a cura del collettivo “Italia che Resiste” di Alba, Bra, Cavallermaggiore, Marene e Savigliano.
Il decreto Salvini (113 del 24 settembre 2018) è divenuto legge n. 132/2018 - Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata - in alcune sue parti mina le garanzie base dell'accoglienza ...
Non solo la legge prevede l’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, ma anche l’impossibilità di iscriversi all'anagrafe alla scadenza di quelli già concessi: in tal modo la norma colpisce coloro che si trovavano dentro un percorso di accoglienza inclusi i minori non accompagnati e gli stranieri che hanno il permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Siamo di fronte a un problema non solo giuridico, ma ideologico e politico. Non sussiste alcuna ragione che giustifichi – sotto il profilo dell'art. 3 della Costituzione Italiana e della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo - una diversità di trattamento nell'iscrizione anagrafica che colpisce una sola categoria di stranieri legalmente soggiornanti (i titolari di permesso di soggiorno per richiesta di asilo, appunto), violando il principio di parità di trattamento coi cittadini italiani prevista dall'art. 6 d. lgs. n. 286/1998 per gli altri stranieri regolarmente soggiornanti. Tale discriminazione non solo nega ad essi il diritto di essere parte a pieno titolo di una comunità locale, ma anche rende per loro estremamente difficile l'accesso a quei rapporti privati e lavorativi e a quei servizi pubblici che sino ad oggi sono stati erogati sulla base della residenza come accertata dalla iscrizione anagrafica. La legge, impedendo il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, avrà ripercussioni anche sull’accessibilità ai servizi sanitari ed assistenziali creando una massa di 'invisibili' di cui in qualche modo le Regioni e i Comuni dovranno comunque occuparsi. Dal momento in cui delle persone che erano in accoglienza si trovassero abbandonate e “clandestine” potrebbero esserci anche ricadute negative sul terreno della sicurezza e della convivenza civile. Negare l’accesso allo Sprar ai richiedenti asilo significa che molti soggetti fragili (disabili, anziani, donne in gravidanza, genitori soli con figli minori, vittime di tratta-torture-violenze, malati fisici e/o psichici) e coloro che saranno beneficiari dei permessi che sostituiranno la protezione umanitaria (ma che non avranno la protezione internazionale) finiranno in sistemi di accoglienza gestiti da privati (CARA e CAS), che spesso prevedono sommarie misure di integrazione, e per i quali purtroppo, molte indagini hanno messo in luce cattive gestioni e frodi.
Come Cittadini, come Associazioni e gruppi portatori d'interesse, come Promotori della mobilitazione nazionale L'Italia che R-esiste esprimiamo viva preoccupazione per la situazione in atto e CHIEDIAMO, se ancora non fosse stato fatto nella nostra realtà,
che all'interno delle istituzioni cittadine inizi un profondo ripensamento politico, e di mettere in atto ogni azione, anche giudiziaria, idonea ad abrogare questa o altre norme ingiuste contenute nella legge 132/2018, fino a farne dichiarare l'illegittimità dalla Corte Costituzionale , seguendo l'esempio di alcune regioni (Piemonte, Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Calabria, Sardegna) che stanno presentando ricorso.
Da cittadini, vorremmo che i Sindaci sospendessero le procedure che possono intaccare i diritti fondamentali della persona, con particolare riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica, sulla scia di altre realtà locali che si stanno in tal senso organizzando. Invitiamo il Sindaco e gli assessori comunali ad emanare immediatamente, nell'ambito delle loro competenze, tutti i provvedimenti possibili utili a consentire la assoluta parità di diritti degli stranieri legalmente soggiornanti e dei richiedenti asilo, e ad impartire istruzioni precise ai propri uffici circa il diritto del richiedente di accedere a tutti i servizi (pubblici e privati) erogabili sul territorio comunale.
Tutti noi vigileremo attentamente sull’operato dell’amministrazione comunale riguardo le future azioni e ricordiamo che, pur non essendo responsabili di leggi ingiuste, lo si diventerà se non si agisce per cambiarle.