Attendendo le risposte del Sindaco di Asti



di Daniela Grassi.


Gentile Signor Sindaco, faccio parte del gruppo di persone che ieri, 12 giugno, Le ha  consegnato le firme riferite alla petizione contro la costruzione di Agrivillage e Porta del Monferrato e l'ulteriore cementificazione del nostro territorio, firme di più di 1900 cittadine e cittadini di Asti e provincia.
Le scrivo a caldo alcune brevi considerazioni che mi sono sorte ascoltandola parlare. Quello che volevo ribadire, proprio come cittadina, è che la questione della cementificazione e non solo del consumo, ma di quello che io chiamerei del disprezzo del suolo fertile, non è una questione meramente urbanistica o economica e a questi termini non può assolutamente essere ridotta ...

Si tratta di una questione di lungimiranza, di sapienza e di rispetto nei confronti di noi stessi, di coloro che prima di noi sono venuti e di coloro che verranno.
E in questo caso, parliamo della nostra opposizione alla costruzione di Agrivillage e di Porta del Monferrato, di riconoscimento del lavoro di tutti coloro che danno vita, cura e linfa al nostro territorio con la loro attività.
Come Lei ben sa, le aziende agricole astigiane sono eccellenze, gli agriturismi riconosciuti tra i più belli e accoglienti in Italia e in Europa e il paesaggio piemontese, nonostante gli spettri delle nefandezze e delle speculazioni edilizie degli ultimi anni, la testimonianza di come l'uomo possa armonicamente inserirsi, con la cura, l'intelligenza e l'amore per ciò che lo nutre, nell'ambiente naturale, modificandolo senza snaturarlo e facendone opera d'arte viva e dinamica a disposizione di ognuno e delle generazioni future: abbiamo a disposizione, fatto dalle persone che hanno creato la nostra storia e cultura agricola e non solo, tutto ciò che ci serve, tutte cose vere, concrete, costruite nei secoli. Questo fa innamorare chi viene in Piemonte, questa è la nostra realtà e non una vetrina falsa.

E nessuno può credere che oggi come oggi (certo il piano regolatore è del 1974, ma quante cose sono cambiate dentro e intorno a noi dal 1974? Quante cose abbiamo capito da allora? O non capito, purtroppo?)  sciorinare il catalogo del falso e dello stucchevole ai piedi di Viatosto sotto forma di villaggio commerciale possa portare benefici alla nostra comunità nel breve e nel lungo tempo. Non si deve più essere disposti a barattare la bellezza, la dignità e la cultura dei nostri paesaggi con un breve quanto effimero flusso di denaro e degli amministratori consapevoli e responsabili non possono non saperlo, almeno nel profondo della loro coscienza.
Per cambiare realmente le cose, nella prospettiva di una crescita sana, serena e di vasti orizzonti sociali e culturali, non ci si può nascondere questa realtà.

Lei ha affermato che dovete ancora considerare le condizioni e le proposte dei due progetti: ma sono anni che li avete in mano, cosa c'è ancora da capire o da non voler comprendere? Come mai le vostre opinioni di amministratori e prima ancora di cittadini, eletti a servizio di noi tutti, non riescono ad essere chiare?
Per il bene della città e del territorio in cui viviamo e alla cui cura partecipiamo quotidianamente con fatica, le nostre 1900 e più firme chiedono una risposta chiara dopo un tempo ed un dibattito esteso, articolato e che ha coinvolto molte parti sociali: non fatele stagnare in un luogo d'ombra, quei luoghi in cui stagna pericolosamente la democrazia italiana.


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