di Maurizio Bongioanni.
Come ogni anno è arrivato il Giorno della Memoria. E come ogni anno tante sono le vittime della Shoah dimenticate. Per varie ragioni. Tra queste le vittime LGBT, gli omosessuali e le lesbiche che in quegli anni popolavano la Germania e l'Europa. Eppure erano tanti. Ne sterminarono circa 50mila durante la Seconda Guerra Mondiale. Forse è ora di ragionare sull'Olocausto da un prospettiva diversa, più inclusiva ...
{jcomments on}In generale sono tante le categorie di cui non si è parlato: zingari, vagabondi, asociali. E appunto gli omosessuali. Parliamo di 50mila persone uccise e 100mila deportati. Quindi un fenomeno grosso al quale non si dà molto spazio. Eppure quest'anno ad Alba è stata organizzata una serata, nata tra la collaborazione del collettivo De-Generi e l'associazione Asso di Coppe. Ospite il professor Francesco Bennardo. La sala dell'associazione era piena, strapiena, quasi non si respirava. C'era gente dappertutto, fino ai piedi del relatore e dietro. D'altronde - ricordano gli organizzatori - una sala comunale è stata negata a questa serata. Così si è organizzata qui.
Bennardo è un libro stampato. Inizia ricordando che lo sterminio degli ebrei non è stato l'unico del Novecento: c'è stato quello degli Harare in Namibia, quello armeno, quello dei cinesi di Nanchino. Quello che non dovrebbe fare un Olocausto è dividere le vittime, in ricordate e dimenticate.
C'è chi dice anche gli omosessuali rinchiusi nei campi fossero solo i pedofili. Ma non è così. Per l'omosessuale è sempre stato più difficile fare comunità: gli ebrei hanno i parenti, i comunisti hanno il partito, l'omosessualità subisce l'ostracismo a partire persino dalla propria famiglia.
Addirittura le leggi omofobe sono rimaste in vigore in Europa occidentale (anche in Germania) fino al 1994.
Eppure a Berlino nel 1933 c'erano 130 locali gay. C'è stato il primo coming out della storia (è il caso di un giornalista tedesco autoesiliato in Italia, morto nel 1995).
E già prima della Prima Guerra mondiale ci fu il tentativo di far cadere il paragrafo 175, quello che prevedeva di punire l'omosessualità (manifesto firmato da 50mila persone tra cui Thomas Mann, Eninsten, Freud che aveva una figlia lesbica). Ma con il nazismo s'inasprì la politica contro gli omosessuali, punendone tutti gli atti.
Furono individuate, nel 1935, 2 milioni di omosessuali. Tra i nazisti c'erano due correnti di pensiero: chi diceva che erano malati e quindi dovevamo eliminarli e chi invece sostenevano la tesi della malattia ma con possibilità di guarigione. Himmler escogitò due modi per far guarire gli omosessuali: uno era di mandarli in nei campi di concentramento femminili dove donne dell'est, in cambio di razioni più grandi, seducevano i gay. Ma non ci fu nessuna conversione. Allora fu ingaggiato un endocrinologo che castrava gli omosessuali, immetteva loro testosterone e un glande artificiale. Almeno 1000 persone caddero vittime di questo esperimento.
E nell'Italia fascista, perché la persecuzione non raggiunse i livelli tedeschi? Secondo Bennardo, primo perché lo stato liberale evitava di toccare argomenti di giurisdizione della chiesa (l'omosessualità come vizio, come peccato) e poi, in modo più subdolo, non perseguì i gay per fare in modo che non si creasse una comunità gay. Insomma, la strategia del silenzio.
Quindi un compromesso silenzioso tra stato liberale e omosessuali c'era: del tipo, se non rivendicate diritti non vi picchiamo, fate festini e incontri al buio e stop.
Fare una legge sugli omosessuali avrebbe significato dire che c'erano. Nemmeno nel codice Rocco... Nemmeno con le leggi razziali (già perché c'era chi aveva proposto di fare dell'omosessualità una razza)... Ci furono solo 90 confinati (42 di Catania) omosessuali dichiarati e passivi.
Turing, Franco Caracciolo, un partigiano olandese che tentò di salvare gli ebrei di Amsterdam bruciando gli archivi anagrafici ma che fu dimenticato perché gay... Bennardo racconta tutto questo in quella che è davvero una conferenza unica nel suo genere. La si può rileggere qui: http://www.margutte.com/wordpress/wp-content/uploads/2018/01/La-storia-dellOmocausto_3.pdf