Il Consiglio dei Ministri ha dunque pronunciato la sua ultima parola (a meno di clamorosi colpi di scena): Asti non sarà più una provincia autonoma ma verrà accorpata con Alessandria. In questi giorni tutti i commenti dall'astigiano lamentano un funesto peana e allora abbiamo chiesto ad alcune persone della "comunità di AltritAsti" di dirci cosa ne pensano; ecco le loro sintetiche valutazioni ...
Siete favorevoli o contrari alla soppressione della Provincia di Asti ?
Silvana Bellone:
Io, da sempre, sono convinta della necessità di snellire tutti gli apparati burocratici, contenitori spesso vuoti e complessi senza effettiva utilità per la comunità. Penso che dopo l'istituzione delle Regioni, tutte le province sarebbero dovute scomparire, mantenendo ai Comuni e alle Regioni le competenze delle stesse.
Quindi sono favorevole alla soppressione della nostra provincia: meno soldi sprecati dalla politica ...
Daniela Grassi e Gianpiero Ferraro:
Nessuno può negare, secondo noi, che il fiorire delle Province d’Italia, specie negli ultimi anni, non abbia risposto ad un criterio di razionalità e di bene comune, ma soltanto a quello di interessi locali da cui sono nati soprattutto sprechi e la moltiplicazione di uffici e cariche, spesso ancor più dannosi che inutili. Quindi sì, siamo per una riduzione delle Province e anche per un accorpamento dei Comuni, ormai spesso nient’altro che pulviscolo disperso che dovrebbe invece solidarizzare per rinascere, specie nella nostra Regione.
Ma non siamo d’accordo sui metodi con cui le Province sono state ridotte: non s’è fatto altro che prendere i vecchi confini delle cartine politiche dello Stato e appiccicare insieme realtà che erano state a suo tempo suddivise. Come per troppi provvedimenti, di questi tempi, l’ansia e la fretta di portare a termine le cose per dimostrare che sono state attuate, l’ha fatta da padrona.
E invece noi - poveri idealisti fuori dal mondo - avremmo pensato per l’Italia, patria di bellezze naturalistiche e artistiche senza pari, di territori e paesaggi rurali e urbani che continuamente si succedono in continue sorprese e che tutti ci invidiano, alla creazione di “unità” che ad esempio, come ci suggerisce il Movimento Bioregionale, seguano morbidamente gli alvei dei fiumi, dove la natura e la storia s’incontrano naturalmente. Sarebbe stata una grande occasione; ma si sa, le prospettive, i progetti, la voglia di scommettere dei nostri giorni sono a cortissimo raggio.
Ergo, ci beccheremo quello che ci viene imposto e dovremo vigilare e lottare come sempre perché una parvenza di rispetto del bene comune (razionalizzazione degli uffici e dei servizi di vario tipo senza svantaggi macroscopici per una parte della comunità, ecc.) venga rispettata.
Alessandro Mortarino:
Sono favorevole alla soppressione della provincia di Asti (e forse sono tra i pochi ...) ma sarei perfettamente favorevole alla soppressione anche della provincia di Alessandria e di tutte le altre province italiane. I confini amministrativi sono una forzata semplificazione, tanto vale allora dare maggiore forza alle Regioni e trasformare gli attuali uffici provinciali in uffici decentrati dell'ente regionale.
Nella attuale provincia di Asti troviamo realtà assai distanti fra loro; ad esempio: Castelnuovo Don Bosco è molto più torinese che astigiana, così come "torinese" è Villanova, Castagnole Lanze è più langarola che astigiana e così via. Così come si era forzatamente giunti ad accorpare comuni per costruire una provincia, ora si dovrebbe fare altrettanto per costruire una vera Regione.
Con "l'annessione" ad Alessandria perderemo qualcosa ? Non certo l'identità; le comunità sane, quelle basate su socialità effettive, non si disperdono per il solo effetto di essere amministrativamente modificate. Quindi se gli astigiani possiedono cultura, amore per il territorio e i suoi usi e costumi, non hanno di che temere.
Parallelamente occorrerebbe ragionare anche di Comunità (sempre amministrative) collinari e di pianura, tutte ormai sull'orlo della chiusura: quanto sono costate ? Cosa hanno prodotto ?
E di Comuni. I piccoli Comuni sono una ricchezza, ma solo se sanno essere vera comunità armonica. Temo che non sia così, nella odierna realtà, e forse non sarebbe un male si avviassero accorpamenti fra "vicini" effettivi.
Marisa Pessione:
Alla notizia della soppressione della provincia di Asti, il mio primo pensiero è stato: "quindi da domani mi toccherà dire che vivo in un piccolo Comune della provincia di Alessandria; ma non sarebbe stato più logico, per confinanza territoriale (nel caso specifico del mio paese), cadere sotto la potestà della provincia di Cuneo ?".
Ma, a ben pensarci, che cosa potrà effettivamente cambiare da questo accorpamento tanto da farci rimpiangere la nostra amata provincia ?
Penso ben poco ! La nostra identità territoriale, costituita da eccellenze vitivinicole, artigianali e culturali, può essere degnamente salvaguardata e rappresentata grazie alla forza delle "comunità" che la compongono.
Non sarebbe stato più logico, da parte del Governo, mettere in discussione - con una consultazione popolare - l'esistenza o meno delle province in toto come istituzioni, invece che sopprimerne una parte adducendo come motivazioni sia il risparmio di risorse collettive e sia il numero di abitanti esistenti ?
Rosario Ragusa:
Sono fondamentalmente contrario. Voglio salvaguardare la democrazia «di base» ! Se le province hanno un ruolo (e per me è sì) allora devono essere un Ente intermedio: ogni cittadino dovrebbe conoscere un Consigliere, poterci parlare, interloquire sulle necessità collettive e personali.
L'ultima che ho sentito - in tema di ingegneria istituzionale - è: abroghiamo le 100 Province e gli 8.000 Comuni e creiamo 2/3000 mini-province. Inventata da un dotto.
Personalmente ritengo che non abbiano più ragione di esistere i Comuni con meno di 2.000 abitanti (eviterei però unificazioni "forzate"). Oggi sono necessarie risposte articolate: quante responsabilità pongono le leggi sul capo di un Sindaco ... questi le conoscono davvero tutte?
Nell'astigiano (ex) quanti Comuni sarebbero opportuni, con 220.000 abitanti che ormai viaggiano informatizzati e non «a piedi» ? 30 o 40 ?
Piuttosto: ha senso che vi siano ancora Regioni a statuto speciale (forse solo il Tirolo ha qualche peculiarità ...) ?
Paolo Vercelli:
Sono contrario a questa soluzione proposta, ma sono favorevole all'abolizione totale delle province e, conseguentemente, alla riduzione di tutti i presidi territoriali dei vari ministeri (questura, prefettura ... in primis).
Prima di immaginarsi comunque qualsiasi soluzione, andrebbero riviste le funzioni di ciascun ente locale, individuando quelle da mantenere, quelle da assorbire e quelle NUOVE da assegnare. Prima dobbiamo dirci cosa vogliamo, poi con che soldi lo manteniamo ed infine costruire la soluzione.
A spanne sarei per declinare alla Regione alcune tra le funzioni delle province, assegnando le restanti ai nuovi macro comuni (tutti oltre i 5000 abitanti).
Infine due cose:
1. il personale andrà riassorbito per funzioni tra Regione e Comuni;
2. la cosa peggiore è la collocazione della Provincia come ente di secondo livello (già l'esperienza delle comunità collinari ha manifestato la sua inefficacia e distanza dalle persone).
Roberto Zanna:
Sono favorevole o sono contrario alla fine della Provincia di Asti ? Mi verrebbe subito da rispondere "sono solo canzonette", come recitava un buon Bennato d'annata, in fondo chissenefrega di un'appartenenza da tifo calcistico (che peraltro non mi ha mai appassionato) o di una sigla (buona solo per un gioco di parole da manifesto pre-elettorale di una nostra ben nota consigliera regionale).
Eppure se ci ferma un attimo a riflettere viene da chiedersi subito che fine faranno i servizi, quelli gestiti o di riferimento proprio della Provincia; già, e le strade? e le infrastrutture? e le scuole? e i vari "governi" d'ambito? e il suolo? dove e come saranno gestiti? Vabbè che Alessandria non è distante, poi con il distretto comunque ad Asti, però .... taglia di qui, chiudi di là non è proprio la stessa cosa avere, in un prossimo futuro, ad Asti gli uffici chiusi per un permesso, una richiesta, un'osservazione che riguarda il proprio lavoro o territorio. Tra l'altro lo sapete che sta capitando la stessa cosa alla sanità? Già le corse dei pazienti astigiani ad Alessandria sono sempre più frequenti, così come le discese delle ambulanze alessandrine, comprese quelle pediatriche e d'urgenza, per intervenire sul territorio dell'ex astigiano stanno diventando quotidianità. Insomma taglia di qui, chiudi di là, non è mica così bello accentrare, accorpare, razionalizzare servizi pubblici.
Servizi pubblici? Allora stiamo parlando di beni comuni, cioè di quelle cose che oltre a essere a disposizione per tutte/i, sono anche quelle su cui dovremmo avere diritto di parola, di informazione, di opinione e di scelta. Starò mica parlando di politica? Proprio così di quella parliamo, allora un'altra bella domanda è quella che riguarda la rappresentanza e la scelta: le stiamo buttando via in nome di un risparmio considerevole? Probabilmente sì e nessuno si chiede, e nessun "decisore ci dice, dove andrà e come sarà gestito questo benedetto risparmio.
Allora almeno una cosa mi è chiara: non importa se saremo "alessandrini", o "cuneesi" o "provinciali dei vini", comunque andrà avremo sempre meno possibilità, diretta o indiretta, di incidere sul futuro di noi tutti e del territorio dove viviamo.