Testimonianze albesi dell'alluvione 1994

Si è tenuto in questi giorni un incontro ricco di testimonianze sull'alluvione 1994 ad Alba presso il centro di documentazione ambientale di AICA (Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale). Con l'occasione si sono ricordati quei tragici giorni attraverso i racconti di alcuni protagonisti e si è inaugurata una centralina meteorologica che da oggi collega Alba con la Società Meteorologica Italiana... Enzo Demaria, sindaco di Alba nel 1994 ricorda: "La natura non parla ma dice molto. Guardando le mappe del Tanaro da inizio novecento a oggi si può vedere come il fiume venga spostato, assumendo sempre contorni diversi. Quando la mano dell'uomo è troppo decisa, il fiume può ribellarsi. Nel 1948 un'alluvione porto via pezzi di case popolari ad Alba. Negli anni '50, l'appalto per raccogliere e portare via i detriti permetteva all'azienda aggiudicatrice di buttare i detriti un po' dove voleva. In quegli anni gli avvallamenti delle Langhe si sono riempiti di rifiuti. Poi è stata creata una discarica, costruita troppo vicina al Tanaro, e spazzata via dall'alluvione della 1994. 
Da allora molto è stato fatto: ad esempio, dopo il 1994, il piano regolatore è stato modificato in base a dove è arrivato il fiume ed è cambiata l'edificabilità di alcuni terreni. Eppure al sostantivo "terreno" la gente collega sempre "edificabilità": nonostante tutti ci abbiano fatto i complimenti per la scelta di cambiare il piano regolatore, due anni più tardi le persone venivano da me a lamentarsi che non potevano più costruire dove volevano".
 
"A Pollenzo, dove c'è il ponte, lì c'è un pioppeto che ha tappato il ponte e a monte sì è creato un lago che poi ha generato la famosa inondazione che a mezzanotte ha colpito Alba. Quando si è voluto riprogettare la strada, volevano inizialmente rifarla uguale. Io mi opposi, dissi che non si poteva fare di nuovo così e ho convinto i progettisti a fare due sfoghi che si sono rivelati utili per l'emergenza del 2016".
 
"I morti potevano essere evitati tutti: eppure tanti si sono messi in macchina, chi ha rischiato la vita e chi l'ha persa. Come il camion i cui autisti sono morti in 60 cm d'acqua, chi si è ficcato nel sottopasso, chi nella casa ottolenghi non poteva camminare... Con qualche accortezza si potevano salvare tutti. Ma allora era molto diverso: non c'erano comunicazioni".
 
Franco Corino, titolare de L'Artigiana di Mussotto: "Per me quello del 1994 è stato il terzo alluvione a cui ho assistito e provocato dal riddone del Mussotto. Già dalle 12 di quel sabato, io e un altro Corino guardavamo questo fiume che da un momento all'altro poteva straripare. Alla mezza di notte chiamo in comune per far venire qualcuno, ma mi dicono che stanno chiamando da ovunque. A Piana Biglini era già tutto allagato. Ho visto l'acqua nei prati aumentare e poi in un momento la mia azienda si è allagata. Intanto arrivava la notizia che il Tanaro era straripato ma la mia azienda era già da ore che si stava allagando. L'acqua mi portò via la macchina. Non ho visto piovere così tanto come quella volta".
 
Oreste Cavallo: "Io ero in tipografia da Franco e non ero tranquillo e volevo andare a casa. Mi veniva alla mente una scena dell'alluvione 1948, quando dal ponte grosso di Ricca una barca è andata a prestare soccorso alle persone che intanto erano salite sui tetti. Tante pagine sono state scritte e allora la riflessione è questa: scrivere le cose perché servano agli altri. Le testimonianze servono questo. Io mi sono occupato del museo e del gruppo fotografico albese: questo è stato anche un modo per testimoniare. La mostra è servita per mettere d'accordo 9 gruppi fotografici diversi da Garessio ad Alessandria, coordinati per fare foto al Tanaro. Al Museo invece abbiamo fatta una ricerca storica (con Marengo: Le radici di una catastrofe) prendendo tanti avvenimenti dei secoli precedenti che hanno portato poi a questi eventi". 
 
 
Roberto Cerrato, Proteggere Insieme: "ero di servizio in ambulanza e quella notte abbiamo fuso 4 ambulanze. Abbiamo salvato 5 vigili bloccati in comune, abbiamo visto scoppiare il bombolone del gas di un'azienda che nemmeno nei film, abbiamo rotto i vetri dell'ospizio Ottolenghi per salvare altre vite, alcune di loro non ce l'hanno fatta, annegate mentre erano a letto e non potevano muoversi. Sono immagini che restano impresse per tutta la vita. E mi chiedo: saremmo ancora in grado di sopportare una cosa del genere oggigiorno? Allora c'era una coesione tra le persone incredibile".
 
 
Laura Campigotto, responsabile Protezione Civile per il Comune di Alba: "io l'alluvione non l'ho visuto perché all'epoca abitavo a Bra. Come dicono tutti, è vero che all'epoca non c'era comunicazione. Oggi invece siamo immersi nell'iper-comunicazione e io credo che sia un'arma a doppio taglio: oggi ci sentiamo onnipotenti, non esiste che ci blocchino una strada, che ci impediscano di passare, non esiste che una transenna ci faccia saltare un impegno".
 
 
 

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