di Daniela Grassi.
Scorrendo il numero della Gazzetta d’Asti del 5 marzo, da pagina 24 a pagina 28 fa aprire il cuore notare, come fiori di primavera, le foto e gli articoli che ci ricordano quante persone nella nostra provincia arrivino a toccare i 100 anni e oltre, lucide e in buona salute.
In questo caso tre donne e un uomo, tutti egualmente teneri e con una lunga, importante e ricca vita alle spalle e davanti a sé...
Una delle signore poi, risulta insignita dell’onorificenza assegnata dalla Provincia di Asti, cioè quella di “Patriarca dell’astigiano”.
Ora, ci ho già pensato più volte, ma adesso siamo proprio in prossimità dell’8 marzo, Giornata internazionale della Donna e lo voglio dire: perché assegnare a una donna l’onorificenza di Patriarca e non di Matriarca?
Non mi rifaccio al significato negativo di cui il termine “patriarca” si è spesso anche ingiustamente connotato, ma semplicemente al fatto che una persona di genere femminile deve essere riconosciuta per ciò che la sua esistenza ha espresso.
E se si sono dovuti indossare abiti femminili, se magari non si è potuto studiare perché nemmeno era ipotizzabile in quanto donne, se si è state madri, lavoratrici che hanno portato avanti i propri diritti o che magari hanno solo potuto pensare di essere trattate ingiustamente, se durante la guerra si è portata avanti la baracca senza la presenza maschile, e semplicemente ci si chiama Letizia, Maria o Anna e non Piero, Mario o Giuseppe, perché mai arrivate a 100 anni ci si deve sentir dire di essere una Patriarca?
A causa del fatto che la nostra lingua esprime il fatto di non poter nemmeno pensare fino a ieri che una donna potesse essere ministro o assessore, oggi siamo costrette/i a ingoiare termini forzatissimi quali ministra e assessora, che ancora torcono lo stomaco di chi ama l’italiano.
Ma guarda caso, accanto a Patriarca esiste, priva di forzature, armonica e altrettanto autorevole e potente, la parola Matriarca.
Vasta come un mantello benevolo, scende dal trono di donne che hanno portato avanti generazioni con il cuore, con le mani, con l’intelligenza e la fatica, cercando di costruire un mondo migliore anche per gli uomini.
Tra pochi giorni è l’8 marzo: istituiamo l’onoreficenza di “Matriarca dell’astigiano” per le nostre belle, forti e tenerissime centenarie, esempio per tutte e tutti noi.