di Alessandro Mortarino.
L'amministrazione e il consiglio comunale di Asti approvano il nuovo piano commerciale cittadino, che prevede l'azzeramento di qualunque nuovo grande insediamento commerciale «L1» e «L2», cioè delle dimensioni di Agrivillage o Porta del Monferrato. «Evviva», gridano gli attivisti del Movimento Stop al Consumo di Territorio Astigiano, affannandosi a redigere rapidamente un comunicato stampa per rivolgere un plauso alle oculate scelte della politica astigiana. Ma la "politica", si sa, è un soggetto atipico, forse un animale simile all'araba fenice, e le sue regole hanno le sembianze di Penelope e della sua tela: ciò che si fa di giorno, si disfa la notte. O, forse, le strategie della politica sono troppo sottili per essere comprese dal popolo bue ? Un breve resoconto di una situazione capovolta in poche ore, in tre sole mosse ...
Prima mossa: il Piano (commerciale), il dibattito (in aula consiliare), l'approvazione (mica tutti d'accordo, ma la maggioranza in democrazia fa pendere la bilancia per ogni decisione).
Morale: Asti dice "basta" ai grandi centri commerciali e la sua pianificazione futura - che immaginiamo pensata e studiata in ogni minimo dettaglio - disegna la mappa di una città che non avrà nuove sfavillanti cittadelle degli acquisti. Forse l'amministrazione ha compreso il senso degli appelli, delle sottoscrizioni popolari, delle proposte tecniche e sociali formulate negli scorsi anni, e a più riprese, da cittadini e Movimenti.
Seconda mossa: non sono ancora passate ventiquattrore e il Sindaco rilascia un'affermazione sibillina alla stampa locale. Ribadendo con orgoglio la paternità di questo Piano commerciale, Brignolo aggiunge che, comunque, l'amministrazione manterrà aperta una porta a quanti vorranno presentare progetti commerciali di maggiori dimensioni. Un Sindaco dalle idee chiare, dalle scelte nitide, in perfetto stile "pianifico, ma non mi spezzo".
Il comunicato di plauso è pronto, ma forse è bene tenerlo ancora un attimo nel cassetto, giusto per fare qualche verifica !
Terza mossa: passata la settimana, non è che si può stare tanto a cincischiare ... dunque avanti con qualche passo formale: un atto ufficiale attraverso il quale Comune e proponenti del progetto Agrivillage siglano l'avvio di una procedura di valutazione del progetto stesso, dal punto di vista tecnico, giuridico, dell'opportunità e utilità collettiva.
Chi vuole l'Agrivillage insiste sul fatto che il progetto «non riproduce in termini di superfici e offerta l’organizzazione della grande distribuzione commerciale tradizionale».
Il nuovo Piano commerciale non lo permetterebbe.
Ma ora ci sarà un tavolo tecnico bilaterale per valutare a fondo la proposta e la "eventuale" sua incongruenza con il nuovo (di zecca) strumento di pianificazione.
Un piano è un piano. Anche se una sua nota deve ancora andare "in accordo".
Un piano "stonato", ecco: ma è solo l'inizio e gli inizi sono sempre complessi ...
L'Italia è un paese meraviglioso. E le sue forme di pianificazione sono leggere come un buon pane lievitato e fragrante.
Il nostro comunicato stampa finisce così nel cestino, fortunatamente prima di essere diramato.
A fare compagnia alle circa 2.000 firme di cittadini astigiani (raccolte in brevissimo tempo lo scorso anno) che richiamavano la necessità di rivedere il Piano Regolatore e rispondere "no" a progetti dalla funzione sociale non utile come, appunto, l'Agrivillage ?
Ma la politica, si sa ...
Ora attendiamo gli esiti della quarta mossa.
Forse la strategia è diabolica e persino gli amministratori pubblici sanno cosa significhi pianificare.
Un po' di ottimismo: e che diamine !
Altrimenti se le regole, le leggi, i piani si trasformano in un optional, con che cosa stabiliamo il nostro contratto sociale ? Solo con la delega al potere di turno e la fiducia assoluta nelle sue capacità, visioni prospettiche e virtù ?
In un mondo che cambia così velocemente e senza certezze, almeno una certezza ci resta ...