Lo scorso 10 aprile l'assemblea dei 115 Comuni soci di Gaia SpA ha approvato il nuovo piano industriale dell'azienda pubblica e la ricerca di un partner privato che rileverà il 45 % delle quote azionarie. Una decisione sofferta, come dimostrato dall'assenza in assemblea di quasi metà dei soci, il che ha quindi dato "carta bianca" alle volontà dei Comuni di maggiori dimensioni, detentori di circa il 90 % del pacchetto azionario fra i votanti. Ma ai cittadini - e agli amministratori dei piccoli Comuni - restano molti dubbi sulla bontà dell'operazione ...
La privatizzazione di "beni comuni" è sempre un danno per le comunità. Perchè a fronte di costi di gestione i privati, anche i più onesti, devono guadagnare, per ciò aumentano i prezzi e riducono i costi di produzione, anche peggiorando il prodotto/servizio. Nel caso di Gaia, società pubblica che nello statuto ha scritto "riciclo-riuso", essa non può essere privatizzata con l'avvento di un'azienda "inceneritorista" come nuovo socio. La scelta prioritaria della società "inceneritorista" è quella di avere scarti da bruciare, dunque farà in modo che Gaia riduca il riciclo e il riuso ...
Grave è la scelta, perchè in tutta Europa l'indirizzo è: riduzione, riciclo e riuso. I rifiuti sono materia prima; in tutti i settori di produzione le aziende scelgono di usare prodotti riciclati per ridurre i costi di produzione. Carta, vetro, alluminio, metalli, plastiche sono tutti riutilizzati per produrre oggetti nuovi. Tutto l'organico può diventare compost, sempre più indispensabile in agricoltura, perchè i terreni sono sempre più poveri di humus.
La scelta degli amministratori di Gaia, i Comuni astigiani, è un ritorno agli anni '50, è una politica a favore delle industrie più arretrate.
I sostenitori della privatizzazione affermano che è indispensabile per necessità economiche. È falso: migliorando la raccolta differenziata, Gaia può incrementare le entrate ottenendo un più alto prezzo dei prodotti riciclati.
Per esempio, separando il vetro per colore: le aziende vetrarie sono disposte a pagarlo a un prezzo più alto; e così separando le plastiche per tipo.
Migliorare la raccolta differenziata e il riuso incrementa anche l'occupazione. Sono presenti in Italia esperienze virtuose di aziende pubbliche che con il riciclo e riuso al 70-80 % riducono i costi di gestione e le tariffe ai cittadini, incrementando i posti di lavoro.
Giancarlo Dapavo, Presidente del Circolo Gaia di Legambiente Asti.