Operazione Barbarossa: la ‘ndrangheta tra Asti e Cuneo


Pochi titoli di giornale, relegati alle pagine locali. Tiepide o nulle le reazioni della politica o della società civile. L’Operazione Barbarossa, che ha sgominato una cellula di ‘ndrangheta operante nell’Astigiano, ha catalizzato l’attenzione per poco tempo, e forse non si è compresa la pericolosità delle dinamiche su cui ha fatto luce.
L'Osservatorio di Libera Piemonte ha realizzato un analitico dossier che ci aiuta a comprendere il fenomeno...

Lo trovate nella sua forma integrale qui: http://liberapiemonte.it/2018/10/28/barbarossa-la-ndrangheta-tra-asti-e-cuneo/ e vi consigliamo la lettura, perchè la questione ci riguarda da vicino e ci costringe (ci "deve" costringere...) ad abbandonare l'idea che "le mafie sono altrove": le mafie, purtroppo, sono ovunque vi siano business da realizzare e il nord d'Italia è, più di altri, il luogo dove maggiormente si sviluppano attività economiche, finanziarie, industriali, di servizio. Non girare la testa da un'altra parte deve essere, quindi, esercizio civico essenziale.

In estrema sintesi, l'Operazione Barbarossa prende avvio nel maggio 2015 lungo le province di Asti, Cuneo e, marginalmente, di Alessandria, Torino, Milano, Savona in un comprensorio che tocca Asti, Costigliole d’Asti, Agliano Terme, Castelnuovo Don Bosco, Castagnito, Canelli, Isola d’Asti, Mombercelli, Calosso e Alba. Il suo punto nevralgico avviene all'inizio di maggio dello scorso anno, quando il Nucleo investigativo dei carabinieri del comando provinciale di Asti arrestano 26 persone tra Asti, Alba e Costigliole d’Asti per sgominare quella che secondo gli inquirenti risulta essere la “locale” astigiana della ‘Ndrangheta, guidata da Rocco Zangrà, di Alba, direttamente collegato alle cosche calabresi di Vibo Valentia. L'indagine svela l'intreccio di relazioni strette fra le famiglie della 'ndrangheta calabrese e quelle piemontesi, queste ultime accusate per omicidi, rapine, estorsioni, furti, traffico di stupefacenti, armi, infiltrazione ed acquisizione diretta e indiretta di attività economiche astigiane operanti nel settore edile, agricolo-commerciale e perfino sportivo (fino al 2017 nei riguardi delle società di football Asti Calcio, Pro Asti Sandamianese, Costigliole Calcio, Motta Piccola California).

Valentina Sandroni, referente provinciale di Cuneo per Libera ha avuto modo di affermare che «al di là della responsabilità penale dei singoli che sarà valutata solo all’esito di un processo e per i quali vige il principio di non colpevolezza, è doveroso interrogarsi sul contenuto di questa inchiesta che ci svela quanto la ‘ndrangheta sia pericolosa e quanto la sua espansione sia direttamente collegata alla capacità delle mafie di legarsi profondamente al tessuto economico e sociale, coltivando rapporti, affari ed imponendo la propria presenza, spesso silenziosa. La lotta alla mafia inizia con l’abbandonare le immagini stereotipate della provincia tranquilla, dell’isola felice, per cercare di capire quali sono i punti deboli del nostro sistema sociale, politico, economico che lasciano spazio alle mafie, consentendogli di radicarsi».

Buona lettura, dunque del dossier di Libera Piemonte.


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