobile intento, purtroppo, smentito dai fatti reali.
A Trezzo Tinella ci troviamo in un’area agricola che ospitava un noccioleto, acquistata da Gaja e trasformata per alcuni anni in un bel prato. Non solo: un’area inedificabile, perché sottoposta a vincolo idro-geologico e interessata da vari movimenti franosi attivi.
Nel dicembre 2019 Gaja chiede ad un geologo di rivalutare la situazione geomorfologica e, grazie alla sua perizia, richiede una modifica delle indicazioni della Tavola di Sintesi, declassando l’idoneità urbanistica nella classe II, ovvero “porzioni di territorio con condizioni di moderata pericolosità geomorfologica e quindi edificabili con vari accorgimenti e prescrizioni“.
Il Comune di Trezzo Tinella recepisce integralmente tali indicazioni tecniche e provvede rapidamente a deliberare la Variante Strutturale n° 5, che consente a Gaja di richiedere alla Regione Piemonte l’autorizzazione a costruire, ricevuta il 13 gennaio di quest’anno, immediatamente trasformata in concessione da parte del Comune e subito seguita dall’avvio dei devastanti lavori di cantiere.
Un iter talmente rapido da rendere poco comprensibili le mille manovre che la Regione Piemonte, da anni, sta tentando di attuare attraverso nuove norme regionali per favorire la “semplificazione” delle procedure edilizie e diametralmente distante dalle indicazioni del Piano Paesaggistico Regionale che, all’articolo 31, specifica che “I nuovi impegni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali possono prevedersi solo quando sia dimostrata l’inesistenza di alternative di riuso e di riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti. In particolare è da dimostrarsi l’effettiva domanda previa valutazione del patrimonio edilizio esistente e non utilizzato, di quello sotto-utilizzato e di quello da recuperare“.
Ovviamente il progetto prevede ogni sorta di ecocompatibilità: ma questo può giustificare il consumo di suolo, la ferita paesaggistica “mitigata” e lo sfregio a un luogo che dovrebbe essere considerato sacrale? Senza dimenticarci le ampie nuove vigne già impiantate negli ettari circostanti la futura cantina e secondo il controverso metodo “a ritocchino.
Utile ricordare che la nuova Strategia dell’Unione Europea afferma l’esatto opposto di quanto sta avvenendo al Bric della Torre, indicando l’urgente necessità di trasformare almeno il 30 % della superficie terrestre in zone protette gestite in modo efficace, non certamente di aggiungere nuovo cemento anche nel cuore di verdi colline. Dovremmo innanzitutto preoccuparci di salvaguardare la biodiversità, come anche Papa Francesco suggerisce nella Laudato Si’, e recuperare l’esistente inutilizzato anziché intaccare aree naturali: ricordiamo che per formare 1 cm di suolo occorrono dai 3 ai 4 secoli e addirittura 3 mila anni per raggiungere uno spessore utile ai fini agricoli!
Monocolture e nuovo cemento avanzano in Alta Langa in un silenzio assordante. Che non può durare e occorre sostituire con un dibattito, pubblico e ampio, tra cittadine/i, forze economiche e sociali, istituzioni: dobbiamo pianificare il futuro di queste terre e non lasciare alla sola iniziativa dei privati la sua definizione legata a un profitto temporaneo e individuale.
Occorre una visione d’insieme, insomma, che indirizzi anche l’economia e l’occupazione armonicamente connessa alla biodiversità ancora (re)esistente.
Qui trovate un documento di approfondimento della “storia” della nuova cantina dei Gaja: http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2021/06/Gaja-il-cantiere.pdf
L’iniziativa del 4 luglio è promossa da:
Collettivo Mononoke – Collettivo Chabas Collettivo Studentesco – Circolo ARCI Cinema Vekkio – Non Una di Meno Alba – Camminare Lentamente – Canale Ecologia – Comuneroero – Comunità Laudato Sii Alba – Forum nazionale Salviamo il Paesaggio – Gruppo d’intervento Giuridico – Italia Nostra Alba – Legambiente Circoli di Bra e di Cuneo – Movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio – Osservatorio per la tutela del paesaggio di Langhe e Roero – Pro Natura Piemonte – Associazione Altritasti.
Programma:
ore 15,30: Ritrovo
ore 16,00: Camminata tra natura, paesaggi, siti fenogliani e nuovi muri
ore 17,30: Incontro pubblico “Il futuro del pianeta è anche qui. Ambiente, cultura, identità e attività eco-sostenibili.