di Giancarlo Dapavo e Angelo Porta.
Apprendiamo dalla lettura dei giornali locali che il Sindaco di Asti ha citato Legambiente - ed in particolare un rapporto redatto congiuntamente da Legambiente ed AIRU - come organizzazione favorevole comunque e sempre al teleriscaldamento, affermazione non completamente corretta, in quanto sia a livello nazionale, regionale e in Asti non siamo favorevoli “a prescindere” a questi sistemi ...
Il rapporto di Legambiente pubblicato sul sito nazionale di all’indirizzo: http://www.legambiente.it/contenuti/dossier/il-teleriscaldamento-in-Italia ha infatti come scopo (citiamo letteralmente dal documento):
a) illustrare lo stato attuale (fine 2012) del teleriscaldamento in Italia;
b) individuare le ulteriori potenzialità di sviluppo di questo servizio energetico e di stimarne i relativi benefici energetici ed ambientali attesi.
Citiamo ancora: “E’ evidente che l’analisi appresso riportata è del tutto preliminare, propedeutica all’individuazione dei progetti specifici e delle aree teleriscaldabili, che invece presuppongono una analisi puntuale del territorio urbano interessato e delle infrastrutture energetiche su di esso localizzate”.
Come organizzazione ambientalista non siamo per principio contrari ai sistemi di teleriscaldamento, a condizione che il loro funzionamento porti ad un miglioramento delle condizioni ambientali a livello locale, in pratica questo implica che siano più efficienti dei sistemi di riscaldamento che andranno a sostituire e che non usino come carburanti prodotti inquinanti quali ad esempio i rifiuti, il gasolio, il carbone o gli oli combustibili. Per fare un esempio, l’aggiunta dell’impianto di teleriscaldamento ad una centrale elettrica esistente, consente evidentemente un aumento di efficienza e quindi un miglioramento delle condizioni ambientali locali; un impianto di teleriscaldamento a biomasse costruito ex-novo al posto di caldaie a metano ne potrebbe provocare invece un peggioramento.
Aggiungiamo che stiamo mettendo in discussione diversi impianti in tutta Italia, come ad esempio quello di Brescia, e che a Rivoli abbiamo sviluppato e proposto un accurato “protocollo di intesa” al Comune, all’azienda proponente ed ai cittadini, con l’obiettivo di salvaguardare i cittadini stessi evitando possibili immotivati incrementi tariffari e futuri peggioramenti dei livelli di inquinamento e dei livelli di servizio.
Elenchiamo i dati tecnici disponibili per la centrale proposta ad Asti, estratti da diverse fonti, e quindi frammentari:
1. La centrale proposta sarà a cogenerazione, alimentata a metano con aggiunta di pompe di calore di falda, la produzione di energia elettrica rappresenterà il 20% e quella di calore l’80%, l'acqua immessa nella rete di teleriscaldamento sarà a 90 gradi e 16 bar, con uno sviluppo della rete pari a 33 KM;
2. L’utenza prevista è di 520 condomini, per un totale di 3 milioni di m3 di cui 500 mila per l'ospedale.
3. L’energia fornita prevista è 120 GWh anno, con una potenza di picco di 70MW
Siamo in attesa di dati completi e definitivi su cui basare le nostre valutazioni, desumibili dal progetto definitivo presentato per la VIA (valutazione di impatto ambientale); alcuni dati forniti sono positivi, ad esempio l’alimentazione a metano garantisce una possibile riduzione degli inquinanti; altro fattore positivo è l'uso della pompa di calore.
Restano alcuni dubbi da chiarire; ad esempio da un’analisi degli impianti esistenti ad Asti risulta che:
a. I sistemi di riscaldamento presenti in tutta la città sono per il 94% a metano e a GPL, ed anche i piccoli impianti sono in prevalenza a gas.
b. Il 90% delle caldaie sono state installate dopo il 2000.
c. Il 93% degli impianti dimostrano un rendimento misurato all’atto del collaudo e delle certificazioni periodiche superiore al 90%.
Considerato che i rendimenti delle centrali di cogenerazione arrivano all’80% (vedi ad esempio la centrale IREN di Reggio Emilia), e che ad oggi l’elettricitá consumata dall’ospedale Cardinal Massaia non viene prodotta localmente, riteniamo che sarà impegnativo dimostrare la massiccia riduzione dell’inquinamento locale come letto in diversi articoli pubblicati dalla stampa negli ultimi mesi.
Aggiungiamo che in questi ultimi anni i vantaggi della coibentazione delle abitazioni sono sempre piú conosciuti grazie a numerosi convegni e diventati raggiungibili grazie agli sconti fiscali; è prevedibile che nei prossimi anni saranno molti gli edifici che raggiungeranno classi energetiche alte D,C,B e A: in questi casi il teleriscaldamento a 90 gradi sarà praticamente inutile e si renderá necessario un abbassamento della temperatura dell’acqua inviata dalla centrale.
E vogliamo spingerci ancora piú avanti: riteniamo infatti che sia ipotizzabile un piano di investimenti destinati alla coibentazione degli edifici pubblici e privati realizzati negli ultimi 50-60 anni che, partendo da un investimento pari alla cifra proposta - 43 milioni di Euro – produca effetti molto piú incisivi sull’inquinamento cittadino garantendo nel contempo risparmi sensibili per le tasche degli Astigiani ed indicatori finanziari (NPV, IRR) piú interessanti per gli investitori.
Ma allora qual’è la soluzione migliore: impegnare risorse economiche per ridurre la trasmittanza degli edifici e così risparmiare risorse energetiche, diminuendo l’inquinamento o impegnare le stesse risorse per costruire una centrale termoelettrica da 70-80 MW di picco e posare 30 chilometri di tubi per la rete di teleriscaldamento?
Per il circolo Gaia di Legambiente: Giancarlo Dapavo
Per il circolo Legambiente Valtriversa: Angelo Porta