Oasi dell'Immacolata: c'è il ricorso al TAR

di Alessandro Mortarino.

Nonostante le incoraggianti parole del Vescovo di Asti ("accetteremo la decisione del Comune") lo scorso 27 ottobre una raccomandata ha formalmente sancito il ricorso al TAR contro il diniego autorizzativo espresso dall'amministrazione comunale di Asti al progetto di trasformazione dell'Oasi dell'Immacolata in centro commerciale. Il mittente è il Seminario Vescovile di Asti, a firma del suo legale rappresentante don Mario Andina. Se non è zuppa è pan bagnato ...

La notizia conferma le preoccupazioni evidenziate nei giorni scorsi dal Comitato "No nuovo supermercato dentro l'Oasi".

E' un'azione che ci lascia con l'amaro in bocca e che davvero non pensavamo di dover registrare. Ora non ci resta che attendere gli esiti del ricorso e proseguire nella raccolta di firme di cittadini contrari al progetto di trasformazione dell'Oasi: oggi quelle sottoscrizioni sono già quasi 5 mila. Dovrebbero essere più che sufficienti per dimostrare la posizione della cittadinanza, ma evidentemente gli interessi in gioco sono di proporzioni superiori alle esigenze di Asti e dei suoi residenti.

E' un vero peccato. Soprattutto dopo una serie di circostanze che ritenevamo in grado di ricondurre la vicenda ad un grande e unanime accordo di comunità.
Infatti la mia "Lettera (a cuore aperto) al Vescovo di Asti" di fine luglio (la trovate qui), aveva contribuito all'avvio di una discussione ampia e importante e immediatamente lo stesso Vescovo mi aveva risposto dal Mato Grosso, dove si trovava in quei giorni. Un dialogo a distanza molto utile per conoscere le ragioni dell'altro, comprendersi, abbattere muri, superare pregiudizi.

Padre Francesco mi aveva poi invitato a casa sua per un incontro a quattr'occhi, che avvenne nei primi giorni di settembre. Più di due ore di dialogo fitto, in cui parlammo di Oasi, di ambiente, di massimi sistemi e di molto altro, con una complicità via via più assoluta.
Mi spiegò le ragioni della decisione di procedere nella vendita dell'Oasi e anche del progetto per i terreni lungo Tanaro della Consolata, entrambi legati ai problemi finanziari della Curia e causati dall'iniziativa della Casa del Pellegrino di Villanova: oltre 2 milioni di euro da trovare e in tempi stretti.

Al termine mi confessò che la situazione che si era delineata lo aveva convinto che il suo obiettivo di poter lasciare al suo successore un bilancio in ordine (Ravinale lascerà nell'aprile del prossimo anno il suo ruolo di Vescovo per raggiunti limiti di età) non sarebbe stato possibile raggiungerlo. E mi disse che ancor più gli dispiaceva che l'Oasi restasse inutilizzata e in piena decadenza.

Gli risposi raccontandogli ciò che stavamo facendo per l'area interna all'Ospedale Cardinal Massaia; e, cioè, che dopo essere riusciti a far valere le nostre ragioni fino a fermare il progetto di costruzione di una grande centrale termoelettrica per il teleriscaldamento cittadino, ci eravamo impegnati per realizzare in quelle stesse aree un giardino terapeutico o della salute. Concluso l'iter della procedura con la non autorizzazione dell'impianto di teleriscaldamento, l'ASL e l'Assessorato regionale alla Sanità ci chiesero di dare corso al progetto alternativo e oggi, con il contributo di Ordini professionali e associazioni, quel progetto è in pieno sviluppo.
Lo stesso metodo lo avremmo potuto adottare anche per restituire una funzione sociale all'Oasi.

Padre Francesco apprezzò la proposta e mi disse che questa ipotesi sarebbe stata molto apprezzata e gli avrebbe anche consentito di cambiare idea su "quei comitati civici che sembrano saper dire solo dei No" ...
E mi disse ancora che più che le parole sarebbero stati importanti i gesti.

Mi trovai perfettamente d'accordo: non disdegno mai le parole, ma solo se sono accompagnate da fatti, azioni, sudore.
E gli anticipai la possibilità di avviare un progetto di rinascita dell'area da subito e a partire dal giardino dell'Oasi: si sarebbe potuto, ad esempio, immaginare una giornata di lavori volontari nell'area verde sul tipo della campagna "Puliamo il Mondo" di Legambiente, con decine di persone impegnate a ridare armonia al luogo di contorno degli edifici esistenti.

L'idea gli piacque. Molto. E quindi io conclusi con un "ci pensi e se ritiene la cosa fattibile mi avvisi che ne parlo con le associazioni e i comitati".
Mi guardò fisso negli occhi e mi diede carta bianca: potevo - subito - mettermi all'opera per raccogliere la disponibilità della città. Con un obiettivo: aiutarlo a trasformare l'Oasi in una "cittadella della Carità" (che io corressi in "Cittadella della Dignità" ...).

Circa venti giorni più tardi, dopo avere ottenuto da cittadini, associazioni e comitato la piena disponibilità a procedere in questa direzione, comunicai a Padre Francesco la buona novella.
Immaginavo che questa notizia scatenasse l'avvio di un nuovo percorso, di comunità.
Padre Francesco mi gelò. Ringraziandomi per l'impegno e per la gioia di ricevere le attenzioni e disponibilità di tutti, ma comunicandomi che non era ancora il momento di avviare il progetto in quanto "l'acquirente" aveva prima tutto il diritto di decidere come agire e senza pressioni da parte sua.

Una posizione ben diversa da quella da cui eravamo partiti. Se me l'avesse detto prima, mi sarei evitato il mal di pancia ... (Eppure me lo aveva chiesto proprio lui !).

Quella risposta mi aveva parecchio amareggiato e mi aveva fatto comprendere la triste reale situazione.
Che ora si manifesta in tutta la sua crudezza: il Seminario ricorre al TAR. Proprio il Seminario.

La vertenza è aperta. Non è la prima e non sarà l'ultima e il fatto che il proponente sia la comunità cristiana non cambia la prospettiva critica delle nostre valutazioni e l'impegno che dovremo dedicare per far valere, ancora una volta, le ragioni del buon senso.

Sulla mia scrivania, sotto un filo di polvere, campeggia un volume "Laudato sì. Enciclica sulla cura della casa comune". L'autore è un certo Papa Francesco.
Chi non lo ha ancora letto, trovi il tempo per colmare la lacuna. E si ricordi che la "casa comune" non è quella degli altri. Ma è innanzitutto la nostra ...

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