di Giampiero Monaca, maestro.
Saper leggere una carta geografica insegna a prevedere l’orografia, gli ambienti, le relazioni umane. Sapere dove si è aiuta a scegliere in quale direzione si vuole andare, un “orientarsi” fisico che diventerà poi capacità di dirigere anche le proprie scelte nella vita basandosi su parametri e decisioni ponderate ...
Da quando l’esperienza dei “Bimbisvegli” si è spostata a Serravalle (l’autore, maestro in una scuola elementare pubblica della provincia di Asti, fa riferimento al progetto sperimentato di classe in forte contatto con l’ambiente naturale e con una pedagogia ispirata ai principi della nonviolenza e della cooperazione, ndr), la frequenza di attività all’aperto ha fornito spunti e occasioni per aprirci sempre più alla scoperta, all’incontro, alla didattica esperienziale.
Abbiamo così progettato questa attività interdisciplinare che coinvolge geografia, italiano, arte, scienze, educazione motoria, e mette in gioco competenze sociali di lavoro in gruppo, deduttive e logiche, oltre che manuali.
Il percorso ci ha portati a prendere confidenza con la carta geografica analizzando pregi e caratteristiche della rappresentazione in scala, della presentazione in versione fisica e politica e a iniziare a comprendere i confini nazionali e regionali, oltre che la localizzazione dei principali luoghi caratteristici italiani, mettendoli in relazione con la nostra città.
Il risultato tangibile è aver realizzato tutti insieme (bambini di prima e di seconda) un grande puzzle tridimensionale delle regioni italiane che vanno a comporre la carta d’Italia.
Tutto è cominciato quest’estate: l’unico compito assegnato per le vacanze era stato inviare cartoline dai luoghi di villeggiatura o dalle case dei nonni. Un microscopico esercizio di letto-scrittura e un’occasione per far mantenere saldi i rapporti anche durante il periodo di sospensione delle lezioni.
Al rientro abbiamo posizionato le cartoline sull’Italia in una carta geografica d’Europa, notando che le cartoline risultavano tutte assiepate, quelle provenienti da Rimini coprivano quelle toscane, chi era stato in Val d’Aosta risultava coperto da chi era stato in spiaggia in Liguria. “Come possiamo risolvere il problema?”. “Se le cartoline sono grosse e l’Italia è piccola… allora dobbiamo fare l’Italia più grande” (ma senza guerre, noi amiamo la pace).
Ho fotocopiato ingrandendo al 140 per cento la carta geografica politica murale: ne ho ottenuto 24/25 fogli A3 contenenti tute porzioni contigue leggermente sovrapposte (alcune località erano sia su un foglio che sull’altro). Giochiamo alla Tombola geografica! Ad ogni bambino due fogli. Inizio io mettendo un foglio e leggendo un paio di località presenti sui margini del mio foglio. Chi aveva quella località portava il suo foglio e insieme lo incollavamo in posizione perfettamente sovrapposta (lettura, ricerca dell’informazione, concentrazione, precisione). Al termine della fase abbiamo ottenuto un foglio di quasi due metri che ricostruiva l’intera carta d’Italia.
Il nostro poster essendo fotocopiato era in bianco e nero e risultava difficile vedere i confini di regione e di nazione. Detto fatto: li abbiamo ripassati, con due colori diversi, introducendo la funzione della legenda. Così quelli nazionali li abbiamo fatti di un colore e quelli regionali di un altro.
A quel punto è iniziata una fase interessantissima. Dopo aver deciso di renderla tridimensionale usando la tecnica sperimentata già l’anno scorso facendo il plastico del bosco, iniziamo osservando la grande carta fisica ma bidimensionale. La osserviamo, immaginando di sorvolare l’Italia (ragionamento predittivo). Ci accorgiamo che è talmente ben fatta che sembra proprio che i monti vengano fuori dal foglio. Ne risulta una attività quasi di drammatizzazione, nella quali ho proposto ai bimbi di “pizzicare” le montagne. Immaginare di avere dell’argilla sulla carta e di rialzarle realmente (questo per far “imparare a livello corporeo” attraverso i movimenti delle mani il posizionamento dei principali rilievi, sul territorio).
Adesso riportiamo le montagne sulla nostra mappa. A gruppi liberi, ecco la consegna: riconosci e osserva la Lombardia sulla carta fisica, trova le montagne colora di marrone sulla nostra carta una porzione simile (non identica, poichè ho aumentato la difficoltà, le due carte non avevano la stessa scala per cui non erano sovrapponibili ma colo confrontabili).
Detto fatto anche questa volta: via via le aree di montagna vengono riportate e si completa l’arco Alpino e la catena degli Appennini.
Per creare le aree usiamo come riferimenti le città o qualsiasi riferimento possibile (lettura, analisi, lavoro in gruppo, precisione, logica e deduzione). Abbiamo anche osservato che si possono usare i fiumi per disegnare le montagne: tutti i fiumi nascono in montagna quindi se vedo la sorgente di un fiume o più sorgenti che si dipartono da un punto, quella sarà la cima di una montagna.
Ci siamo quasi…
Incolliamo la nostra grande mappa su un foglio di legno. Io taglio con il seghetto alternativo, insistendo molto sulla osservazione da parte dei bambini di quante strategie per la messa in sicurezza venivano messe in atto (“Voi questo attrezzo non lo potete usare mai, ancora per molto tempo, io lo uso ma guardate quelli che sono i rischi e i pericoli” (pedagogia del rischio, condivisione delle strategie).
I bambini carteggiano per bene i margini: la carta vetro e la levigatrice non sono pericolosi (lavoro manuale, confidenza con attrezzi, manualità).
E finalmente facciamo le montagne.
Tutte le aree marroni vengono riempite di “pitucchini” (così li chiamiamo noi) cioè palline fatte rigorosamente con uno strappo singolo di carta igienica incollate con colla vinilica e modellate con il pennello zuppo di colla. Una volta asciugate le coloriamo con colori marrone per la montagna, verde per la pianura, sfumando leggermente i fondovalle di giallo. Le colline sono colorate con la mescolanza sfumata si marrone e verde.
Il fatto che tutto questo lavoro sia stato svolto con l’assistenza dei nostri insostituibili amici migranti richiedenti asilo aggiunge un qualcosa in più. Loro del resto conoscono molto bene il significato di confine e frontiera.
Abbiamo riunito l’Italia grazie (anche) a Baba e Bakoutie e Paul e Taiwo.