“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità ad arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la vita a credersi stupido". Lo ha detto Albert Einstein. Riportiamo di seguito il progetto di Lauto Educare "Lune storte" ...
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1. L'associazione “Lauto Educare”
L'associazione “Lauto Educare” nasce nel 2016 da un gruppo di famiglie di Langhe e Roero, già attive da un paio anni con un progetto di scuola parentale per la fascia della scuola primaria e dell'infanzia.
L'associazione – oltre a gestire la scuola parentale – organizza e gestisce laboratori ed attività ludico-didattiche per bambini e famiglie. Inoltre, promuove eventi e incontri pubblici con pedagogisti, scrittori ed esperti del settore per stimolare la riflessione e il confronto su tematiche educative e per creare sinergie con le scuole ed altri Enti sul territorio.
2. Le motivazioni del progetto
Oggi sono sempre più numerosi i ragazzi in crisi con il sistema scolastico: secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), gli adolescenti italiani sono fra i più stressati al mondo e hanno un pessimo rapporto con la scuola. Lo stress legato al disagio scolastico colpisce la famiglia nel suo insieme, diventando causa diretta o indiretta di buona parte dei conflitti tra genitori e figli.
L’attuale sistema scolastico rimane in gran parte incentrato sull’intelligenza logico- matematica, sullo studio mnemonico, sulle interrogazioni e sui compiti, con lezioni frontali in cui il professore spiega e gli alunni ascoltano in silenzio. Questo modello didattico risulta ormai superato e inefficace, come le stesse linee guida del ministero dell’istruzione indicano chiaramente. Sulla carta ci sarebbero quindi i presupposti per applicare dei nuovi modelli didattici (interdisciplinarità, no alla lezione frontale, apprendimento cooperativo e laboratoriale, programmi individuali, peer-education, ecc.), ma le consuetudini all’interno della scuola sono dure a morire, e purtroppo le stesse linee guida del ministero rimangono in gran parte disattese.
Secondo la teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner, l’essere umano possiede molti tipi di intelligenze ed attitudini (logico-matematica, linguistica, musicale, spaziale, cinestetica, interpersonale, naturalistica, ecc). L’attuale modello scolastico privilegia chi ha una spiccata intelligenza logico-matematica; purtroppo, per chi ha attitudini diverse, spesso il percorso scolastico diventa difficoltoso, ed è facile che i fallimenti possano minare l’autostima dei ragazzi e la loro naturale curiosità, o che perdano completamente la passione per la conoscenza, arrivando ad uno stato di apatia quando non di aperta ribellione.
PROGETTO “LUNE STORTE”
Noi riteniamo che non siano mai gli alunni ad essere “sbagliati”, ma il modello didattico ed educativo che viene loro proposto.
Il nostro progetto “Lune Storte” nasce proprio dalla voglia di dare spazio ai ragazzi in prima persona, creando attorno a loro una vera e propria “comunità educante” che li aiuti a coltivare le proprie passioni, a ritrovare la propria autostima e l'entusiasmo per l'apprendimento, lasciando che traccino da protagonisti un proprio percorso di apprendimento e di vita.
3. Non una scuola, ma un progetto educativo
La nostra idea è quella di creare un percorso alternativo alla scuola secondaria di primo grado, ma non si tratterà di una vera e propria scuola. Sarà uno spazio autogestito dai ragazzi e dalle loro famiglie, supportati da una più ampia “comunità educante” composta da amici, parenti ed educatori di supporto. In questo modo vorremmo recuperare il significato originale del termine “scuola”, che deriva dal greco “Scholé” (cioè il tempo libero dal lavoro che si poteva dedicare alle proprie passioni, fra cui anche lo “studium”, cioè l’amore per il sapere).
4. Il luogo: un’ex scuola di campagna
Grazie alla disponibilità del Comune di Corneliano d’Alba e alla collaborazione della Proloco, potremo utilizzare l’ex scuola elementare della frazione Reala, una piccola struttura in mezzo al verde, attualmente in disuso. Al momento stiamo lavorando per risistemare i locali, in modo da renderli accoglienti e adatti al nostro progetto. Siamo molto felici di poter contribuire a mantenere efficiente e in ordine una struttura pubblica, rendendola disponibile non solo per le nostre attività, ma anche come “civic center” per la comunità locale.
5. Le basi legali
Il nostro progetto è possibile legalmente grazie alle normative vigenti sull'educazione parentale. Ciascuna famiglia coinvolta comunicherà al dirigente scolastico di riferimento di avvalersi dell'istruzione parentale, una possibilità prevista dalla nostra Costituzione (articoli 30 e 33), e che conta in Italia migliaia di famiglie.
Articolo 30. E` dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.
Articolo 33. L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
L’associazione “Lauto Educare” si premurerà di adottare tutte le precauzioni per garantire che le attività siano svolte nella massima sicurezza e nel rispetto delle leggi, anche stipulando apposite assicurazioni che tutelino sia i ragazzi che le famiglie.
6. Niente voti o interrogazioni, ma passione e curiosità
È dimostrato che lo studio finalizzato al voto (o al superamento di un test) va a stimolare principalmente la parte del cervello relativa alla memoria a breve termine, mentre una lettura fatta senza un particolare obiettivo (quindi per piacere o per interesse personale), va ad interessare maggiormente l’area della memoria a lungo termine. Inoltre, tendiamo a ricordare di più ciò che ci ha in qualche modo emozionato. Tradotto più semplicemente: se studio per il voto dimentico, se studio per piacere ricordo.
Secondo alcuni studi recentissimi di neuroscienze, quando una persona si appassiona ad una determinata attività o argomento, nel suo cervello vengono attivate nuove connessioni fra neuroni. Questa è la dimostrazione scientifica di quello che tutti noi abbiamo sperimentato di persona (almeno qualche volta): la passione e l’entusiasmo potenziano le nostre facoltà cognitive, ci rendono addirittura più intelligenti, quindi capaci di fare cose che neanche avremmo immaginato di poter fare.
Per questo, uno degli obiettivi primari del nostro progetto sarà quello di permettere ai ragazzi di scoprire (o ri-scoprire) le proprie passioni, lasciando loro il tempo necessario per farlo, senza che la giornata sia scandita da ritmi frenetici e dal cambio continuo di materie e argomenti. Ci piacerebbe creare uno spazio accogliente e aperto, dove si collabori tutti insieme per ampliare i propri orizzonti culturali, anche grazie a stimoli esterni che solitamente non fanno parte del “mondo-scuola”.
7. La centralità della persona e delle sue esperienze
Nonostante le linee guida ministeriali sottolineino più volte l’importanza dell’apprendimento informale1 e non formale2, in realtà a scuola tuttora si privilegia la lezione frontale e lo studio sui libri. Noi riteniamo che sia molto importante che i ragazzi possano vivere esperienze reali e significative, come anche indicato nella linee guida del MIUR:
Scuola della motivazione e del significato. Poiché i ragazzi sono massimamente disponibili ad apprendere, ma molto resistenti agli apprendimenti di cui non comprendano motivazione e significato, che vogliano sottometterli e non responsabilizzarli, che non producano frutti di rilevanza sociale o di chiara crescita personale, ma si limitino ad essere autoreferenziali, la Scuola Secondaria di 1° grado è impegnata a radicare conoscenze e abilità disciplinari e interdisciplinari sulle effettive capacità di ciascuno, utilizzando le modalità più motivanti e ricche di senso, perché egli possa esercitarle, sia individualmente, sia insieme agli altri, sia dinanzi agli altri. Motivazione e bisogno di significato sono del resto condizioni fondamentali di qualsiasi apprendimento. Senza queste due dimensioni risulta molto difficile coniugare lo sforzo richiesto da qualsiasi apprendimento.
Inoltre, concordiamo in pieno con le linee guida del MIUR, secondo cui la scuola dovrebbe essere basata sulla centralità della persona:
Centralità della persona - Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione.
1 Apprendimento che, anche a prescindere da una scelta intenzionale, si realizza nello svolgimento, da parte di ogni persona, di attività nelle situazioni di vita quotidiana e nelle interazioni che in essa hanno luogo, nell’ambito del contesto di lavoro, familiare e del tempo libero.
Fonte: DLgs 13/13, art. 2, c. 1
2 Apprendimento caratterizzato da una scelta intenzionale della persona, che si realizza al di fuori dei sistemi di apprendimento formale, in ogni organismo che persegua scopi educativi e formativi, anche del volontariato, del servizio civile nazionale e del privato sociale e nelle imprese.
Fonte: DLgs 13/13, art. 2, c. 1
8. Imparare facendo
Secondo il cono dell’apprendimento di Edgar Dale, dopo due settimane ricordiamo il 10% di ciò che leggiamo e il 20% di ciò che ascoltiamo. Se invece associamo lo stimolo verbale allo stimolo visivo otteniamo un 50% (ad esempio guardando un film o visitando una mostra). Partecipando attivamente ad una discussione riusciremo a ricordare il 70% delle informazioni e addirittura il 90% nel caso di un’esperienza reale.
Il segreto per rendere attiva e coinvolgente ogni attività di studio, quindi, è coinvolgere i nostri sensi e le nostre emozioni nel processo di apprendimento. Per questo cercheremo di organizzare con i ragazzi molte attività pratiche, perché la cultura non si forma solo sui libri, ma soprattutto grazie ad esperienze reali. Organizzeremo visite a mostre e musei, gite alla scoperta della natura e dell’ambiente, visite a laboratori artigianali o aziende, laboratori per imparare abilità manuali (come cucire o ricamare, coltivare un orto, cucinare, o altre abilità che di solito sono ritenute inferiori rispetto ad attività più “intellettuali”).
Anche per imparare le lingue punteremo ad un approccio esperienziale, oggi possibile anche senza lunghi e costosi viaggi all’estero. Infatti, grazie ad apposite piattaforme online di scambi internazionali, è possibile ospitare persone da tutto il mondo, un’esperienza che già alcune famiglie coinvolte nel nostro progetto fanno regolarmente da anni. In questo modo l’apprendimento della lingua (in particolare di quella inglese) non è più solamente un’incombenza astratta e teorica, ma uno strumento necessario per poter comunicare quotidianamente con gli ospiti stranieri, che potranno essere coinvolti attivamente nelle attività del gruppo, portando anche le proprie esperienze e competenze personali. Nell’ottica di un approccio interdisciplinare, questo ci darà la possibilità di “studiare” la geografia in modo non asettico e virtuale, ma con un coinvolgimento personale ed emotivo, facendoci raccontare i vari Paesi direttamente da chi ci è nato e vissuto, anche con lo sconfinamento in altri ambiti culturali (es. la musica, la letteratura, la cucina, la storia, l’arte, ecc...). Infine, vorremmo che i nostri ragazzi non si limitassero ad essere consumatori passivi di contenuti, ma che ne diventassero essi stessi produttori, in modo da comprendere i meccanismi che stanno alla base della comunicazione (sia digitale che cartacea). Ad esempio, attiveremo un laboratorio di giornalismo grazie al quale i ragazzi potranno sperimentare in prima persona vari mezzi multimediali, apprendendo competenze chiave per orientarsi nel mondo dell’informazione e del web.
9. Impariamo ad imparare
Oggi chiunque di noi ha tutto il sapere umano (o quasi) a portata di dito, grazie ad un semplice smartphone. È palese quindi che un’impostazione scolastica basata sul nozionismo è ormai totalmente obsoleta e non prepara i giovani ad un mondo in rapidissimo e continuo cambiamento. Probabilmente, molti dei mestieri che i nostri ragazzi faranno non esistono ancora, per questo una sfida educativa molto importante è aiutarli a capire come imparare in autonomia, come orientarsi in un eccesso di dati ed informazioni, come utilizzare le varie fonti in modo critico e consapevole.
10. Non competizione, ma collaborazione
Il gruppo sarà coordinato da uno o più figure adulte di riferimento (gli “accompagnatori”) e si lavorerà per favorire la collaborazione anziché il confronto competitivo, grazie anche alla “peer education” e alle “coop-classes”.
Peer education
La Peer education è la “comunicazione fra coetaneo e coetaneo" ed indica l'influenza formativa esercitata tra persone che appartengono al medesimo gruppo. La Peer Education è un metodo educativo in base al quale alcuni membri di un gruppo, dopo essere stati opportunamente formati su un determinato argomento o attività (sia grazie all’auto-apprendimento che grazie all’intervento di terzi), si reinseriscono nel gruppo apportando il loro contributo formativo ed educativo nei confronti dei coetanei.
Le co-op classes
In campo educativo, la parola inglese “class” indica un gruppo di studenti che frequentano una lezione, mentre “co-op” è l’abbreviazione di “cooperativo”. Una co- op class indica quindi un gruppo di persone (non necessariamente solo bambini o ragazzi) che intende perseguire un obiettivo di apprendimento attraverso lezioni collaborative. Le co-op classes possono essere strutturate e organizzate in diversi modi a seconda degli obiettivi e degli argomenti, e possono avvalersi della collaborazione di “esperti” su argomenti specifici.
Gli “accompagnatori”
Le figure adulte di riferimento non saranno veri e propri insegnanti, ma “accompagnatori”, e non verranno scelti in base ai titoli di studio, ma alle competenze su argomenti specifici, alla disponibilità a mettersi in gioco e a far parte attivamente del nostro progetto. Gli accompagnatori potranno di volta in volta essere i genitori stessi, oppure nonni, amici, educatori, esperti di vari argomenti, ecc...
Il rapporto tra gli accompagnatori e i ragazzi sarà il più possibile paritario, di ascolto e rispetto reciproco, senza gerarchie prestabilite e mezzi di coercizione. Le regole saranno stabilite insieme e tutti dovranno rispettarle, sia gli accompagnatori che i ragazzi. 11. L’educazionedemocratica
Le assemblee
Tutte le decisioni relative alla scuola verranno prese durante le assemblee. Le assemblee saranno uno strumento importante di dialogo ed esercizio della democrazia, e potranno essere di diversi tipi (assemblee dei ragazzi, assemblee degli accompagnatori, assemblee di ragazzi + accompagnatori).
Il metodo del consenso
Nelle assemblee non si utilizzerà il voto a maggioranza (che ha il grosso limite di avere vincitori e vinti), ma il “metodo del consenso”, un modo creativo e dinamico per raggiungere un accordo fra tutti i membri di un gruppo. Il metodo del consenso richiede un esercizio di mediazione, fino ad arrivare ad una decisione condivisa da tutti (o perlomeno, che tutti ritengano accettabile). Questo metodo è importante perché abitua grandi e piccoli ad accogliere le idee degli altri e a lavorare insieme affinché i conflitti diventano utili scambi di idee.
12. Fuori dalle aule, dentro il mondo
Il nostro progetto intende mettere i ragazzi al centro di una comunità educante allargata, cercando di coinvolgere anche gli Enti locali e il territorio. Ci piacerebbe dare il nostro contributo ad iniziative locali (e non solo) e impegnarci per migliorare l’ambiente in cui viviamo. Vorremmo attivare uno scambio reciproco di saperi ed esperienze con singoli, gruppi e associazioni, per mettere in pratica le competenze acquisite e per dare motivazione e senso al nostro impegno quotidiano.
13. Conclusione
In conclusione, vogliamo citare un estratto di un libro uscito recentemente, “La città educante. Manifesto della educazione diffusa”. Gli autori sono Paolo Mottana (professore ordinario di filosofia dell'educazione all'Università di Milano Bicocca) e Giuseppe Campagnoli (architetto, scrittore ed ex dirigente scolastico). Il brano in questione descrive molto bene la filosofia che sta dietro il nostro progetto.
Riabilitare la “minore” età
Fa comodo a tutti mettere bambini e bambine, ragazzi e ragazze fuori gioco. Metterli in riserva, spostarli fuori dal quadro. Libera spazio e tempo perché coloro che hanno già abbandonato quella condizione, i cosiddetti adulti, possano senza eccessive preoccupazioni dedicarsi completamente alle loro funzioni di servomeccanismi del lavoro ininterrotto, prima che, invecchiati fino ad essere inutilizzabili, vengano di nuovo messi fuori gioco, in qualche altro posto, sempre al chiuso e al riparo, prima della fine.
Fa comodo alla rapida circolazione delle merci sapere che davanti a sé non troverà bambini e ragazzi che si muovono a un ritmo diverso da quello prescritto dalla efficienza e dal consumo. Fa comodo alle autorità mettere sotto scorta chi si muove in maniera imprevedibile ancora al di fuori del compasso ordinatore dell’ordine del lavoro. Fa comodo a chi li ha messi al mondo sapere che sono sotto protezione, non abbandonati a sé stessi e alle loro pulsioni mobili e variabili, liberandoli dal timore che si avventurino in zone ignote, alla mercé dell’inatteso e del sorprendente. Fa comodo a tutti sapere i bambini e i giovani fuori dal mondo.
Gli adulti nella nostra civiltà pensano e trattano bambini e bambine, ragazzi e ragazze come inabili, incapaci, non all’altezza della complessità del mondo. Non li vogliono tra i piedi fino a che essi, pur non avendo mai davvero frequentato il mondo e avendo soprattutto immagazzinato informazioni spesso molto frammentarie e impraticabili su di esso, vi entrino penosamente, timorosamente, rigidamente, avendo introiettato solo le dure leggi dell’obbedienza, della minaccia e del controllo. Fino a che, trattenuti in cattività, non perdano ogni possibilità di riabituarsi se non ad un ambiente altrettanto protettivo, carcerario e minaccioso.
Perché tutti sappiamo che le scuole, le istituzioni che si occupano dei bambini non sono un eden dove ciascuno possa scoprire sé stesso, i propri desideri, le proprie attitudini nella massima libertà, con un aiuto caloroso e attento, con adulti che li aiutino a dare forma alle loro passioni. Non sono dei giardini d’infanzia e dell’adolescenza che possano dare ali ai loro sogni. Sono invece luoghi di disciplinamento le cui dure mura e i cui duri banchi hanno di mira l’abituarli anno dopo anno alle leggi della passività, del premio e della sanzione, della competizione, della minaccia, della dipendenza, della incorporazione di un sapere polverizzato e irricucibile che li renderà incapaci di scoprire le interazioni sistemiche che passano tra i diversi aspetti della vita e la sua conoscenza, che li renderà schiavi di una sanità altrettanto frantumata, di una politica altrettanto separata, di un lavoro spesso incomprensibile alla mercé di leggi che non potranno mai essere scoperte fino in fondo. Che insomma li renderà assoggettati, sudditi. Che ci ha reso assoggettati, sudditi. Almeno in parte. (...)
Bambine e bambini, ragazze e ragazzi meritano di meglio, di più e soprattutto qualcosa che venga veramente incontro a ciò che essi sono: non dei paria, non degli esseri incompleti, non dei mancanti, non degli inabili. Al contrario, occorre riconoscere il loro essere soggetti a pieno titolo, degli esseri pieni, ricchi, consistenti che hanno il diritto di esprimersi, di chiedere, di cercare nel vasto e inesauribile paesaggio del mondo (...)
Occorrono esperienze, attività, situazioni che chiamino in causa, come lo fa ogni situazione reale, e non fittizia, tutto questo insieme. Non segmenti di vita, ma scene e trame molteplici e ricche di molte più dimensioni, situazioni di vita. Certo anche il gioco, l’arte, la visione e la lettura sono possibili esperienze di vita, ma quando sono in grado davvero di toccarci, di appassionarci, di essere inscritte in un bandolo di cui riconosciamo il senso e non solo l’obbligo inspiegato. Quando ad esse partecipiamo interi. (...)
Non perdoneremo più che sia rubato il tempo e la vita a bambini e bambine, a ragazzi e ragazze, a noi tutti. Dobbiamo pretendere, per loro e per noi, molto di più, più intensità, più consistenza, più densità, più qualità, più vicinanza al desiderio, alle speranze e alle autentiche capacità. Dobbiamo rivendicare il diritto fondamentale di chiunque abiti questa terra di essere entusiasmato, meravigliato, risvegliato, coinvolto, reso protagonista.
Solo una immissione in esperienze di profilo vasto, complesse, vitali, coinvolgenti, può fare questo, non i compitini, gli esamini, i laboratori e le interrogazioni.
Quello che ci aspetta è complesso e formidabile. Ripensare radicalmente gli anni dell’infanzia e della giovinezza non più come anni di parcheggio e di attesa vacua e torturata ma come anni di vita vera, piena, globale e ricca. Per questo solo dalla realtà possiamo ricavare stimoli e percorsi e ad essa occorre rivolgersi e immaginare grande, immaginare molto, per un’educazione all’altezza del miracolo unico e mai più recuperabile di quella età, pronta a darsi interamente, solo che si creino le condizioni per sfamarla, allettarla, suscitarne l’incredibile energia e vitalità.
INFO E CONTATTI
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