di Maurizio Bongioanni.
L'altro giorno ho visto alla tv un servizio in cui si parlava del processo aperto a carico di un traghettatore che non si sarebbe fermato ad aiutare un uomo che stava affogando nel canale di Venezia. La cosa che colpisce, più di altre, è che quell'uomo che stava annegando era un immigrato, di colore, che probabilmente si era buttato per farla finita, per disperazione. Il traghettatore non ha lanciato un salvagente, non ha chiamato i soccorsi, semplicemente è andato avanti, ignorandolo. Intorno al canale i turisti si sono fermati ad assistere la scena e uno di loro ha girato un video dell'accaduto. Nessuno si è buttato in acqua a salvarlo. Anzi, nel video si sente chiaramente un passante che grida "Ehi, Africa!" a mo' di scherno. Quanto accaduto dovrebbe farci vergognare e riflettere sulla direzione che sta prendendo il nostro mondo, tra muri, divieti di ingresso e razzismo, troppo razzismo. Con questo in mente ho ascoltato le parole di Cedric Herrou, un contadino della Val Roya, che rischia 5 anni di carcere e 30mila euro di multa per aver aiutato decine di migranti ad attraversare la frontiera tra Italia e Francia e dandogli ospitalità.
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Mi sono sempre chiesto all'epoca della seconda guerra mondiale come vivesse la gente comune. Quella che viveva la vita di tutti i giorni, tirando avanti con il lavoro, come tanti di noi stanno facendo oggi. Ebbene, esattamente come quei tanti di noi stanno facendo ora, ignorando - vuoi per mancanza di tempo, vuoi per altre ragioni - ciò che sta succedendo fuori dalle nostre case. La polizia irrompe nelle case e "cattura" (non potrei dirlo in altro modo) persone che sono entrate "irregolarmente" nel nostro Paese per sfuggire a guerre, persecuzioni o semplicemente in cerca di possibilità economiche migliori. Dopo averle catturate le riporta illegalmente nel paese da cui sono arrivate. L'analogia con i primi pogrom di ebrei non è poi così lontana.
Cedric è arrivato ad accogliere 60 persone in casa sua. Non dormiva più, tanti erano quelli che gli chiedevano aiuto. Lui aveva già passato 48 ore in un carcere per aver caricato otto persone sulla sua macchina trasportandole dal confine italo-francese a casa sua. Il procuratore ha riconosciuto che la sua era una "missione umanitaria" però che la sua macchina era troppo piccola e non poteva caricare tutte quelle persone. Cedric allora ha comprato un pulmino da nove posti. "Se aiutiamo i cani quando hanno perso il padrone, perché non dovremmo aiutare queste persone?" ha detto Cedric ospite della serata cuneese organizzata dalla Costituente per i Beni Comuni. "Ho cominciato ad aiutarli a Breil, a Sospel, a Nizza. Ma mi hanno detto che era illegale, che non potevo agire per conto mio e che dovevo rivolgermi a un'associazione". "Per non rimanere nascosti abbiamo mediatizzato la questione, in modo da attirare l'attenzione di tutti. Poi abbiamo occupato una stazione ferroviaria abbandonata, perlomeno lì queste persone potevano fermarsi e avere un riparo".
"Purtroppo la situazione non è durata molto" continua René Dahon, altro attivista compagno di Cedric. "Siamo arrivati il lunedì, il giovedì ci hanno sgomberato". Anche René ha passato qualche giorno in carcere. "L'immigrazione in questa zona è cambiata: prima erano giovani uomini che transitavano, ora sono famiglie con bambini. Sono tanti i minori non accompagnati di cui lo Stato deve farsi carico. Ma non sono merce: sono persone. Persone che tendono la mano per chiedere aiuto. E noi non possiamo ignorarle. Così dopo un primo periodo in cui ci siamo limitati a portare acqua e cibo ai campi profughi della croce rossa, siamo passati all'azione, a dare loro un aiuto concreto, ospitandoli e dandogli indicazioni su come continuare il percorso verso nord".
Cedric è stato denunciato come un passeur, un trafficante di uomini. "Io faccio il contadino. Ho smesso di andare a scuola a sedici anni. Se lo posso fare io, possono farlo tutti: chiunque può mettersi in gioco e dare una mano a suo modo". Le frontiere sono piene di uomini della polizia, con costi enormi, "frontiere messe per proteggerci dal terrorismo. Così dicono. Nella realtà, su 36.800 persone che sono state riportate indietro dalla Francia, non hanno arrestato un solo terrorista. Eppure gli attentati in Francia continuano a esserci, per cui vuol dire che la minaccia non è qui, tra queste persone". Forse gli Stati dovrebbero concentrare gli sforzi e i costi esorbitanti in sicurezza da altre parti. "La polizia occidentale non è famosa per le violenze però... Se mentre alla stazione la polizia locale è tranquilla perché ti conosce, la prefettura in questi casi si rivolge a poliziotti che non sono del posto e che vengono inviati a fare le perquisizioni a casa. Quella è polizia violenta. Certo poi non bisogna stigmatizzarla, non tutti i poliziotti sono così ma sono troppo pochi i non violenti. In ultimo c'è la violenza che esce dalla bocca dei politici". La politica gioca con le vite delle persone, per raccogliere consenso.
Ora la sfida si sposta sul piano giuridico. Anche per gli attivisti: "La Val Roya è piena di posti di blocco ed è stato coinvolto l'esercito" spiega René. "Per riportate in Italia le persone bloccate in Francia, si dovrebbe seguire una procedura ben precisa. Invece vengono ammassati a Mentone, caricati su un pullman e scaricati a calci in Italia. Anche un immigrato ha dei diritti, che in questo caso vengono continuamente violati. Su questo possiamo attaccare le autorità, che rispediscono indietro i migranti falsificando pure le carte".
A Ventimiglia c'è ancora il campo della croce rossa. Fino a qualche mese fa ospitava dai 450 a 600 migranti più quelli che trovano ospitalità alla chiesa di Sant'Antonio. Ma adesso la croce rossa accetta solo fino a 250 adulti e non accetta più i minori che si riversano per strada. "La polizia li arresta quando questi ragazzi escono allo scoperto per cercare aiuto, per venire a prendere da mangiare. Sappiamo che tanti di loro sono stati rispediti nel sud Italia. E poi, dove finiscono? Ritornano nei loro paesi di origine, dove possono incontrare la morte. Tutto ciò è fortemente illegale e antiumanitario" conclude René.
Il processo a Cedric sarà il 10 febbraio a Nizza. Probabilmente si chiuderà con l'accusa nei confronti del contadino a cui lui risponderà con la richiesta d'appello. "Le perquisizioni a casa mia sono state violente: mi hanno arrestato con i mitragliatori in mano, mi hanno ammanettato solo per aver aiuto altre persone, sono stati usati contro di me metodi intimidatori. Per esempio il giorno dopo il mio arresto una mia amica uscita da casa alle tre di notte è stata fermata e intimidita da sette militari che la stavano aspettando. Ho ricevuto minacce di morte da militanti di estrema destra. Ma tra la violenza e la non violenza io ho scelto la seconda. Allo stesso tempo ho scelto di non essere un vigliacco".