di Pippo Sacco.
Mi sento in dovere di plaudire alla proposta di candidare il Festival delle Sagre al riconoscimento Unesco per la sezione della cultura immateriale, riconoscimento che andrebbe ad aggiungersi all’Alto Patronato del Presidente della Repubblica del 2001. Una manifestazione apprezzata ormai da una moltitudine di persone provenienti anche dall’estero quella delle Sagre, che era nata in sordina nel 1974...
Quell’8 settembre c’ero anch’io, oggi l’unico rimasto tra i pochi che tentarono quell’esperimento che poteva anche fallire, ma che da subito aveva dato ragione all’idea, di anno in anno sempre più vincente, dell’allora presidente della Camera di Commercio Giovanni Borello. Portare ad Asti nello stesso giorno i piatti tipici che ogni paese cucinava nella festa patronale lungo tutto l’anno.
Mi sono occupato dell’allestimento della manifestazione per ben 31 anni e posso dire che la politica dei piccoli passi è sempre stata la scelta migliore per la costante crescita delle Sagre. Avevamo iniziato con “quattro fuochi” al centro di piazza Alfieri, passando poi all’intera piazza, allo spostamento nella zona sud di Campo del Palio, fino all’utilizzo di tutta quella vasta area, con il problema tutt’altro che secondario del concentramento della sfilata alla partenza. Alla terza edizione, infatti, fu introdotto il “museo vivente del mondo contadino”, che con la sua crescita e con il suo perfezionamento nel tempo ha costituito il più importante aspetto della cultura immateriale della nostra terra.
Una sincera lode deve andare al popolo delle tante Pro Loco, che con impegno e passione ha saputo recepire lo spirito della manifestazione e tutti i suggerimenti che nel tempo abbiamo dato loro.
A coronamento di questo impegno mi sembrerebbe più che meritato il riconoscimento dell’Unesco.