di Alessandro Mortarino.
Mi piace pensare che dietro alla decisione dell'amministrazione comunale di Asti di ricercare alloggi da affittare direttamente da privati per destinarli all'emergenza abitativa, ci sia la raggiunta chiarezza sull'ampia presenza di immobili non utilizzati evidenziata dall'ormai celebre "censimento del patrimonio edilizio presente in città", da noi lungamente voluto e richiesto e, finalmente, messo a disposizione di tutti i cittadini lo scorso anno. Il censimento evidenziava oltre 1.700 alloggi inutilizzati: tanti davvero. A fronte di una crescente richiesta da parte di famiglie prive di mezzi economici ...
Ragionare sui dati, abbiamo sempre sostenuto, permette di non lasciarsi invischiare in valutazioni puramente epidermiche o ideologiche. E i "numeri" sono "numeri".
E questi "numeri" ci dicono che oltre 1.700 sono le abitazioni private sfitte e vuote presenti ad Asti città e 170 i nuclei famigliari in balia di una drammatica emergenza abitativa. E che oltre 700 sono le famiglie in lista d'attesa per l'assegnazione di una casa popolare (che non c'è ...).
Così ora anche l'amministrazione comunale ha scelto di individuare una strada per stimolare la proposizione sul mercato degli affitti di questo vasto stock di abitazioni da parte dei proprietari privati, offrendosi come locatario in prima persona.
Non è (ancora) la piena panacea, ma di certo è un atto importante, che l'amministrazione del capoluogo astigiano così presenta:
Le precarie condizioni dell’economia locale colpiscono duramente la situazione di molte famiglie astigiane. L’indicatore di criticità che settimana dopo settimana, così come risulta chiaro e nitido alla ricognizione degli sportelli delle Politiche Sociali comunali e segnala uno stato di cose non più affrontabili secondo procedure tradizionali, è il problema casa.
Oggi si perde casa perché non si riesce ad assolvere al mutuo, perché si perde un contratto di lavoro a tempo determinato o si entra in cassa integrazione. Una casistica che non dà ragione poi di tutto quel che consegue a livello di dinamiche personali e famigliari.
I redditi da lavoro, per una quota sempre maggiore di famiglie, non sono più sufficienti per affrontare spese indifferibili e le spese relative alla casa incidono in maniera rilevante sui bilanci familiari.
Ad Asti gli sfratti sono in aumento e nell’ultima graduatoria dell’emergenza abitativa approvata nel mese di luglio, sulla scorta delle domande pervenute al Comune di Asti entro giugno 2014, sono 120 i nuclei familiari e una cinquantina le nuove domande che attendono di essere esaminate e inserite.
Sono attualmente ospiti temporanei del centro di accoglienza per famiglie presso il Maina 5 nuclei familiari in emergenza abitativa, che a seguito di sfratti eseguiti non sono riusciti a reperire altre soluzioni alloggiative, presso il mercato degli affitti privati o come ospiti presso la rete familiare e/o amicale. Altri 13 nuclei sono ospitati presso le strutture convenzionate con l’ente: la Casa della Musica di Pagella in Fraz. Sessant (4 alloggi), Casa Martino (Fraz. Sessant, 2 alloggi) e Casa Bosticco (San Damiano d’Asti, 1 alloggio) gestite dall’associazione Albero delle Vita e Caritas diocesana (1 nucleo).
I dati mettono in evidenza che nel 2013 sono stati assegnati complessivamente 70 alloggi di edilizia sociale di cui 42 da graduatoria ATC e 28 in emergenza (la legge 3/2010 prevede la possibilità di riservare all’emergenza fino al 50 % delle case disponibili). Nel corso del 2014 sino ad oggi sono stati assegnati formalmente 13 alloggi da graduatoria ATC e 11 da graduatoria emergenza e sono in corso di assegnazione quindici alloggi nuovi in Via Perroncito di cui quattro saranno assegnati al’emergenza. E’ evidente come l’accesso alle case popolari non possa rappresentare una soluzione per tutti, anzi l’attuale disponibilità è assolutamente sottodimensionata rispetto al bisogno espresso.
“Il progetto che intendiamo avviare, ha puntualizzato il Sindaco Fabrizio Brignolo, segna un cambio di passo significativo rispetto al diritto all’abitare. La costruzione di alloggi rimane importante ma l’approccio diverso consiste nell’impegnare risorse per utilizzare alloggi già esistenti”.
Il concetto di emergenza abitativa, definito per legge da uno sfratto esecutivo e una situazione che perdura nei successivi sei mesi, non risulta affrontabile con l’accesso, secondo una graduatoria differita, alle case popolari perché l’attuale disponibilità è assolutamente sottodimensionata rispetto al bisogno espresso.
Si tratta di superare il concetto di emergenza, unicamente finalizzato all’accesso a case di edilizia pubblica, definendo un progetto di accompagnamento delle famiglie e favorire l’autonomia abitativa.
“Vogliamo sondare l’interesse di chi ha locali disponibili e, aggiunge l’Assessore Piero Vercelli, da parte nostra migliorare la rete di protezione sociale, e quindi connettendo di più lavoro, casa, assistenza, con al centro le persone che in un momento della loro vita attraversano momenti di difficoltà”.
In questo senso va l’iniziativa di reperire risorse e creare, grazie a un elenco di proprietari disponibili, una dotazione di alloggi da destinare a nuclei in difficoltà. A tale scopo si rimanda all’ “Avviso esplorativo, ora on line (http://trasparenza.comune.asti.it/archivio11_bandi-di-gara_0_66444_789_1.html), per la ricerca di manifestazioni di interesse non vincolanti da parte di soggetti privati e del privato sociale”.
Scadenza 5 dicembre prossimo.
Il Comune prenderà contatti per definire le condizioni di affitto a canone concordato, di durata variabile, in cui il proprietario abbia garanzia del rispetto delle condizioni contrattuali e potrà concedere in via temporanea gli alloggi entrati nella disponibilità dell’Ente a famiglie in emergenza.
Una modesta risposta che, con la garanzia del Comune porterà certamente beneficio alle famiglie e rassicurazione ai proprietari, anche in considerazione del notevole patrimonio immobiliare di cui dispone la città.
Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ora tocca ai proprietari privati farsi avanti e aderire alla proposta del Comune di Asti.
Ma se il 5 dicembre le adesioni volontarie fossero scarse o nulle, che fare ?
Noi una proposta l'avanziamo sin d'ora: se i proprietari sceglieranno di tenere vuoti i loro beni-rifugio, forse sarebbe l'ora di ricordare (a loro e all'amministrazione comunale) che l'articolo 42 della Costituzione indica che una proprietà deve in ogni caso avere una "funzione sociale". Un'abitazione non abitata non è ammissibile secondo i principi della nostra Carta costituzionale ! (Vi rimandiamo agli innumerevoli articoli pubblicati su AltritAsti nei mesi scorsi per commentare gli studi di Paolo Maddalena, Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale, e le specifiche delibere dei Comuni di Napoli e Milano ...).
Dunque non ci sono scuse per i proprietari. E un'arma aggiuntiva anche per l'amministrazione comunale di Asti !