Qualche domanda sul progetto Agrivillage

L'intervento di Laurana Lajolo al Consiglio comunale aperto di Asti (5 ottobre scorso).
Per intervenire al Consiglio Comunale aperto del 5 ottobre sul progetto dell’Agrivillage, ho letto il progetto sul sito del Comune di Asti e ho consultato qualche operatore commerciale e uno dei progettisti.
Parto dalle indicazioni per la tutela del patrimonio paesaggistico, storico, economico e culturale della città, di cui mi occupo da tempo sulla rivista Culture, indicazioni contenute anche nel Manifesto che ha concluso la IX edizione del Festival del paesaggio agrario ...

Entrando nel merito, se fossi un amministratore, mi ricorderei che la parola amministrare viene dal latino minister, che non aveva il significato odierno di “uomo potente”, ma quello di servitore e, quindi, che amministrare significa servire la città, anche contemperando, come in questo caso, gli interessi privati con il prioritario impegno del bene pubblico.

Ho confrontato le mie convinzioni con il progetto Agrivillage, tenendo conto  da un lato dell’ultima relazione dell’ATL sui flussi turistici e dall’altro dei radicali cambiamenti che stanno intervenendo nel commercio al minuto e nella grande distribuzione.
La relazione dell’ATL indica che stiamo ampliando le potenzialità e le opportunità di un turismo qualificato che preferisce soggiornare in piccole strutture ricettive confortevoli, in campagna piuttosto che in città, che è interessato all’enogastronomia ma, in egual misura, ai monumenti, ai musei, ai centri storici, che vuole “abitare” cioè fruire pienamente del paesaggio rurale e urbano.  
Questo nuovo flusso qualificato sembra che cominci a dare benefici effetti anche sul commercio cittadino, in particolare per quegli esercizi che si sono adeguati alle nuove richieste del mercato.

Con tali premesse pongo qualche domanda agli amministratori comunali:

1) Quanto sarà impattante la nuova struttura sulla periferia agricola cittadina, sulla viabilità di ingresso e di uscita, sulla fruizione del centro storico? Nel progetto viene segnalato come valore (e non potrebbe essere diversamente) la vista dal villaggio della Chiesa di  Viatosto. Ma chiediamoci cosa si vedrebbe dalla chiesetta romanica nella valle di Rilate con il nuovo villaggio.
 
Il milione di visitatori previsti in quale modo conoscerebbe la città, visto che usufruirebbe di un treno navetta alla stazione e di ingressi prossimi all’autostrada?

Si vuole incentivare un turismo massificato, ormai rifiutato da altre città perché troppo invasivo?

2) Si prevede un villaggio artificiale definito antico borgo, da insediare nelle vicinanze di paesi veri e abitati della Val Rilate.  
Il villaggio è progettato come autosufficiente: una superficie coperta di 24000 mq con due piazze centrali, piazzette e vie tipiche di un borgo, cascine, centro congressi, ristoranti, albergo di quattro piani con quattro torri.
L’edificio più importante sarebbe a mo’ di castello composto da diversi elementi: l’aspetto esterno del Castello di Moncalieri, la terrazza del Castello del Valentino di Torino, il cortile interno e il porticato del nostro Palazzo del Michelerio. Sono previste anche sette torri simili a quelle vere in città comprese la Torre Troyana e quella dei Guttuari.
Si legge nel progetto che l’intento è di dare la possibilità di fare acquisti nel tempo libero in compagnia di tutta la famiglia avendo contemporaneamente la "sensazione" di frequentare un borgo antico.
Ma, noi che abbiamo una campagna produttiva e un paesaggio patrimonio dell’umanità dobbiamo, dare la "sensazione" o, piuttosto, far conoscere il patrimonio produttivo, estetico, naturale?

Questa tipologia come si può inserire nel nostro tessuto urbanistico tra centro e periferia?

3) La terza domanda riguarda lo sviluppo del commercio e le nuove tendenze di acquisto on line. La Sottosegretaria ai Beni culturali Ilaria Borletti, in una delle sessioni del Festival del paesaggio agrario, alla domanda specifica sull’Agrivillage ha detto che le grandi concentrazioni commerciali stanno chiudendo e che sono concettualmente superate.  
E non lo dice solo lei.
In effetti, il progetto in discussione questa sera è stato formulato dieci anni fa, ha subito variazioni e adattamenti e adesso deve fare i conti con le nuove tendenze ed essere valutato se è ancora attuabile.
Quali vantaggi darebbe il villaggio alla rete commerciale cittadina?  Quale sinergia è possibile?

4) Gli imprenditori agricoli, che sperimentano la vendita diretta e l’esportazione, hanno ormai acquisito la consapevolezza che il prodotto di eccellenza si vende insieme alla bellezza del paesaggio, alle pratiche in vigna, in cantina e nel campo, cioè alla percezione reale di trovarsi in una situazione  produttiva gradevole, accogliente, vera e non artificiale.

Come conciliare questo sforzo imprenditoriale con la vendita in un ipermercato?

Chi sono, da dove vengono e  come praticano la produzione i soggetti che hanno dichiarato interesse per il villaggio?

5) Sul territorio si sono sviluppate fiere, sagre, manifestazioni. Nel villaggio sono previsti anche molto intrattenimento e momenti culturali. Che impatto può avere questa attività con le feste dei paesi limitrofi, con le manifestazioni enogastronomiche e i festival cittadini e così via?

6) Vengono indicati 500 nuovi posti di lavoro. Nuovo precariato o opportunità ai ragazzi che hanno acquisito competenze nelle scuole e all’università?

7) L’ultima domanda, mi pare quella fondamentale e decisiva: quali programmi di sviluppo del commercio, del turismo, della cultura, della qualificazione della città e delle frazioni intende perseguire e realizzare l’Amministrazione ?

L’Agrivillage, che è un’operazione molto consistente, va bene o è in contraddizione con le intenzioni amministrative?

A questa domanda devono rispondere la Giunta e il Consiglio comunale con senso di responsabilità. D’altro canto il termine responsabilità viene da “responso”, cioè capacità di rispondere ai cittadini con cognizione di causa per attuare il bene comune ...

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