di Maurizio Bongioanni.
Il 14 marzo è stata la giornata del paesaggio italiano. La campagna lanciata dal FAI è stata quella di invitare le persone a fotografare il proprio paesaggio preferito e postarlo sui social. Anche io vorrei fare una fotografia del luogo dove abito, Alba. Detta anche la capitale delle Langhe, Alba si contraddistingue per essere una città virtuosa dal punto di vista contabile (ha chiuso il bilancio in pareggio, senza debiti) e per aver ottenuto poco tempo fa la candidatura Unesco dei paesaggi vitivinicoli intorno a sé.
Eppure tutto ciò non è bastato per mettersi al riparo dal cemento invadente dei centri commerciali. L'ultima proposta è stata quella di costruirne uno in località San Cassiano ...
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Leggo sulla Gazzetta d'Alba: "A far discutere è stata la variante proposta dalla Dimar (riguardo a un terreno di San Cassiano), il colosso cuneese della grande distribuzione, fondato dalla famiglia Revello con marchi come Famila (Mercatò), Maxisconto e Ok market. Già nel 2011 il sindaco Marello annunciava l’intenzione di Dimar di ricollocare l’allora Famila e oggi Mercatò di via dell’Acquedotto – ritenuto troppo piccolo e senza possibilità di ampliamento –a San Cassiano, di fianco alla discoteca Caveau club (ai tempi Studio vu). Uno spostamento che avrebbe garantito ripercussioni positive sulla viabilità: «Dalla rotonda della vigna a San Cassiano dovrebbe partire una strada parallela all’attuale strada Gamba di bosco, che dovrebbe poi unirsi a corso Europa all’altezza dello Studio vu: contribuirebbero alla realizzazione del tracciato sia l’Egea, che andrà a rilocalizzarsi in via dell’Acquedotto, sia la Dimar, che vuole spostare il Famila», spiegava il primo cittadino Marello".
Ora, la domanda che mi pongo è: ma davvero abbiamo bisogno di un nuovo supermercato? Ok che si tratta di una ricollocazione e non di un nuovo supermercato vero e proprio. Ma la sostanza non cambia: ci sarà nuovo cemento. Nuovo asfalto. Ne vale la pena? Dopo l'annuncio di una nuova apertura in Corso Asti, dove sorge un eco-mostro ormai da diversi anni, non ricordo nemmeno più quanti. In corso Asti si vorrebbe fare un centro commerciale extralimentare. D'accordo, si tratta di un'altra cosa ma la sostanza - ancora una volta - è la stessa: sarà sparso nuovo cemento. E chi lo sopporta più? Il suolo sottostante no di sicuro. Ma nemmeno, io credo, i commercianti che vedono le proprie botteghe minacciate dalla concorrenza della grande distribuzione e dal deprezzamento delle merci.
Non so come si possa spezzare questo ciclo. Le nuove edificazioni portano oneri di urbanizzazione, incassi certi per il comune. Eppure le amministrazioni comunali continuano a svendere i propri terreni fertili in cambio di un vantaggio economico temporaneo, fittizio (certo, qualcuno può dire che il terreno sito in corso Asti dove sorge l'eco-mostro non sia più fertile: dipende da cosa intendiamo per fertile, dal momento che annualmente si vedono squadre di operai al lavoro per radere le erbacce e le piante cresciute su quel terreno. Segno questo che quel terreno qualcosa da dire ancora ce l'ha).
In attesa di una legge che dica basta, stop al consumo di suolo non possiamo che controbattere fino allo sfinimento che tale consumo di suolo fertile ci porterà dritti dritti alla crisi ambientale (riscaldamento globale), economica (perdita di posti di lavoro), turistica (perdita di valore territoriale) e non ultima una perdita alimentare (dal momento che più consumiamo suolo più dobbiamo rivolgerci lontano per sopperire al nostro bisogno di materia prima).
Non credo che questo sia il futuro voluto da un'amministrazione virtuosa come quella di Alba. Il futuro non può più passare dal cemento e dai grandi magazzini. Quello è il passato. Capisco che far passare questi concetti alla cittadinanza non sia facile (basti pensare alle reazioni di Confindustria che non perde occasione per dire la sua contro le leggi che vogliono frenare il consumo di suolo) ma spero che sia l'impegno, la sfida che un'amministrazione coraggiosa voglia affrontare. E l'impegno non può che essere uno e uno solo: modificare il Piano regolatore escludendo nuove aree di espansione commerciale ed edilizia. Perché già sappiamo - per esperienza - che questa ennesima colata di cemento (evitabile) non sarà l'ultima ma soltanto l'ultima per ora. Il tossicodipendente giura sempre che il suo "buco" sarà l'ultimo, ma l'ultimo non lo è mai (e dietro all'ultimo c'è solo la morte ...).
Avanti, amministrazione virtuosa: dimostralo !