di Fabrizio Biolé, libero cittadino fossanese
Ho fatto un sogno. Non bello. Sapete come sono i sogni: confusi, frammentari, a tratti paradossali; così è anche questo. Ho sognato che nella mia città, Fossano, ci fosse una amministrazione che aveva un faticoso e morbosamente contradditorio rapporto con l’elemento alla base di ogni forma di vita: l’acqua...
Un Sindaco che pubblicamente paragonava l’universale diritto all’accesso all’acqua potabile e ai servizi idrici alla stregua della contrattazione per l’acquisto di un’automobile.
Ho sognato che l’espressione diretta tramite referendum di diecimilacinquecento miei concittadini fosse, dopo cinque anni, ancora messa in discussione, ancora accantonata come illegittima, fuorviante, mero esercizio di finta partecipazione.
Poi l’immagine è cambiata, si è trasformata: una nuova strana rappresentazione del rapporto tra l’amministrazione e l’acqua, ma questa volta acqua solida, che a candidi fiocchi scendeva dal cielo. Mi sono trovato davanti a strade, viali, viuzze della mia bella città completamente ancora ingombri di neve nelle ore più trafficate del sabato mattina, quasi come se una fobia, un’idiosincrasia non permettesse a chi governava la città di venire a contatto - pur per interposta persona - di avvicinarsi senza timore, con la molecola H2O.
E qui la mente, come in tutti i sogni, vagava su illogici collegamenti mentali, su incomprensibili buffi deliri.
D’improvviso una voce, una nenia beffarda, una strana intonazione mi trasmetteva una blasfema ma significativa parodia di un cantico universalmente conosciuto, l’altissima dichiarazione d’amore per il creato di Francesco d’Assisi.
Si dice che in ciò che sogniamo vi sia parte della realtà vissuta o che vivremo. La voce intonava:
“PRIVATIZZATA SII, SOR(D)ELLA ACQUA… E CUGINA NEVE? CHE SCIOLGA DA SE’!...”
A volte, non sempre, l’immaginazione supera la realtà…o era il contrario?