di Paolo Tomatis.
Il lettore medio ha una strana sensazione di «déjà vu» quando legge le notizie sull’Asti-Cuneo. È sconcertato vedendo esponenti politici locali che cambiano giudizio sull’operato dei ministri a seconda se stiano sostenendo il governo o l’opposizione. Insomma, aveva ragione Del Rio o Toninelli? E poi c’è l’Europa, che è sempre lì lì per dare l’assenso. A cosa? Ma è chiaro: a consentire alla Asti-Cuneo, poverina, di (ri)aprire finalmente i cantieri....
La Asti-Cuneo intesa come concessionaria. Perché la cosa che importa è questa: che si aprano i cantieri. Anche se il progetto del lotto Alba-Cherasco deve essere radicalmente modificato per metà, non importa: si vada avanti con l’altra metà, l’importante è vedere le ruspe.
E se poi l’altra metà non si raccorda, o non si può proprio costruire lì, sulle sponde di un fiume intollerante come il Tanaro? Vorrà dire che il buco di nove chilometri si sarà ridotto a un buco di quattro: e sarà tutta un’altra storia.