di Paolo X Viarengo.
La dattilografia evoca in me una serie di ricordi. Che come tutti i ricordi, anche quelli brutti, diventano col tempo nostalgia. Serena nostalgia. A pensare alla macchina da scrivere che mi ha accompagnato nei primi anni di questa, feroce, professione il primo sentimento che mi viene in mente ora è sicuramente il rimpianto. Anche se all’epoca non era così: erano imprecazione e bestemmie, anche, feroci. Si, perché se sbagliavi non c’era il tasto “canc”. Toglievi i due fogli di carta a4, con in mezzo la carta carbone e provavi a cancellare con la gomma da biro: il bianchetto non c’era ancora. Se eri fortunato, riuscivi, se no bucavi il foglio e ricominciavi da capo...
Stesso discorso se rileggevi e pensavi che un periodo stesse meglio sopra ad un altro o viceversa: non c’erano le funzione “taglia” e “incolla”. C’erano le funzioni “Impreca”. “Appallottola il foglio”. “Lancialo nel cestino”. “Ricomincia da capo”. “Impreca nuovamente”.
Eppure rimpiango quei tempi: forse anche solo perché avevo circa una trentina d’anni di meno. Quindi, sentire parlare di dattilografia mi scalda il cuore.
Ad Asti, ultimamente se ne è parlato. Il consigliere di minoranza del Comune di Asti, Mario Malandrone, è stato definito un “dattilografo narciso” da un gruppo politico legato al sindaco, Maurizio Rasero, che si fa chiamare “Giovani Astigiani”.
A dirla tutta Malandrone ha giustamente apprezzato la definizione ed ha risposto da persona intelligente quale è, non dimentichiamo che è un professore ed un fisico, parafrasando George Best “ho speso tutti i miei soldi in dattilografia e narcisismo, il resto l’ho sperperato”. Come diceva Michail Bakunin, anarchico ottocentesco “Una risata vi seppellirà”. Oppure, come spiegava Woody Allen in un suo film a chi gli chiedeva come fosse riuscito a superare la sicurezza: “ma sul piano culturale, ovviamente”.
Il perché dell’intervento a gamba tesa dei “Giovani Astigiani”, abilmente eluso dal consigliere, è presto spiegato: il sindaco e la giunta di Asti da mesi non rispondono più alle interrogazioni proposte dalla minoranza. Tant’è che la minoranza è dovuta ricorrere al mezzo delle interpellanze a risposta scritta. Oppure ai comunicati stampa che tanto fanno imbestialire il nostro sindaco, impermeabile alla massima del Bakunin e per questo facile da fare accendere all’ira ed alle risposte piccate.
Malandrone è stato, appunto, uno dei consiglieri più prolifici in questo senso e quindi si è tentato di metterlo all’indice con frasi che volevano essere sgarbate, ma che, alla fin fine, risultano persino un tantino sexy: dattilografo narciso.
Tutto nasce dall’ennesimo consiglio comunale convocato in teleconferenza, quando oramai anche per le riunioni di condominio si riesce a trovare la quadra per farle in presenza. Parlo di cinema all’aperto, Asti teatro, consigli provinciali, regionali e comunali: tutto oramai si fa in presenza. Il consiglio comunale ad Asti, invece, non si riesce ancora. Non si riesce ancora a discutere in presenza argomenti, definiti “di poco conto” dalla maggioranza come il mercato ortofrutticolo, il piano del traffico, l’Asp, il diritto alla casa, la casa di riposo di Asti, la gestione dell’emergenza covid, l’ospedale vecchio, il decoro cittadino.
Tutti argomenti con la loro brava interpellanza che aspetta di essere discussa. Alcune sono datate 2019. All’ultima convocazione in remoto di giovedi 10 settembre, i consiglieri di minoranza compatti hanno deciso di disertare la riunione e di riunirsi invece in Piazza San Secondo che, ricordiamo, il sindaco non vorrebbe destinata a manifestazioni non “canoniche”.
Una piazza San Secondo trasformata in un “aventino” di ventennale memoria, con la maggioranza in consiglio in videoconferenza e la minoranza a discutere di persona. Con la mascherina. Ad un metro di distanza. Un esordio per Piazza San Secondo quale sede del consiglio comunale? Beh, direi di no, in quanto il primo consiglio comunale convocato dall’attuale giunta e dall’attuale sindaco, nel 2017, è stato convocato per l’appunto all’aperto. In Piazza San Secondo. Le accuse di far scricchiolare il confronto democratico sono sempre piovute su questa amministrazione: non dimentichiamo le recenti dimissioni del consigliere di UnitiSiPuò, Beppe Passarino, proprio per questo motivo.
Passarino lamentava la poca considerazione del sindaco per le idee dell’opposizione e la scarsa voglia di agevolarli nel loro indispensabile lavoro: rappresentare i cittadini. Tutti. Non solo quelli che hanno votato il sindaco. Non solo quelli che lo osannano ad ogni suo fiato: in una nota, la consigliera di minoranza, Angela Quaglia, ha ricordato che lui è il sindaco e non l’imperatore.
La speranza è che si possa giungere ad un confronto tra le parti. Un confronto anche duro. Feroce. Ma fatto da persone intelligenti non puo’ che essere costruttivo. Perché dai confronti e dal contraddittorio nascono le idee e i progetti. Perché anche se, sia opposizione che maggioranza si sono gettati addosso fango e letame a non finire in questi giorni, ricordiamoci che De Andre cantava che “dai diamanti non nasce niente, ma dal letame nascono i fiori”...