L'Associazione Davide Lajolo, il Movimento Stop al Consumo di Territorio Astigiano, il coordinamento piemontese del Forum Salviamo il Paesaggio e i partecipanti all'incontro «Culture e Paesaggio» (Asti, 23 febbraio 2018) hanno sottoscritto un importante appello indirizzato ai competenti amministratori della Regione Piemonte e del Comune di Asti. Nella stessa occasione Alessandro Mortarino lo ha illustrato e consegnato direttamente al Sindaco di Asti Maurizio Rasero ...
PREMESSA:
Il suolo è da intendersi come lo strato superficiale della Terra, la pelle viva del pianeta Terra.
Una pellicola fragile. Nel suolo vivono miliardi di creature viventi, un quarto della biodiversità di tutto il pianeta. Il suolo è una risorsa finita non rinnovabile e per questo preziosa almeno al pari dell’acqua, dell’aria e del sole.
Secondo l’ISPRA-Istituto Superiore di Protezione Ambientale il consumo di suolo in Italia non conosce soste, pur segnando un importante rallentamento negli ultimi anni. Dopo aver toccato anche gli 8 metri quadrati al secondo negli anni 2000 (tra i 6 ed i 7 metri quadrati al secondo è la media degli ultimi 50 anni), il rallentamento iniziato nel periodo 2008-2013 a causa della crisi economica si è consolidato negli ultimi due anni con una velocità ridotta di consumo di suolo, che continua però, sistematicamente e ininterrottamente, a ricoprire aree naturali e agricole con asfalto e cemento, fabbricati residenziali e produttivi, centri commerciali, servizi e strade.
Il suolo consumato è passato dal 2,7% degli anni ’50 al 7,6% stimato per il 2016. In termini assoluti, il consumo di suolo si stima abbia intaccato ormai oltre 23.000 chilometri quadrati del nostro territorio: una superficie pari all'Emilia Romagna.
ISPRA evidenzia, inoltre, i costi generati dal consumo di suolo in termini di perdita di servizi ecosistemici (l’approvvigionamento di acqua, cibo e materiali, la regolazione dei cicli naturali, la capacità di resistenza a eventi estremi e variazioni climatiche, il sequestro del carbonio - valutato in rapporto non solo ai costi sociali ma anche al valore di mercato dei permessi di emissione - e i servizi culturali e ricreativi), solitamente non contabilizzati.
In sintesi il dato nazionale evidenzia che la perdita economica di servizi ecosistemici è compresa tra i 538,3 e gli 824,5 milioni di euro all’anno, che si traducono in una perdita per ettaro compresa tra i 36.000 e i 55.000 euro.
Secondo l’ISTAT nel nostro Paese sono presenti oltre 7 milioni di abitazioni non utilizzate, 700 mila capannoni dismessi, 500 mila negozi definitivamente chiusi, 55 mila immobili confiscati alle mafie.
“Vuoti a perdere” che snaturano il paesaggio e le comunità a contorno.
Tutto ciò a fronte di un andamento demografico (dovuto essenzialmente dall’ingresso di nuova popolazione dall’estero) che indica una crescita debole, tanto è vero che nel triennio 2012-2016 le morti hanno superato le nascite; nel 2017 la popolazione italiana era pari a 60.579.000 persone, circa 86 mila in meno rispetto al 2016, e sostanzialmente stabile dal 2014.
Gran parte degli edifici di nuova costruzione oggi in vendita nel nostro Paese sono stati costruiti diversi anni fa e registrano nel 2015 un invenduto pari a 90.500 unità (abitazioni ancora in costruzione e non ancora sul mercato escluse), nel contempo sono presenti immobili vetusti e quasi inutilizzabili che avrebbero invece bisogno di essere ristrutturati e riqualificati con evidenti benefici sia economici e sia di decoro e senza gravare sul suolo libero.
La crisi economico-finanziaria di questi anni ha sedimentato in seno agli istituti bancari una grande quantità di immobili, pignorati in parte a cittadini “impoveriti” e, in prevalenza, alle imprese del settore impegnate in operazioni edilizie fallite per esubero di offerta. Non a caso i principali istituti di credito hanno aperto un filone “real estate” per smaltire un patrimonio in progressiva svalutazione che grava sui loro bilanci. Le principali sofferenze derivano dal comparto costruzioni e immobiliare, con il 41,7% dei prestiti deteriorati: una quota molto importante, che denuncia un’economia sbilanciata, troppo esposta su questo settore.
Il Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e forestali ci ricorda, inoltre, che il nostro Paese è in grado, oggi, di produrre appena l’80-85% del proprio fabbisogno primario alimentare, contro il 92% del 1991. Significa che se, improvvisamente, non avessimo più la possibilità di importare cibo dall’estero, ben 20 italiani su 100 rimarrebbero a digiuno e che quindi, a causa della perdita di suoli fertili, il nostro Paese oggi non è in grado di garantire ai propri cittadini la sovranità alimentare. Tanto che la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) si è ridotta a circa 12,7 milioni di ettari con 1,7 milioni di aziende agricole, superficie che nel 1991 era quasi 18 milioni di ettari.
A livello globale il nostro Pianeta ha già perso un terzo del suo terreno coltivabile - a causa dell’erosione o dell’inquinamento - negli ultimi 40 anni, con conseguenze definite disastrose in presenza di una domanda globale di cibo che sale alle stelle: quasi il 33% del terreno mondiale adatto o ad alta produzione di cibo è stato perduto a un tasso che supera il ritmo dei processi naturali in grado di sostituire il suolo consumato.
E nel 2050 la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi di persone: risulta, pertanto, necessario incrementare la produzione agricola in Italia e nel mondo di almeno il 30%.
7.145 sono i comuni italiani (l’88,3 % del totale) interessati da qualche elemento di pericolosità territoriale; tra questi il 20,3 % (1.640 comuni) presentano aree ad elevato (P3) o molto elevato (P4) rischio frana, il 19,9 % (1.607 comuni) presentano aree soggette a pericolosità idraulica (P2) mentre il 43,2 % (3.893 comuni) presentano un mix dei rischi potenziali (P2, P3, P4).
Per queste considerazioni, il contrasto al consumo di suolo (parte integrante di un'azione di contrasto al cambiamento climatico) dev’essere considerato una priorità e diventare una delle massime urgenze dell’agenda parlamentare per i numerosi benefici indotti che ne derivano, di carattere sociale, ecologico ed economico.
Il Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio (più noto come Forum Salviamo il Paesaggio) - Rete civica nazionale a cui aderiscono attualmente oltre 1.000 organizzazioni e molte migliaia di cittadini a livello individuale - ha ufficialmente presentato nei giorni scorsi un proprio originale testo normativo volto a mettere fine al consumo di suolo e non limitarlo al suo semplice “contenimento”, da proporre come riferimento per iniziative parlamentari tese a dotare il nostro Paese di una chiara, inequivocabile, costruttiva normativa a tutela dei suoli ancora liberi, compresi quelli all’interno dell’area urbanizzata, utile a risolvere anche i problemi dell’enorme patrimonio edilizio inutilizzato ed in stato di abbandono.
Tra l’ottobre 2016 e il gennaio 2017 all’interno del Forum è stato costituito un apposito gruppo di lavoro tecnico-scientifico multidisciplinare, formato da 75 persone: architetti, urbanisti, docenti universitari, ricercatori, pedologi, geologi, agricoltori, agronomi, tecnici ambientali, giuristi, avvocati, giornalisti/divulgatori, psicanalisti, tecnici di primarie associazioni nazionali, sindacalisti, paesaggisti, biologi ecc. E il 3 febbraio scorso il testo normativo è stato reso pubblico, invitando tutte le forze sociali, economiche e politiche a valutarlo e indicare la loro condivisione e l'impegno a sostenerlo fin dalle prime ore della prossima legislatura.
APPELLO:
Sulla base di tutte le sintetiche rilevazioni prima richiamate, risulta per noi evidente che il consumo di suolo è una autentica emergenza nazionale e il suo contrasto deve essere immediatamente attuato attraverso l'impegno sia di ogni singolo cittadino e sia - e ancor più - di ciascun livello della pubblica amministrazione.
In questi giorni è stato annunciato l'esito del Bando regionale di selezione “Poli Innovativi per l’infanzia”, con il quale si intende favorire l’aggregazione di sedi scolastiche già esistenti in nuove strutture sicure sia dal punto di vista strutturale e sia sotto il profilo antisismico, utilizzando criteri di edilizia sostenibile. Un Bando indubbiamente apprezzabile per gli scopi che intende perseguire, ma che purtroppo contiene una grave distorsione poichè non tiene conto - e, anzi, disattende gravemente - tutti gli orientamenti che la stessa Regione Piemonte ha inteso indicare attraverso le sue norme in materia di contrasto al consumo di suolo e di salvaguardia del territorio.
Il Bando ha assegnato cospicui finanziamenti alle città di Acqui Terme, Torino e Asti e le risorse saranno messe a disposizione dall’Inail (Istituto nazionale Assicurazione e Infortuni sul lavoro) grazie a quanto previsto dal decreto D.lgs 65/2017 attuativo del provvedimento "Buona scuola".
Il 4 dicembre dello scorso anno il coordinamento piemontese del Forum Salviamo il Paesaggio aveva provveduto a invitare formalmente la Regione Piemonte a modificare i parametri del Bando in questione, annullando il riferimento a nuove edificazioni e sostituendo questa voce con un più congruo invito all'individuazione di strutture e aree inutilizzate da sottoporre a riuso/recupero. Nessuna risposta è però pervenuta dalla Regione Piemonte.
Riteniamo ora necessario sollecitare nuovamente tutte le amministrazioni coinvolte (Regione e Comuni) affinché il grave e colpevole errore di consumare nuovo suolo libero possa essere evitato e, contemporaneamente, venga chiaramente mostrata proprio dagli Enti Pubblici locali la priorità di orientare l'urbanistica al recupero e riuso dell'enorme stock edilizio esistente e inutilizzato e alla salvaguardia degli spazi ancora non impermeabilizzati restanti nei nostri territori.
In definitiva, chiediamo alle nostre amministrazioni, con deferenza ma anche con forza, di non macchiarsi di un nuovo e colpevole atto contro il nostro unico ambiente di vita.
Che, per quanto accennato nella nostra premessa, deve la propria sopravvivenza alle nostre scelte di oggi ...