“Si alla costituzione, no al fascismo e no al razzismo”.
di Mamadou Seck, Segretario provinciale FIOM/CGIL Asti.
Cari concittadini, Vi scrivo allacciandomi alla manifestazione con lo slogan “Si alla Costituzione – No al fascismo – No al razzismo” di sabato 17 marzo 2018 ad Asti, alla quale hanno partecipato diverse associazioni e tanti cittadini. Credo che abbiamo fatto bene ad organizzarla per dire Si alla Costituzione ma soprattutto per richiedere l’applicazione di alcuni articoli della stessa ...
Cioè: Diritto al lavoro non precario ed a una retribuzione dignitosa; diritto all’abitare, diritto a curarsi, diritto allo studio; diritto alla pensione e soprattutto l’Art. 12
delle Disposizioni transitorie e finali alla Costituzione.
E’ stata anche una manifestazione di solidarietà contro ogni forma di discriminazione e odio a partire degli eventi di Macerata e Firenze.
Rammento che abbiamo assistito alla campagna elettorale più brutale nella storia della Repubblica, i nostri politici non hanno trattato i veri problemi degli italiani concentrando tutte le loro poche energie sul tema dell’immigrazione alla ricerca di bacini da cui attingere voti e capri espiatori.
Oggi, la predicazione dell'odio viene amplificata e propagata da alcuni dirigenti politici attraverso i loro interventi e soprattutto dai nuovi mezzi di comunicazione, i social network. Certo che l’avanzamento tecnologico offre grandi opportunità ma, come sempre, se non correttamente utilizzato, può concentrare strumenti sofisticati nelle mani di persone socialmente pericolose.
Sul tema dell’immigrazione, ormai non si potrebbero cancellare i segni visibili che fanno della nostra Provincia un territorio multietnico con la presenza di persone di pelle, lingue e religioni diversi. Oggi, basta camminare o guardarsi intorno e vediamo persone che anni fa non avremmo mai sognato di incontrare e di avere come vicini di casa, colleghi di lavoro, coniugi o compagni di banco a scuola, provenienti da paesi lontani come Lituania, Tanzania, Pakistan, Senegal, Perù, Sri Lanka, Mali, Gambia ... etc. Paesi di cui ogni tanto sentiamo parlare ma che non sappiamo collocare correttamente sulla carta geografica.
Eppure oggi sono qui presenti per lavoro, per motivi di studio, familiari, umanitari, politici, religiosi o come rifugiati.
E’ opportuno, soprattutto, consolidare quegli ideali di solidarietà, democrazia, libertà, tolleranza, pace, eguaglianza, serena e civile convivenza che ci contraddistingue.
Crediamo che non si può più continuare a pensare l’immigrazione come una crisi o una emergenza ma un fenomeno strutturale che deve essere governato seriamente.
Non è giusto continuare a dire “aiutiamoli a casa loro”, un vero e proprio inganno ai cittadini.
Per me aiutarli a casa loro significherebbe:
- Smettere di vendere armi e tecnologie militari ai governi corrotti e autoritari dei Paesi di provenienza degli immigrati;
- Interrompere lo sfruttamento delle materie prime per il fabbisogno delle nostre industrie nelle regioni e/o paesi da cui partono la maggiore parte degli immigrati e/o rifugiati;
- Investimenti su educazione, sanità, sviluppo locale, infrastrutture e progetti di energia rinnovabile;
- Combattere ed eliminare l’economia sommersa nel mondo del lavoro, soprattutto agricolo, con lo sfruttamento degli immigrati – raccolta dei pomodori nel Sud e il lavoro nelle vigne.
Tutto questo ci aiuterebbe a combattere le diseguaglianze globali, nazionali, locali perché veramente un “altro mondo è possibile” con politiche diverse.
Non dobbiamo mai mollare pensando che sia seppellito il razzismo, il fascismo e tutte le altre forme di discriminazioni dopo l’abrogazione delle leggi razziali e l’avvenimento della Costituzione Italiana.
Oggi più che mai sarà necessario tener la guardia alta per non perdere la memoria e la consapevolezza dentro una società multietnica sempre più aperta, con tante influenze culturali di cui la società civile, la politica, le associazioni e soprattutto la scuola devono avere un ruolo importante di educazione alla convivenza ed ai valori della solidarietà per evitare la proliferazione di vecchi e nuovi odi.
Ed a questo punto, la tutela riguarda tutti gli universi sensibili della terra, dalle minoranze etniche alla natura sempre più sfruttata, delle varie disabilità sociali alle diversità sul piano sessuale.
Ogni forma umana e non, individuale o collettiva che il giudizio comune e benpensante considera diversa, scomoda o non conforme alle regole va, a mio parere, tutelata perché espressione di quella meravigliosa e originale moltitudine umana.