Ci risiamo. Un altro progetto di insediamento commerciale di medio-grande dimensione è "atterrato" nelle sale dell'amministrazione comunale di Asti. Questa volta si tratta di una riconversione (l'ex area Scagnetti di corso Alessandria) ma che necessita di una deroga per consentire l'insediamento di un'attività di ristorazione etnica superiore ai 250 mq..
Le Commissioni ne discutono, il Consiglio comunale anche: ma perchè tutta questa fretta (a fine Luglio) ? ...
Infatti le congiunte commissioni sesta e prima (cioè quelle che si occupano di attività produttive e cultura unitamente a quella urbanistica) sono state riunite lunedì 22 scorso e appena tre giorni dopo la pratica è entrata in discussione in consiglio.
I commissari eletti hanno sostanzialmente concordato sulla fattibilità della concessione della deroga, mentre gli iscritti all'ormai famoso "Albo dei cittadini per la democrazia partecipata" hanno espresso forti perplessità e suggerito che invece di decidere "a pioggia" si passi, con un minimo di coraggio, ad una vera, urgente, fondamentale nuova pianificazione del commercio cittadino.
Le loro posizioni non hanno scalfito la volontà dei commissari, tanto che la pratica è passata in discussione in consiglio, per ora senza ottenere l'attesa approvazione.
Per capire meglio la situazione vi proponiamo il commento di Claudio Bruno (direttore di Ascom-Confcommercio Asti):
"Una soluzione che va contro la valorizzazione e promozione del territorio. La delusione sta aumentando fra i commercianti astigiani per tutta una serie di questioni che non stiamo a ripetere , purtroppo le notizie pubblicate in questi ultimi giorni non fanno altro che accentuarla.
Solo qualche giorno fa abbiamo rimarcato la necessità di fare qualcosa di realmente concreto e produttivo, ma di farlo subito, confermando la disponibilità di Confcommercio a lavorare assieme per sviluppare un “progetto per Asti città turistica” , onde poter sfruttarne le risorse , la storia e la cultura, non solo collegate all’eno-gastronomia, che possono essere incentivanti per il turismo, a cui tutti riconoscono un ruolo fondamentale per tentare di risollevare l’economia locale.
Una progettualità che per Confcommercio rappresenta una priorità , per la quale non è più consentito perdere tempo , basta guardare ai dati del 1° semestre 2013 dove la ristorazione denuncia un preoccupante calo, pari ad un meno 26%.
Ciò significa che molte attività sono a rischio , alcune anche di chiusura , con tutto quel ne può conseguire; proprio per questo reputiamo necessaria una programmazione capace e coerente con le enunciazioni di principio, che preveda un ampio coinvolgimento delle componenti produttive , politiche ed amministrative della città. Detto fatto !! Apprendiamo dai giornali che l’Amministrazione è intenzionata a concedere un “permesso in deroga” per l’insediamento di una “catena internazionale della ristorazione”, concessione che permetterà il recupero o riutilizzo di edifici esistenti e l’assunzione di 15 o 20 persone ! Riprenderemo le valutazione sul recupero degli edifici esistenti ad altro momento anche se ci siamo già ampiamente espressi.
Ci chiediamo nel frattempo se qualcuno si è preoccupato, prima di sottoscrivere ipotesi di questo genere , di verificare l’effettiva possibilità di assunzioni o se le stesse verranno “importate”, ma soprattutto in quale modo potrà essere garantito il livello di occupazione esistente, perché deve essere ben chiaro a tutti che questa ipotesi (o qualcosa di più… ) finirà non solo col penalizzare fortemente la ristorazione classica locale , che secondo le ns stime metterebbe a rischio di chiusura un certo numero di attività con la conseguente perdita di un centinaia circa di posti di lavoro. Improponibile!
Ancora una volta, la ennesima, si intende premiare la GDO che, povera lei, ha recentemente anche denunciato un calo dei consumi sull’agro-alimentare, come se questo fosse un “trend” che non tocca i gestori di negozi, ristoranti , bar e servizi. Ci verrebbe da chiedere quando scatterà il nostro turno ; quello che è certo è che non sono più giustificabili scelte di questo tipo e sia ben chiaro che qui nessuno vuole fermare il mondo, nè si deve pensare a preconcetti o pregiudizi verso le “cucine etniche” siano esse cinesi, giapponesi , cubane, egiziane, turche e chi più ne ha ne metta , ma vivaddio tutto ciò non può andare a discapito di quella del territorio piemontese, subissandolo. Non si tratta neanche di vantare privilegi o inserire preclusioni , certo è che riteniamo che la ristorazione debba essere tutelata diversamente , non come specie o categoria protetta, ma per ciò che rappresenta , perché lo meritiamo e lo merita una categoria che viene sistematicamente chiamata in causa in ogni sede e circostanza, e viene indicata come vanto ed esempio per quello stesso territorio, troviamo che sia fortemente incoerente che poi, al lato pratico, vengano previsti progetti come quello di una “catena internazionale della ristorazione”; senza dimenticare che avremmo qualche perplessità sulla provenienza ed approvvigionamento della materia prima e prodotti necessari per poter sfornare migliaia di pasti ...... ma questo è ancora un altro discorso su cui magari varrebbe la pena di fare qualche considerazione, certo è che tra km zero e “container transoceanici” qualche differenza esiste.
Ma tant’è che come abbiamo già detto, questo finirebbe solo col penalizzare pesantemente chi con impegno , professionalità e molte difficoltà sta portando avanti tradizione, cultura e valori di “questo territorio”. Di fronte a certi scenari la ristorazione si sente defraudata non rappresentata, nè tanto meno tutelata, da una classe politica sempre più inadeguata ed incoerente, a prescindere dalle coalizioni, colorazioni, esperti o saggi, in grado oggi di esprimere solo soluzioni come queste: inaccettabili.
Confcommercio e l’Associazione Albergatori e Ristoratori le rigettano, si oppongono e si opporranno in futuro perché rappresentano una “non scelta” oltre che un “brutto segnale“ per gli imprenditori del territorio a comprova di una mancanza assoluta di programmazione che miri in qualche modo a favorire il turismo e che finirà al contrario col produrre solo un impoverimento per tutti noi. Ci siamo sempre espressi in maniera civile e continueremo a farlo , manifestando la nostra posizione in modo molto chiaro, fermo e deciso, anche su questioni delicate come questa, ritenendo di meritare un diverso e maggiore rispetto per la categorie che rappresentiamo, senza dimenticare magari quello delle regole più volte invocato, consapevoli del fatto che chi svolge una attività parificata a quella turistico-alberghiera sempre più spesso crea concorrenze sleali , ci mancava questa “cosa” ad Asti...
E’ inutile guardare sempre all’erba del nostro “vicino storico” se poi facciamo seccare quella poca che è rimasta nel nostro prato!"