di Paolo X. Viarengo e Alessandro Mortarino.
Ma davvero si può credere che l’omissione di un destinatario da un e-mail possa provocare un serio litigio? Ma davvero si può credere che un’e-mail inviata da un ufficio comunale, possa partire errata senza che nessuno la controlli e la corregga? Il fatto è noto a tutti: il sindaco di Asti, Maurizio Rasero, riceve il parere dell’Autorità anticorruzione - non proprio favorevole - riguardante il teleriscaldamento e decide di comunicarlo al socio privato del Comune di Asti in Asp. Ovvero la Nord Ovest Servizi SpA, abbreviata quasi sempre in Nos, detentrice del 45 per cento delle quote della ex municipalizzata, contro il 55 per cento del Comune di Asti. Lo comunica a mezzo e-mail e lo indirizza a Amiat, GTT, Iren, Smat e Asta, cioè alle società facenti parti la Nos e non alla Nos stessa. Il suo presidente, Paolo Romano, anche presidente di Smat, (che quindi l’-mail incriminata l’aveva ricevuta, eccome), s’infuria. Produce tre pagine sanguinose in cui accusa questa amministrazione di "doppiezza", mentre ricorda che invece alla sua società nulla è stato mai contestato e si riserva, velatamente, di adire alle opportune vie legali…
In più, per ripicca, invia questa sua risposta non solo al sindaco ma, come aveva fatto questi inviandola ai suoi soci, la invia a tutti i “soci” del sindaco: cioè a tutti i consiglieri comunali. Maggioranza e minoranza. Ma, com’e’ possibile che un e-mail con uno sbaglio così grossolano possa partire dall’ufficio di un sindaco? Ma com’e’ possibile che da un e-mail sbagliata possa nascere un simile putiferio?
Forse è bene chiarirsi le idee su cosa è l’Asp adesso. La Asti Servizi Pubblici (Asp) è una multiutility che opera in diversi settori: energia, trasporti, servizio idrico, cimiteriale, igiene urbana. Nel 2001, Giunta Florio, si decise di privatizzare una parte della (ormai ex) municipalizzata cedendo il 45 per cento delle quote comunali ad un socio privato. Si fece sotto la Nord Ovest Servizi. Società formata per il 10 per cento dalla Iren Acqua e Gas, colosso del settore con sede principale a Reggio Emilia e sedi distaccate un po’ ovunque; dall’Amiat, la ex municipalizzata del settore rifiuti di Torino, che ora fa parte del Gruppo Iren, per il 15 per cento; dalla Smat, società per le acque pubbliche torinesi, di cui è presidente Paolo Romano, anche attuale Presidente di Nos, per il 10 per cento. Poi c’e’ l’azienda trasporti di Torino, la Gtt, per il 15 per cento, di cui è presidente l’attuale amministratore delegato di Asp, Paolo Golzio. Ultima, ma assolutamente non ultima, l’Asta Spa, che partecipa in Nos al 50 per cento, società del Gruppo Gavio, tramite la sua controllata Cie-Compagnia italiana energia.
Nel consiglio d’amministrazione di Nos, nomi come l'astigiano Pier Paolo Ruscalla, Tubosider, gruppo Gavio. Bruno Binasco, uomo di Gavio, morto suicida nel 2018. Gabriele Bonfanti, ora responsabile legale-societario della Gtt, Osvaldo Conio, dirigente dei Servizi Tecnologici e Ambientali dell’Azienda Mediterranea Gas e Acqua SpA. L’ing. Golzio, invece, uomo di Gavio fin dal 1993, data in cui ha iniziato a ricoprire cariche di assoluto rilievo nella galassia societaria del colosso autostradale, per lo più nel settore energia, ha assunto la massima carica operativa in Asp: amministratore delegato.
Ma perché stanno litigando? Nel 2001 non vi era l’obbligo di stabilire una durata della permanenza del socio privato all’interno delle municipalizzate. Poi la Legge cambiò e divenne obbligo fissarlo, sulla base della durata dei tempi medi di appalto. Nel 2010, Giunta Voglino (ndr: refuso della redazione: nel 2010 la Giunta vedeva Giorgio Galvagno come Sindaco di Asti...), si stabilì questa durata fino al 2019, poi la Legge venne abrogata con Referendum del 2011, così nel 2015 (Giunta Brignolo, ndr), visti gli appalti di parcheggi, movicentro e teleriscaldamento si prolungò la durata fino al 2028. Il teleriscaldamento non partì e così le medie parlano di 2026. Il problema è che il Comune di Asti dice che la scadenza del socio è il 2019, la Nos che è il 2026. Questo è un problema.
Poi ci sono i patti parasociali stabiliti nel 2001, che sono decisamente a favore del socio privato. Questi nomina l’amministratore delegato che detiene il potere in azienda in quanto deve portare avanti il piano d’investimenti previsto, mentre il Comune nomina il presidente. Quindi, il socio privato con il 45 per cento, comanda un'azienda dove il socio di maggioranza, il Comune di Asti, ha solo cariche "onorifiche". Ricordiamo poi che l’AD è uomo di Gavio che tramite Asta ha il 50 per cento di Nos, non di più’. Questo è un altro problema. Poi c’e’ il teleriscaldamento su cui si è detto e scritto di tutto e di più e che, per il momento, è solo accantonato. Il gruppo Gavio, con la sua Cie investe molto in questo settore, ad esempio nella vicina Alessandria, con la società Alessandria calore, di cui è presidente proprio il nostro Golzio. Questo è un altro problema.
Poi c’e’ l’Iren, società che ha già acquisito diverse municipalizzate come quella di Torino, Genova e, non ultima, quella di Vercelli, dove ci sono state promesse non mantenute e delocazione di dipendenti e che ha già più di un piede ad Asti. Detiene in Asp quote del dieci per cento con Iren Acqua e Gas e 15 con Amiat, ma anche il 45 per cento di quote di Gaia e, voci attendibili, la danno intenzionata a portarle quanto prima al 51 per cento. E, questo è un altro problema.
Non è possibile credere a questioni di puntiglio o a sbagli di distrazione. Questi sono problemi di soldi, soldoni e, come diceva Niccolò Macchiavelli, “li omini dimenticano più facilmente la perdita del padre che quella di un patrimonio”. Patrimonio andato in fumo già con le mancate, o sospese, commesse per il teleriscaldamento. Nel mentre c’e’ una cordata di potenti uomini d’affari, capitanati dal leader delle autostrade Gavio, che ha il controllo, di fatto, dell’Asp. Che vuole mantenerlo e farci sempre più soldi, indipendentemente dalle tariffe applicate agli astigiani: utili medi di un milione e mezzo negli ultimi due anni. C’e’ il Comune di Asti che deve decidere chi è. Cosa vuole fare. O, forse, lo ha già deciso ma non lo vuole ancora rivelare. C’e’ il colosso Iren, in agguato come un lupo su un cervo zoppo. In mezzo 360 dipendenti. 360 persone. 360 famiglie e noi: tutti gli astigiani.
E c’e’, infine (ma non per ultimo…) il problema della gestione degli acquedotti di tutta la provincia di Asti, anzi dell’intero bacino controllato dall’ATO 5 Astigiano-Monferrato (che coinvolge anche molti Comuni alessandrini e torinesi). Per Legge nazionale questa area “idrica” dovrà avere un Gestore unico. Anzi, lo avrebbe già dovuto evidenziare nel 2017. Ma il consorzio S.I.A.M (Servizi Idrici Astigiano Monferrato), costituito nel 2008, non ha ancora trovato la definizione giuridica e operativa condivisa da tutti i soci. Che sono, paritari al 25%, i nostri 4 attuali gestori astigiani, assai diversi tra loro: l’Acquedotto della Piana e l’Acquedotto Valtiglione sono interamente pubblici in forma di Società per Azioni, l’Acquedotto del Monferrato è uno dei pochi Consorzi fra Comuni ancora esistente in Italia (dunque “genuinamente” pubblico) e l’Asp, appunto, è una SpA partecipata al 45% da soci privati e al 55% dal Comune di Asti. E’ proprio Asp, con la sua componente azionaria privata, a costituire il problema. Forse gli attuali attriti tra Comune di Asti e Nos SpA potrebbero stimolare almeno la separazione del ramo idrico dell’Asp?...
Il 17 febbraio è stato fissato un Consiglio Comunale aperto in Municipio ma potrebbe essere spostato nel Teatro Alfieri, vista la prevista affluenza).
Sede adatta per celebrare una rappresentazione. Se sarà un dramma o una commedia, lo sapremo presto.
ULTIMA ORA:
La lettera che l'Ing. Paolo Romano, presidente di Nos SpA, ha inviato a tutti i consiglieri comunali ha avuto una pronta risposta da parte del Sindaco Rasero e una altrettanto immediata contro risposta. Molto dura. Romano ha, infatti, ribadito che al momento attuale l'operatività di Asp risulta ferma. E cita l'ultimo verbale del Consiglio di Amministrazione di Asp, in cui viene affermato che il budget approvato non è stato attuato ma rinviato alle decisioni di una prossima Assemblea dei Soci. Questo a causa della mancata indicazione da parte del Comune di Asti.
"Rumors" parlano di dimissioni in seno a Nos SpA, ma al momento non risultano fonti ufficiali. Situazione, dunque, sempre più complicata. E le tensioni tra socio pubblico e soci privati fanno prevedere nuovi colpi di scena...