di Mariuccia Carla Cirio.
Attorno alla metà degli anni sessanta iniziò a manifestarsi anche nelle nelle nostre aree rurali un fenomeno di “furore edificatorio” che, nel giro di una decina di anni, avrebbe modificato l'aspetto dei paesi, con la comparsa non solo delle villette unifamiliari dette “le villette dei geometri”, ma anche di condomini fuori misura rispetto agli impianti fino ad allora conservati. In molti casi le nuove costruzioni sono arrivate ad erodere il centro storico sostituendo anche alcune case o corti che si trovavano ancora all'interno del concentrico...
Il comodo ed efficiente cemento armato è stato utilizzato a vista per ogni opera di sostegno, alternandosi o sovrapponendosi al mattone ma, obiettivamente, sono comparsi in quel periodo alcuni ecomostri, pochi dei quali si è avuto il coraggio e la convenienza di abbattere, altri rimangono in piedi.
Quello che mi ha sempre colpita è come il paesaggio sia un'opera nella cui costruzione l'evoluzione di una una società e della sua cultura giochino un ruolo fondamentale, ma che allo stesso tempo sia esso stesso in grado di influenzare, quasi plasmare, la cultura ed il sociale, contemporaneamente ed in modo sinergico, quasi non ci fosse una successione temporale: prima la società poi il paesaggio o viceversa.
Uno degli aspetti interessanti è, a questo proposito, il cambiamento del significato e dell'utilizzo degli spazi esterni comuni.
Non solo le piazze diventano parcheggi, perdendo la funzione di luoghi di aggregazione spontanea, che secondo il nuovo modo di vita pare sempre meno necessaria e che rimandiamo a pochi eventi rituali, ma soprattutto compaiono aree marginali senza una funzione precisa o apparentemente senza una funzione precisa.
Angoli tra condominio e condominio, aree sotto i muraglioni, aree abbandonate da attività produttive, magari piazzate con superficialità in zone quantomeno poco adeguate. Contemporaneamente, del tutto assieme, compaiono aree socialmente separate; lo abbiamo visto e lo vediamo durante questo periodo di crisi.
La prima quella degli anziani che, persa la funzione che avevano nelle famiglie fino al primo dopoguerra, vivono in paese da soli fin quando ci riescono; prevalentemente donne, altre persone che vivono sole, aree di immigrazione, famiglie con difficoltà di varia natura, quindi aree sociali e aree spaziali di incerta collocazione e facili a passare al degrado.
Questa è la storia di una piccola area di circa 20 metri quadri che si è venuta a creare ai piedi di un muraglione di sostegno, di fianco ai bagni pubblici, ben posizionati e spaziosi, ma mai funzionanti in modo decoroso e chiaramente chiusi oggi per ineludibili motivi di sicurezza sanitaria.
Una panchina in legno, due aiuole rinsecchite, elette ad area wc per i cani, due betulle tristanzuole.
Nel frattempo uno dei fenomeni dello sviluppo urbano dei piccoli e medi centri è costata la sostituzione di alcune attività produttive con altre. I locali della storica Vini Baldi sono diventati i locali concessi a catene della media e piccola distribuzione che hanno gradualmente sostituito i negozi di alimentari e le drogheria di paese. I grossi condomini, le attività commerciali, gli stili dei consumi che si sono progressivamente allineati con quelli urbani, producono grandi quantità di rifiuti e ultimamente nell´area sono comparsi i bidoni per i rifiuti del Market vicino.
Costigliole cresce e le aree funzionalmente separate dal contesto urbano crescono, cresce anche il disagio, proprio attorno all´area interessata, con alcuni episodi all´onore delle cronache, ma non solo.
Una decina di anni fa a due donne, del tutto digiune di arti figurative, venne in mente che sarebbe stato bello e giusto dar vita a diversi muri del paese con pitture murali come una di loro aveva visto praticare nella sua Regione: la Valle d´Aosta. Un sogno a lungo accarezzato.
Due anni fa il desiderio si concretizza in un progetto, quasi casualmente, un progetto che parte ambizioso e strutturato. Individuazione dei muri, concessione da parte del Comune, concorso di idee, passaggio in commissione locale del Paesaggio Paesaggio, organizzazione di una mostra dei bozzetti.
Difficoltà ed incomprensioni legate al periodo delicato a ridosso delle elezioni. E qui inizia la fase profetica di questa storia. Le promotrici, che nel frattempo sono cresciute di numero e tutte donne, sono esse stesse un'area separata e non appartengono in questo frangente ad associazioni o organizzazioni strutturate.
Gli illustratori, che dalla prima ora avevano dato la loro disponibilità a lavorare a titolo gratuito, da sei passano a tre, tutte donne anche loro, diverse per modi espressivi ma legate da stima ed amicizia nate sui comuni banchi del Liceo Benedetto Alfieri di Asti.
Proprio nel periodo della Corona Crisi, durante il quale le aree socialmente separate sono andate in profonda sofferenza, le persone isolate, le RSA, le immigrazioni, fin i bambini, si sono realizzate sorprendentemente le condizioni per la realizzazione dell´opera. Quasi la concretizzazione in materia tangibile e sensibile di quello stringerci a coorte cantato dai balconi.
C´è stato il passaggio spontaneo da un´opera da realizzarsi “per”, in favore del paese e del suo abbellimento come era la prima versione, ad un´opera realizzata ”con” cioè con un elevatissimo livello di coinvolgimento tra gli attori, cosí come auspicato e richiesto in questo difficile momento.
In primo luogo un “con” come condivisione tra le tre giovani artiste. Se la vedete oggi, l´opera sembra concepita e dipinta dalla stessa mano: è stata concepita e dipinta da tre paia di mani differenti, realizzando una sinergia non banale e “con” l´aiuto di una ragazza di bottega costigliolese, secondo le migliori tradizioni delle botteghe di pittura.
L´amministrazione comunale che a sua volta ha curato non solo gli aspetti amministrativi, ma anche l´allestimento del cantiere in sicurezza e la preparazione del fondo, si è trovata a discutere della realizzazione non con un'associazione, come forse sarebbe stato più consueto e ordinato, ma con tre cittadine senza altro titolo, se non che quello di essere cittadine, e con tre giovani artiste capaci non solo nella loro arte, ma anche nell'intrattenere rapporti e quindi un “con” molto singolare.
Dal punto di vista della scelta dei temi e dei colori è stato un altrettanto “con”, perchè il tema del ritorno sostenibile alla terra, la rappresentazione delle colline pettinate dai vigneti, i colori che sono stati scelti a seguito di una attenta ricerca sui colori dominanti nel paese e su quelli degli affreschi del castello e la scelta dei personaggi: la donna che accompagna e i cuccioli di diversa specie che si avviano, sono il risultato di un lavoro “con“ la realtà nella quale hanno operato.
E poi ci sono state loro, arrampicate sui trabatelli, Sara Benincasa, Rebecca Valente, Elena Zecchin tre giovani donne, professioniste sicure ed in ricerca e l´ apprendista costigliolese Amelia Jahja. Ed ecco che una cosa cresce con l´altra. Di fronte all´opera che si stava compiendo, allo spazio fisico che si stava recuperando al vivere civile, si è contemporaneamente aperto lo spazio sociale e si è manifestata una reazione insospettata. Si è risvegliato quel senso di comunità che da sempre contraddistingue i piccoli grandi paesi come Costigliole, ma che le grandi difficoltà dei nostri tempi hanno inevitabilmente assopito.
All`apertura di uno spazio fisico si è accompagnata l´apertura di uno spazio mentale e sociale con la partecipazione straordinaria, il coinvolgimento spontaneo di chiunque passasse, di chiunque chiedesse, di chiunque si fermasse ed offrisse, in modo assolutamente non strutturato, consigli, apprezzamenti, meraviglia, ghiaccioli, merende, pranzo e cene e ospitalità.
Quindi è stata rispettata la caratteristica della Street Art che molti guardano con un certo sospetto: libera, di fruizione gratuita, socializzante e anche effimera, in fondo. Nessuno di noi sa quanto rimarrà intatta l'opera e neppure quanto rimarrà dell´effetto positivo di apertura di barriere, di rimescolamento generato da questi quattro metri di pittura murale, in questo posto preciso, in questo periodo tanto particolare, ma sono stati giorni ed esperienze, da segnare con il sassolino bianco.
Se vi è venuta voglia di osservare il risultato di questa "speciale" iniziativa, il consiglio è di fare un salto direttamente a Costigliole. Intanto qui qualche piccolo assaggio: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1947932615337786&id=1199700830160972