Ferrovie sospese: un problema di visione e non di fondi

A cura di Co.M.I.S., Coordinamento per la Mobilità Integrata e Sostenibile.

Siamo un gruppo di comitati e associazioni di pendolari, gruppi a sostegno del trasporto pubblico, della mobilità sostenibile e dell’ambiente nonché privati cittadini che si sono radunati nel Coordinamento per la Mobilità Integrata e Sostenibile (siglato CO.M.I.S. Piemonte).
Scriviamo a riscontro dell’intervento del Sindaco di Cocconato, Sig. Umberto Fasoglio, pubblicato su ATNews, per rendere noto il nostro dissenso in merito alle dichiarazioni riportate e per portare a conoscenza del fatto che altri modelli di esercizio favorirebbero i pendolari e i turisti oltreché lo sviluppo dei territori attraversati dalla tratta ferroviaria in questione...

Innanzitutto ci chiediamo perché tanto impegno venga profuso a favore delle piste ciclabili mentre per la ferrovia si è mantenuto da sempre un atteggiamento passivo. Se pari dedizione fosse stata dedicata al trasporto pubblico forse non ci troveremmo in questa situazione e avremmo meno traffico veicolare sulle strade, meno inquinamento, meno spese per le casse dei diversi enti coinvolti per sanità e strade, oltre a minori costi per i cittadini.

In un programma a medio/lungo termine la riattivazione al traffico commerciale della Asti-Chivasso soddisferebbe le esigenze dei residenti e dei turisti e sarebbe un incentivo per chi vorrebbe trasferirsi ad abitare dalle città in centri più piccoli, alla ricerca di uno stile di vita più sano, a beneficio di quel ripopolamento dei nostri comuni tanto agognato.

Le stazioni sono nei fondovalle?
Utilizziamo i bus per collegare i concentrici con le stazioni adibendone i piazzali ad interscambio bus/treno, bici/treno e mezzo privato/treno.

Non c’era utenza?
Magari perché il servizio era esercito in maniera inadeguata ed i bus erano in concorrenza alla ferrovia anziché integrati con essa.
Per definire l’utenza si dovrebbe considerare il numero degli abitanti residenti nei territori attraversati dalla ferrovia e l’origine e la destinazione degli spostamenti; solo così se ne avrebbe un quadro completo.

Ci chiediamo inoltre quale utilità avrebbe la pista ciclabile per i pendolari, dal momento che, realisticamente, sarebbe davvero funzionale solo dove ci si deve spostare per brevi tratti.
I percorsi per le biciclette dovrebbero essere piuttosto realizzati sulle molte strade di campagna che già esistono, pulendone i sedimi e collegandole con tracciati segnati e mappati. L’interscambio tra treno e bici, nelle stazioni appositamente attrezzate, formulerebbe in questo modo un connubio esemplare a beneficio di tutte le esigenze.
All’interno dei fabbricati potrebbero sorgere nuovi insediamenti commerciali e di servizi legati all’enogastronomia, alla promozione del territorio e di
assistenza ai ciclisti.

Non ci sono fondi per la riattivazione delle tratte sospese?
E’ compito degli amministratori pubblici in carica trovarli e richiederli a chi di competenza (Ministero dei Trasporti – Fondo Nazionale Trasporti).
Evidenziamo che mai come in questo momento ci sono risorse a disposizione dei trasporti pubblici e della mobilità sostenibile, punti cardine del piano Europeo Next Generation Eu.

Ci chiediamo inoltre come sia accettabile da parte dei sindaci dei piccoli comuni passare da costi nulli, nel caso di ferrovia attiva, a costi da quantificare per la realizzazione e la successiva gestione della pista ciclabile, quando da sempre lamentano la scarsità di fondi nelle loro casse.

In conclusione, ci rendiamo disponibili a tutti coloro che vogliano conoscere uno scenario diverso da quello che si disegna il quale, come è chiaro, porterebbe beneficio a pochi e per brevi periodi dell’anno a discapito di altri di cui gioverebbero tutti.

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