di Silvana Bellone.

Leggo sui giornali locali due notizie contrastanti. Da una parte la proposta di fare di Asti la ”capitale della cultura” e dall’altra ”nascerà in città un nuovo centro commerciale”: dove? Ad Asti est, area in cui esistono già un centro commerciale, una zona industriale e ben sei/sette supermercati.
Questa è la cultura di Asti est. Ma Asti est è Asti?...

Non lo so; di certo è una periferia, una di quelle periferie che sarebbero da rivalutare, come dicono molti politici usando parolone ridondanti e spesso vuote.
La cultura di Asti est è il consumo di suolo e l’inquinamento di chi - abbagliato dal consumismo indotto da pubblicità luminose e accattivanti - si immette sui corsi periferici (corso Casale, corso Alessandria, corso Volta) formando lunghe e lente colonne per raggiungere gli agognati supermercati e centri commerciali.

Dove sorgerà il nuovo centro commerciale era prevista la costruzione di un nuovo palazzetto dello sport, che sarebbe stata veramente una scelta illuminante per un quartiere pieno di criticità e di povertà e dove tanti giovani e ragazzi bighellonano e alla fine dove si ritrovano?!? Al centro commerciale, abbagliati da mille proposte di acquisto a cui non possono accedere per mancanza di risorse e contanti.
Nel quartiere ci sono proposte per i ragazzi offerte da comitati, parrocchie e società, ma sono comunque limitate rispetto al numero di giovani che avrebbero bisogno di cultura per crescere, per imparare a ragionare con la propria testa e diventare critici nei confronti di questa cultura del consumo a tutti i costi. E Asti, forse capitale della cultura?!?... Che cosa propone ad Asti est? Un nuovo centro commerciale!

Ma forse noi non siamo Asti... Permettetemi un ricordo di tempi passati, le signore che una volta - in tante - andavano in bicicletta verso il mercato. Dicevano a chi le incontrava ”andiamo ad Asti”.
Spesso lo dicevano in piemontese. Ora le signore difficilmente vanno in bici verso il centro: è diventato pericoloso, qualcuna è stata investita, il corso e il quartiere hanno perso tanta umanità che dovrebbe essere recuperata puntando alla cultura e alla socialità.
Ma sicuramente non con un nuovo centro commerciale.