15 mesi per conoscere il patrimonio edilizio non utilizzato della città di Asti


di Alessandro Mortarino.


A luglio avevamo espresso il nostro plauso nei confronti del consiglio comunale di Asti che aveva deliberato, all'unanimità, di voler impegnare l'amministrazione nella compilazione della scheda censuaria proposta dalla nostra campagna nazionale "Salviamo il Paesaggio". Ci sono voluti 4 mesi per raggiungere il secondo step: il Vice Sindaco Arri la scorsa settimana ha annunciato l'avvio del procedimento. Bene. Che si concluderà entro 15 mesi, cioè nell'aprile 2014. Come commentare ? ...

Ben sapendo che Comuni di dimensioni simili oppure lievemente inferiori o superiori (Padova, Rimini, Pavia, Faenza, Imperia, Sanremo, Legnano, Cinisello Balsamo, Alba, Bisceglie, Schio giusto per nomimarne alcuni) hanno già provveduto a restituire i dati richiesti dalla nostra scheda censuaria, verrebbe da scrollare la testa e replicare: "ma non vi sembrano tempi eccessivi ?".

Invece, mossi dallo spirito sempre più "gandhiano" che ci guida, ci limitiamo a prendere atto che la complessità della situazione urbanistica della città di Asti necessita di tempi dilatati e che ad oggi un quadro della situazione reale non è conosciuta da nessuno dei soggetti che si occupano della corretta pianificazione del territorio cittadino.

Non si sa quanti immobili vi siano ad Asti, quante siano le unità abitative e l'ammontare di questo patrimonio appartenente alla tipologia del vuoto/sfitto/non utilizzato.
Dunque impossibile sapere quale proporzione vi sia tra un piano regolatore iper sovradimensionato (127 mila abitanti potenziali a fronte di un andamento demografico costante negli ultimi 30 anni e attualmente a quota 76 mila residenti secondo i dati ufficiosi) e la disponibilità potenziale di migliaia di abitazioni non utilizzate.

Sì, ne prendiamo atto.

Ma sappiamo anche che nei mesi precedenti il voto per le amministrative comunali, molti dei soggetti che ora siedono tra gli scranni della Giunta o del consiglio comunale condivisero con noi la necessità di sottoporre questo Piano Regolatore vigente - e le sue immancabili Varianti - ad una attenta revisione, basandosi proprio sullo strumento censuario da noi proposto.

Ora, quindi, ci attendiamo che i tempi lunghi siano accompagnati da un atto.
Politico.

Noi lo chiamiamo "moratoria": che nessuna nuova edificazione venga autorizzata fino a che i risultati del percorso censuario non siano ultimati.
E ad ultimazione avvenuta, che questi dati vengano discussi, serenamente, tra tutti i cittadini.

E' un atto che ci aspettiamo. Un atto di logico e conseguente "buon senso", che tutti sapranno apprezzare (costruttori compresi, oggi consapevoli delle difficoltà nel "piazzare" il nuovo mattone in un trend di mercato che non risponde più alle sirene di questo tipo di "nuovo" ...).

Ci pare di capire che l'amministrazione comunale concordi con questa nostra indicazione. E allora attendiamo venga chiaramente esplicitata.
Anche se sulla stampa locale leggiamo - con un principio di orrore (ma ci auguriamo di avere letto male ...) - che le nostre posizioni sono da tenere in considerazione, anche se l'amministrazione comunale "deve andare avanti, non può fermare l'economia" !

In Parlamento si sta discutendo il DDL del Ministro dell'Agricoltura Mario Catania, che all'articolo 1 recita: "il suolo è un bene comune e una risorsa non rinnovabile che esplica funzioni e produce servizi ecosistemici" e all'articolo 2 che: "per superficie agricola si intendono i terreni qualificati tali dagli strumenti urbanistici nonché le aree di fatto utilizzate a scopi agricoli indipendentemente dalla destinazione urbanistica e quelle comunque libere da edificazioni e infrastrutture suscettibili di utilizzazione agricola".

L'articolo 31, comma a, del Piano Paesaggistico della Regione Piemonte rammenta che: "i nuovi impegni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali possono prevedersi solo quando sia dimostrata l’inesistenza di alternative di riuso e di riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti. In particolare è da dimostrarsi l’effettiva domanda previa valutazione del patrimonio edilizio esistente e non utilizzato, di quello sotto-utilizzato e di quello da recuperare".

A fronte di tutte queste nuove (finalmente) certezze, crediamo che l'atto politico dell'amministrazione comunale non potrà che arrivare; evitando varianti, piani frazionali, nuove lottizzazioni basate sull'istinto più che sulla pianificazione.

Attendiamo. Sereni.
Cosa possono rappresentare 15 soli mesi ? ...

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