di Maurizio Bongioanni.
"Questo nuovo mondo con questo nuovo ordine mi fa schifo. E paura. Io a Torino non ci vivo, ma andare all'Imbarchino, al Bunker o in altri locali ormai chiusi da tempo era uno dei motivi per cui ci andavo volentieri. In generale, essere cresciuta in una città piena di spazi di aggregazione fra i quali scegliere mi ha formato come cittadina e come persona. Mi dispiacerebbe molto se i miei figli non avessero la mia stessa fortuna... Ora, è ovvio che mi preoccupa molto di più vivere in un paese in cui si propone di censire la gente per motivi etnici, o in cui l'odio etnico porta ad attacchi terroristici di matrice razziale perpetrati finora solo da italiani , ma si parte dalla censura della cultura, dell'informazione di qualità, quindi anche la chiusura dei locali è una battaglia per la quale vale la pena spendersi" ...
Condivido le parole di questa mia amica, Francesca, per tentare di rispondere alla domanda: "Ma perché Torino è nemica del divertimento?". Proprio in questi giorni è apparsa la notizia, così annunciata: "Musicisti di strada, a Torino saranno sequestrati gli strumenti agli artisti urbani". Il titolo è ingannevole... infatti la giunta Appendino ha emanato un'ordinanza con la quale si prevede che chi vuole suonare in strada debba prima "prenotarsi" attraverso un'apposita app. Il sequestro interviene solo nel caso si salti questo passaggio.
Ecco, diciamo piuttosto che si è deciso per rimuovere la spontaneità della musica di strada.. ora ti devi prenotare con un'app, non puoi metterti dove ti pare con i tuoi strumenti.
Ma a me pare molto più dannosa l'ordinanza anti-movida, quella che ha portato alla chiusura di locali storici come l'Imbarchino. Porca miseria, Torino senza posti come l'Imbarchino fa schifo. Ora, tale ordinanza (parlo in particolare della stretta contro i locali all'aperto dopo la circolare Gabrielli in seguito ai fatti di Piazza San Carlo) non so se sia un prodotto nato con il solo Movimento5Stelle o anche grazie al clima Pd che si respirava prima. Fatto sta che la sostanza non cambia. I Murazzi sono vuoti (e non diciamo che è solo un problema di livello dell'acqua del Po), i locali chiudono e poi non riaprono. Gli imprenditori si lamentano che a Torino non c'è più possibilità di pianificare eventi culturali come un tempo. C'è da dire che la giunta attuale e quella precedente sono state troppo sbilanciate a favore di quelli a cui piace il silenzio, la calma, insomma l'ordine (che probabilmente hanno anche vinto attraverso un'ordinanza del Tar).
Alcuni andranno d'accordo con la disciplina. In ogni caso un'ordinanza apparentemente semplice come quella di "prenotarsi" per suonare in strada, che segue l'ordinanza anti-movida, sì la vedo come un tentativo di irrigimentare tutto ciò che è spontaneo, come la musica...
Certo, voi direte, gli abitanti del quartiere saranno contenti. E invece la fiumana di gente si riversa nei locali in San Salvario dove la gente ci abita per davvero, a differenza dei locali nel Parco del Valentino o di quelli affacciati sul Po.
Insomma, la mia è di sicuro una visione parziale. Ma lancio la pietra (senza nascondere la mano) in attesa di qualche punto di vista diverso, magari di qualche cuneese che a Torino ha trascorso gli anni dell'università come me o che magari ci vive tutt'ora.