Nei giorni scorsi un apposito Gruppo di Lavoro del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio (a cui ha partecipato anche il nostro Alessandro Mortarino) ha ultimato un interessantissimo studio che permette di comprendere le trasformazioni urbanistiche avvenute negli ultimi diciassette anni in ognuno dei Comuni italiani. Utilizzando i dati ufficiali dell'Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), il Forum ha creato un agevole foglio di calcolo che riassume gli ettari di suolo naturale perduto (cioè quanto cemento e asfalto hanno sostituito la "terra" naturale), la percentuale di superficie comunale impermeabilizzata (cioè la già avvenuta "antropizzazione"), il costo annuale in migliaia di euro derivante dalla perdita della risorsa suolo per ciascun Comune e il debito complessivo da ciascuno accumulato. Cifre enormi davvero: 27 Comuni astigiani hanno consumato suolo oltre la media nazionale, con punte più che doppie per Canelli e Baldichieri e quasi doppie per Isola, Asti e Villafranca. Per la città di Asti si registra un costo (cioè un debito "ecosistemico") pari a oltre 170 milioni di euro...
Prima di esaminare i dati a livello locale, crediamo sia innanzitutto opportuna qualche delucidazione sulla metodologia usata. Non ci sono "manipolazioni" di alcun tipo: i dati ufficiali di ISPRA chiunque li può facilmente verificare qui.
Sulla base di questi dati (frutto del monitoraggio costante di ISPRA che - è forse utile ricordarlo - è un Ente dello Stato che svolge istituzionalmente attività di consulenza e supporto tecnico-scientifico per il ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare), il Gruppo di Lavoro del Forum ha provveduto a ricalcolare i dati del consumo di suolo registrato annualmente dal 2016 al 2022 e dare loro una forma e valori anche di tipo squisitamente economico-finanziario, secondo i parametri indicati dalla stessa ISPRA.
La tabella con i dati di ognuno dei Comuni italiani elaborata dal Forum è a disposizione di chiunque voglia analizzarli e approfondirli qui.
COSA SONO I COSTI ECOSISTEMICI
Il suolo ("strumento" essenziale per contrastare il cambiamento climatico) fornisce molteplici preziosi servizi ecosistemici, in particolare: stoccaggio e sequestro di carbonio, qualità degli habitat, produzione agricola, produzione di legname, impollinazione, regolazione del microclima, rimozione di particolato e ozono, protezione dall’erosione, regolazione del regime idrologico, disponibilità di acqua, purificazione dell’acqua.
Per essere più espliciti:
- ogni ettaro di suolo libero assorbe circa 90 tonnellate di carbonio;
- ogni ettaro di suolo libero è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua;
- ogni ettaro di suolo libero, se coltivato, può sfamare 6 persone per un anno.
La perdita di suolo genera un "danno" non soltanto sotto il facilmente intuibile profilo ambientale, ma anche sotto quello economico-finanziario: un aspetto, purtroppo, poco valutato dalle nostre amministrazioni.
Nel corso degli anni, ISPRA è riuscita a stimare un costo annuale per ettaro derivante dalla perdita dei servizi ecosistemici, composto da due valori:
• valore del flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare;
• valore dello stock di risorsa perduta.
Il costo è stato quantificato complessivamente tra 79.000 e 97.000 euro l’anno per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato.
Per facilitare i calcoli, il Forum Salviamo il Paesaggio ha adottato il valore medio (e "prudente") di 88.000,00 euro per ciascun ettaro di suolo consumato/impermeabilizzato, che sarebbe utile inserire come costo nei bilanci sociali/bilanci di sostenibilità/bilanci ambientali annuali dei nostri Comuni, a partire dall’annualità in cui il consumo di suolo viene accertato.
Ancora un dato importante: se un Comune consuma un ettaro di suolo libero quest'anno, il costo ecosistemico sopra descritto si traduce in un costo "monetario" (cioè un "esborso") che incide su quest'anno ma anche su quello successivo e su quello ancora successivo e così via. Forma, cioè, un debito che si accumula e si aggiunge al nuovo consumo di suolo di ciascun anno a venire.
Tutto chiaro?
Forse non troppo... allora aggiungiamo ancora un elemento: il costo patito non è soltanto dato (e sarebbe già parecchio...) dalla somma dei costi totali registrati annualmente dal 2006 al 2022, ma il costo totale registrato fino all'anno precedente sommato al costo effettivo dell'anno in esame. Il totale forma il "debito" complessivo: un totale spaventoso.
E allora... spaventiamoci! (Forse così tutti avremo chiaro cosa significa sacrificare anche solo un grammo o metro quadrato di suolo per una nuova edificazione, una nuova strada ecc. ecc.).
I COMUNI ASTIGIANI PIÙ COMPROMESSI
Secondo i dati ISPRA, la media nazionale di consumo di suolo comunale è pari al 7,14%. La media provinciale astigiana è invece pari al 7,25%, lievemente superiore a quella nazionale.
Come detto in apertura, ben 27 Comuni della provincia di Asti si attestano oltre la soglia della media nazionale (significa quasi 1 Comune ogni 4...); alcuni di pochi decimali, altri in maniera decisamente superiore con punte più che doppie per Canelli e Baldichieri e poco meno che doppie per Isola, Asti, Castagnole Lanze, Nizza, Vigliano, Cerro Tanaro, Costigliole, Moncalvo.
Qui un elenco riassuntivo:
Canelli 15,67%
Baldichieri d'Asti 15,36%
Isola d'Asti 13,84%
Asti 13,68%
Villafranca d'Asti 13,45%
Castagnole delle Lanze 11,94%
Nizza Monferrato 11,92%
Vigliano d'Asti 11,90%
Cerro Tanaro 11,14%
Costigliole d'Asti 10,29%
Moncalvo 10,20%
Calamandrana 9,92%
Portacomaro 9,69%
Montegrosso d'Asti 9,51%
Villanova d'Asti 9,13%
Mombercelli 8,70%
Castell'Alfero 8,58%
San Marzano Oliveto 8,23%
Castelnuovo Don Bosco 8,17%
Ferrere 8,00%
Cantarana 7,89%
San Damiano d'Asti 7,83%
Chiusano d'Asti 7,58%
Castelnuovo Calcea 7,38%
Moasca 7,17%
Dusino San Michele 7,16%
Montechiaro d'Asti 7,15%
COSTI E DEBITI ECOSISTEMICI PER I COMUNI ASTIGIANI
Quanto fin qui descritto dovrebbe essere già più che sufficiente per far comprendere la gravità della situazione sotto il profilo ambientale (e ovviamente anche sociale e sanitario), ma in una società che continua a perseverare nell'errore di anteporre a ogni scelta il dato "economico" (e/o finanziario), lo studio del Forum ha voluto approfondire anche questo aspetto, cioè quale costo (in "volgare moneta") ha generato il consumo di suolo negli ultimi diciassette anni e il "debito" (sempre in "volgare moneta") che ciascun Comune ha già contratto per il 2023 (i dati ufficiali ISPRA relativi a questo anno concluso li conosceremo solo in primavera) e per tutti gli anni successivi. Per capirci meglio: il "debito" addossato alle generazioni future (ma anche alla nostra generazione...).
Il dato più eclatante è quello del Comune capoluogo della nostra provincia, che registra un debito complessivo pari a 171.767.200,00 di euro e un costo già accertato da imputare ai bilanci 2023 e successivi che supera gli 8 milioni di euro (8.154.080,00 euro per l'esattezza) e a cui dovranno essere sommati i costi derivanti dalla perdita di suolo libero nel 2023 e per ciascuno degli anni successivi. Se volessimo stilare una "classifica" tra i Comuni piemontesi che hanno maggiormente consumato il suolo nel periodo 2006/2022, la città di Asti - con 92,66 ettari - risulterebbe al 14° posto preceduta solo da Alessandria (351,90 ettari), Tortona (263,88), Pozzolo Formigaro (176,77), Novara (154,82), Fossano (134,35), Novi Ligure (131,82), Cuneo (122,19), Trecate (118,74), Settimo Torinese (115,89), Torino (114,26), Carmagnola (109,23), Vercelli (105,61), Cameri (99,02).
E per "debito complessivo accumulato" raggiungerebbe addirittura il 9° posto dopo Alessandria (715.873.840 euro), Tortona (501.748.280), Fossano (275.483.120), Cuneo (239.426.440), Novi Ligure (220.004.840), Carmagnola (200.003.320), Cameri (187.398.200), Settimo Torinese (173.669.320).
Molto "pesante" anche il debito accumulato da Canelli (41.657.000 di euro), Nizza Monferrato (34.413.280), Calliano (31.889.440), San Damiano d'Asti (30.426.880), Isola (29.809.560), Costigliole (23.818.960), Castagnole Lanze (23.687.400), Castell'Alfero (23.540.000), Villanova d'Asti (20.881.960).
Qualcuno potrà pensare che l'attribuzione di un costo e un debito complessivo al consumo di suolo sia da considerarsi come un puro "esercizio di stile", certamente utile dal punto di vista analitico ma poco concreto poiché, in realtà, le amministrazioni pubbliche non devono effettuare un vero esborso di cassa (che altrimenti avrebbe già messo in default tutti i Comuni!). E' vero: non c'è uscita di cassa, non c'è pagamento nè saldo "fisico". Ma il costo e il debito ci sono, eccome.
Basti pensare a quanti miliardi di euro sono stati necessari soltanto per tamponare i danni causati dai più recenti eventi estremi che hanno colpito l'Italia: negli ultimi 14 anni (fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/italia-sempre-piu-rischio-alluvioni-ultimi-14-anni-684-allagamenti-e-86-frane-piogge-intense-166-esondazioni-fluviali-AFQythnB) si sono registrati 684 allagamenti, 86 frane, 166 esondazioni fluviali che sono costati nel periodo 2013/2023 oltre 13,8 miliardi di euro in fondi per la gestione delle sole emergenze meteo-climatiche (dati Protezione civile). Un recente focus curato da Censis e Confcooperative quantifica l'impatto dei disastri naturali e dei cambiamenti climatici sull'economia del nostro Paese: solo nel 2022 i danni sono stati pari a 17 miliardi di euro (lo 0,9% del PIL), 42,8 miliardi tra il 2017 e il 2022, un totale di 210 miliardi di euro negli ultimi 40 anni (praticamente l'equivalente del PNRR o di ben 10 manovre finanziarie...). L’agricoltura è il settore più colpito, persi 900 milioni di produzione nel 2022 pari a meno 1,5% dell’intera produzione.
Aggiungiamo i dati sui danni causati dalla siccità e su tutto ciò che il riscaldamento globale causerà nei prossimi anni e decenni ed ecco ritrovati i nostri costi ecosistemici derivanti dalla perdita di suolo libero!
Ricordandoci anche che il rischio idrogeologico oggi pende come una spada affilata su 1,3 milioni di persone che vivono in aree definite a elevato rischio di frane e smottamenti e che più di 6,8 milioni di persone sono a rischio medio o alto di alluvione (dati Ispra).
MA C'E' ANCHE QUALCHE COMUNE "VIRTUOSO" NELL'ASTIGIANO
Sì, ci sono anche due Comuni della nostra provincia che nel corso di questi ultimi diciassette anni hanno registrato un consumo di suolo pari a zero. Sono Olmo Gentile e Soglio, due tra i paesi che vantano meno residenti di tutto il territorio astigiano.
A questi due esempi "virtuosi" si possono affiancare diversi altri Comuni in cui il cemento e l'asfalto - sempre negli ultimi 17 anni - hanno fatto minime incursioni (al di sotto dell'1% della superficie comunale): Azzano, Berzano San Pietro, Camerano Casasco, Capriglio, Cassinasco, Castagnole Monferrato, Castellero, Castelletto Molina, Castel Rocchero, Cerreto d'Asti, Cessole, Chiusano d'Asti, Cinaglio, Coazzolo, Corsione, Cortandone, Cortanze, Cossombrato, Cunico, Fontanile, Frinco, Grana, Maranzana, Maretto, Moasca, Mombaldone, Mongardino, Montabone, Montafia, Passerano Marmorito, Penango, Piea, Pino d'Asti, Piovà Massaia, Refrancore, Robella, Rocca d'Arazzo, San Giorgio Scarampi, Scurzolengo, Serole, Sessame, Vaglio Serra, Viale, Villa San Secondo.
ANALISI SINTETICA
Quanto riassunto fin qui e la tabella elaborata dal Forum offrono dati e cifre su cui riflettere e in questa prima occasione vogliamo fermarci su questi elementi per consentire a chiunque di dedicare qualche minuto per analizzare la situazione relativa al Comune di suo interesse. Non ci pare il caso, per ora, di esprimere giudizi.
Ci limitiamo soltanto a indicare qualche spunto che potrà accompagnare ogni vostra valutazione, appena un accenno.
1. Negli ultimi anni il consumo di suolo nel nostro intero Paese è diminuito, passando da un ritmo di 8 metri quadrati al secondo a 2,4 metri quadrati al secondo. Questa riduzione non rappresenta, però, una linea discendente costante, tanto che dal 2019 è tornato a crescere. Le crisi internazionali e di mercato non sono dunque sufficienti ad arrestare la perdita di suolo libero e praticamente tutti i Piani Regolatori comunali continuano a prevedere nuove possibili espansioni edilizie. Senza contare la "normalità" delle continue Varianti adottate su richiesta di privati investitori. Emblematica la situazione della città di Asti, che sta avviando l'iter per definire il proprio nuovo Piano regolatore non senza contraddizioni gravi.
2. Il 29,7% delle abitazioni oggi esistenti in Italia (oltre 10 milioni su un totale di circa 36 milioni, secondo le fonti ISTAT 2019) risultano non occupate. L'articolo 42 della nostra Costituzione ci ricorda che lo Stato riconosce e tutela la proprietà privata ma soltanto entro ben determinati limiti, allo scopo di assicurarne la funzione sociale. Qual è la funzione sociale di un'abitazione non abitata?...
3. I dati demografici indicano la decrescita della popolazione italiana, per la prima volta scesa sotto i 59 milioni di residenti (Censimento ISTAT 2022).
4. Il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ci ricorda che il nostro Paese è in grado, oggi, di produrre appena l’80-85% del proprio fabbisogno primario alimentare, contro il 92% del 1991. Significa che se, improvvisamente, non avessimo più la possibilità di importare cibo dall’estero, ben 20 italiani su 100 rimarrebbero a digiuno e che quindi, a causa della perdita di suoli fertili, il nostro Paese oggi non è in grado di garantire ai propri cittadini la sovranità alimentare.
Il deficit riguarda in particolare frumento tenero (meno 64%) e frumento duro (meno 40%) destinato alla produzione di pasta, mais (meno 47%), latte (meno 25%), carne (meno 45%), secondo i dati Ismea.
Che si apra ora un dibattito. Costruttivo, questo sì...
(Tra pochi giorni il Forum Salviamo il Paesaggio avvierà la campagna nazionale "Tutti i costi del suolo perduto" per valutare questi dati - ambientali ed economico-finanziari - in ognuno dei Comuni italiani e chiederà a tutte le cittadine e a tutti i cittadini di agire in prima persona: scrivendo al proprio Sindaco e attivando iniziative locali in cui discutere. Dati alla mano, forse, potrà essere più semplice...).
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